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    NEL VENTRE DELLA VERITÀ – LA PROCURA DI ROMA RICHIEDE IL DISSEPPELLIMENTO DEL CADAVERE DI LUCA VENTRE, IL 35ENNE ITALIANO MORTO DOPO AVER SCAVALCATO IL CANCELLO DELL’AMBASCIATA ITALIANA IN URUGUAY: È STATO PLACCATO DA DUE VIGILANTES CHE HANNO USATO IL “METODO FLOYD” PER IMMOBILIZZARLO ED È STATO DICHIARATO MORTO IN OSPEDALE – I PM: “L’AUTOPSIA È DA RIFARE IN ITALIA” – CI SONO DUBBI SULL’ESATTO MOMENTO DELLA MORTE… - VIDEO


     
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    Giuseppe Scarpa per "il Messaggero"

     

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    Una prima svolta nel caso di Luca Ventre. Adesso la procura di Roma richiede il disseppellimento del cadavere per effettuare un' autopsia in Italia. Esame medico legale che sarà fondamentale per chiarire le cause del decesso, quindi per individuare eventuali responsabili.

    Il 35enne è morto in Uruguay il primo gennaio a Montevideo.

    L' uomo era stato placcato energicamente da un vigilantes privato e da un poliziotto uruguaiano dopo che si era introdotto all' interno dell' ambasciata scavalcando il cancello. Era stato bloccato a terra per un totale di 37 minuti alle sette e sette del mattino: Venti minuti con il braccio dell' agente uruguaiano che gli cingeva il collo.

     

    Un presa che per i familiari del ragazzo ne ha determinato la morte per soffocamento. Gli altri 17 minuti esanime, disteso sul selciato senza muovere un muscolo. Alle sette e quarantaquattro viene prelevato da una volante della polizia. Viene tirato su di peso e portato in ospedale. Dai filmati sembra essere privo di sensi.

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    L'ARRIVO AL PRONTO SOCCORSO Durante il tragitto, secondo gli agenti, in auto si sarebbe dimenato. L' ingresso al pronto soccorso sarebbe avvenuto intorno alla otto del mattino. Anche qui le immagini del sistema di videosorveglianza mostrano le condizioni precarie in cui versa Luca Ventre, adagiato sopra una sedia a rotelle, sorretto dagli agenti poiché sembra in ogni momento sul punto di cadere. Dai filmati pare che muova una gamba. Tuttavia è il momento in cui il 35enne varca la soglia il più drammatico: si ribalta con l' intero busto all' indietro con la testa che sfiora il pavimento.

     

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    Ufficialmente Ventre muore all' Hospital de Clinicas alle 8.30 tra le mani dei medici che hanno cercato, inutilmente, di rianimarlo. Per adesso il pm Sergio Colaiocco, già titolare del caso dell' assassinio di Giulio Regeni, ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale. Un reato che punisce i responsabili di un' aggressione fisica che hanno cagionato la morte di una persona pur senza volerla. L' esempio classico è quello che ha riguardato Stefano Cucchi. Il geometra romano picchiato da due carabinieri. Il violento pestaggio ne determinerà la morte in ospedale dopo una settimana di agonia. Nel processo Cucchi si scatenò una guerra di perizie medico legali per stabilire il nesso di causa tra le percosse e il decesso.

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    Per questo motivo l' autopsia in Italia a Luca Ventre sarà determinante per scoprire il motivo per cui è morto. I familiari del ragazzo temono che la fine del loro caro possa essere attribuita genericamente a un mix di farmaci che i medici avrebbero iniettato al ragazzo per cercare di rianimarlo.

    Una simile tragica fine solleverebbe da ogni responsabilità l' ambasciata italiana a Montevideo dove è avvenuto il violento placcaggio.

     

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    Qualora invece dovesse emergere il soffocamento come causa, anche in concorso, della morte del 35enne le cose cambierebbero di molto. La posta in palio sulle eventuali responsabilità sarebbe molto elevata e tirerebbe in ballo la stessa sede diplomatica. Per questo motivo la famiglia non si fida del tutto della imparzialità delle autorità italiane di Montevideo.

     

    L'APPELLO Ecco allora che la madre di Luca Ventre, Palma Rosetti, lancia un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Nel giorno in cui si ricorda l' assassinio di Giulio Regeni e si critica l' Egitto per la poca trasparenza, mi auguro che le nostre autorità si comportino con il caso di mio figlio con il massimo rigore e mi appello al Capo dello Stato affinché monitori questa vicenda. Faccio presente - sottolinea la donna - che una serie di quesiti presentati alla nostra ambasciata a Montevideo sono rimasti inevasi: perché c' era un poliziotto uruguaiano all' interno dell' ambasciata?

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    Siamo ancora in attesa che ci consegnino i 10 minuti di video che ancora mancano. Preciso che gli altri filmati li abbiamo avuti senza che ci venissero dati dalle autorità italiane. E infine come ha fatto l' ambasciata (emerge da il comunicato stampa del due gennaio) a dare per certo che il decesso di Luca sia avvenuto in ospedale, in mancanza di un' autopsia che ne accerti il momento e la causa? Io chiedo solo la verità», conclude la madre.

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