Vittorio Zucconi per “la Repubblica”
Non più una storia politica, ma una storia d'amore troncata, l'addio di Michelle Obama alla nazione, e della nazione a lei, finisce con le lacrime di una donna che non ha più niente da chiedere, ma ha ancora una preghiera da lasciare, a mani giunte, ai ragazzi: "Non abbiate paura".
IL DISCORSO DI ADDIO DI MICHELLE OBAMA
Lo ha detto perché conosce la paura che oggi, sbollita la collera e la sbornia elettorale, comincia a insinuarsi in una nazione posta davanti alle realtà del Presidente Trump. Era davanti a un gruppo di insegnanti specialmente in ansia per consegnare un premio e alla fine, di quello che è stato il suo saluto all' America, applausi scrosciavano e lacrime si mescolavano alle sue. Un' America che aveva scelto il marito come Presidente secondo la Costituzione formale e aveva eletto lei come madrina nella Costituzione dei buoni sentimenti. Si è persino sentita un' invocazione dalla folla tanto affettuosa quanto vana: Non ci lasciare.
Neppure l' addio a Ronald Reagan, trent' anni or sono, che pure era riuscito alla fine a farsi amare come uomo anche dai suoi avversari e aveva stoicamente combattuto negli ultimi mesi i segnali sempre più evidenti del suo male, aveva raggiunto l'intensità di questo lungo addio di Barack e Michelle Obama alla Casa Bianca. Si dovrebbe tornare alle ore sbigottite del funerale a John F. Kennedy per ritrovare l'intensità delle emozioni che stanno accompagnando gli Obama verso la storia.
IL DISCORSO DI ADDIO DI MICHELLE OBAMA
E se questo, bagnato dalle lacrime di Michelle che hanno intriso le sue immancabili ciglia finte, è soltanto un addio politico, il senso, per loro e per molti americani, è precisamente quello di un lutto, di una casa che resterà vuota. O, peggio, occupata da un intruso. Ciascuno a modo proprio, lui, il Presidente, disseminando la Casa Vuota di trappole, mine, veleni che il successore dovrà disinnescare, Michelle con la passione di chi ha cercato di realizzare per gli altri il sogno che lei, modestissima figlia della Chicago nera, aveva incarnato, hanno cercato di rendere il più difficile possibile il passaggio e più acuta la nostalgia.
Barack ha parlato da statista fino all' ultimo minuto, dallo scontro con Netanyahu alla denuncia dell' ingerenza russa, dalla protezione dell' Artico contro i petrolieri che stanno arrivando al governo alla sua creatura più cara, la riforma sanitaria che ha portato quasi 30 milioni di americani in più, e fra loro dieci milioni di bambini, ad avere assicurazione.
IL DISCORSO DI ADDIO DI MICHELLE OBAMA
Per lei, per la prima "Lady in Black" entrata in quella casa che duecento anni or sono era stata costruita da schiavi e braccianti di colore, non poteva che esserci un appello morale, quel richiamo alla scuola, all' istruzione, ai giovani ai quali ha dedicato il lavoro che lei poteva dedicare, non avendo alcun potere politico.
Se ieri ha pianto, fra maestre e professori che si liquefacevano con lei, se ha fatto ricorso, probabilmente senza rendersene conto, a una delle più celebri e toccanti frasi di Papa Giovanni Paolo II, "non abbiate paura", diretta alle nuove generazioni smarrite fra indifferenza, rabbia e odio, è perché sente il dolore di un' avventura incompiuta, di una promessa non mantenuta del tutto.
E di un' eredità che i nuovi inquilini cercheranno di cancellare, come se quei due "usurpatori" neri, secondo il rancore delle nuove destre oggi al potere con Trump, non fossero addirittura mai esistiti, pur mentre i sondaggi danno a Obama il massimo grado di approvazione degli ultimi presidenti in uscita e a lei il favore addirittura di due americani su tre.
IL DISCORSO DI ADDIO DI MICHELLE OBAMA
Ma l' eredità che lei e il marito lasceranno - e non potrà essere coperta neppure dalle controriforme di Trump - è aver fatto dimenticare e sbiadire con il trascorrere degli anni, come il colore dei capelli di Barack, il colore della loro pelle. Gli Obama entrarono alla Casa Bianca otto anni or sono, il 20 gennaio del 2008, come la prima coppia di afroamericani, lui come il primo presidente "black".
Ne stanno uscendo come un uomo e una donna americani, senza più targhe razziali. Con l' ansia di assistere a un grande balzo all' indietro, spinto da un esibizionista incosciente che intende governare a colpi di tweet. Quando Michelle Obama invita piangendo a "non avere paura" confessa di essere lei quella che ha paura.