1 - DECRESCITA INFELICE
Flavia Amabile per "la Stampa"
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Roma Italia, paese di vecchi e culle vuote Sono 59. 236. 213 gli italiani raccontati dall'Istat nel «Censimento della popolazione e dinamica demografica - anno 2020». Un Paese in cui l'età media aumenta da 45 a 45,4 anni, dove al calo già in corso da anni si è aggiunto il Covid che ha provocato una diminuzione record delle nascite e un aumento delle morti, un inverno demografico, una recessione che appare inarrestabile.
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Al 31 dicembre del 2020 in Italia si registra, un calo dello 0,7% dei residenti. In un anno la perdita è stata di oltre 400mila persone (405.275), che è come se scomparisse la città di Bologna. Sono nati 405 mila bambine e bambini e sono morte 740mila persone. Il saldo viene definito la sostituzione naturale tra nati e morti ed è negativo, sono 335mila persone in meno.
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Dall'unità d'Italia per trovare un dato così allarmante bisogna tornare indietro di oltre un secolo al 1918 quando il saldo fu di 648mila persone in meno per effetto dell'epidemia di spagnola che provocò quasi la metà degli 1,3 milioni di decessi registrati in quell'anno. Il prezzo più alto, in termini di vite umane, è stato pagato dal Nord-Ovest dove le morti sono aumentate del 30,2% rispetto al 2019, il doppio della media nazionale che fa registrare un aumento comunque sostenuto del 16, 7%.
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L'aumento dei decessi è meno evidente nelle regioni del Mezzogiorno dove si ferma all'8,6% per effetto della minore diffusione del Covid durante la prima ondata, la più difficile e pericolosa per l'assenza di vaccini, di terapie e di strutture adeguate nella lotta contro l'epidemia mentre si sono trovate a fronteggiare per la prima volta un incremento importante di decessi solo negli ultimi mesi del 2020.
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È la Lombardia la regione che sperimenta, in termini di eccesso di mortalità, i dati peggiori: +35,6% rispetto al 2019. Si scoprono più vecchie dopo il 2020 quasi tutte le regioni italiane. In quei dodici mesi per ogni bambino si contano 5,1 anziani a livello nazionale, un valore che scende a 3,8 in Trentino-Alto Adige e Campania, e arriva a 7,6 in Liguria. La Campania, con un'età media di 42,8 anni (42 del 2019), continua a essere la regione più giovane, la Liguria quella più anziana (48,7 come nel 2019).
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Il comune più giovane è, come nel 2019, Orta di Atella, in provincia di Caserta (età media 35,7 anni), mentre il più vecchio è Ribordone, in provincia di Torino (età media 66,1 anni). Conseguenza dell'invecchiamento della popolazione e di una diversa aspettativa di vita, Italia ci sono più donne che uomini: rappresentano il 51,3% del totale.
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La prevalenza delle donne, dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e alla maggiore speranza di vita, si conferma anche nel 2020. Esse rappresentano il 51,3% del totale, superando gli uomini di 1.503.761 unità. Il rapporto di mascolinità è quindi pari a 95 uomini ogni 100 donne, più equilibrato rispetto al 2011 quando si contavano 93,5 uomini ogni 100 donne. Ci sono poi più donne tra i laureati e i senza titolo di studio.
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Il 55, 8% dei titoli terziari di I e II livello, compresi i dottorati di ricerca, è stato conseguito da donne - sottolinea l'Istat - La prevalenza femminile si ha anche per le licenze di scuola elementare (58,7% contro 41,3%) così come per gli analfabeti e gli alfabeti che non hanno completato un corso di studi (58,3% donne, 41,7% uomini).
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I diplomi di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale si distribuiscono equamente tra uomini e donne mentre per le licenze di scuola media si contano, come nel 2019, 53 maschi e 47 femmine. A livello regionale il gap di genere più importante si ha per coloro che non hanno conseguito un titolo di studio: in Basilicata, su 100 individui 64 sono donne, 63 in Umbria e Marche.
2 - RIBORDONE PAESE PIU VECCHIO D'ITALIA
Lodovico Poletto per "la Stampa - Edizione Torino"
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L'Osteria dell'Africano è chiusa da una vita: ma resiste l'insegna dipinta sul muro. Già soltanto vederla, vale il viaggio. Dicono che l'avesse aperta un ex soldato rientrato dalla guerra in Africa con un sacchettino pieno di soldi. Allora sì che vivere a Ribordone era un'occasione. Montagne dell'Alto Canavese, direzione Ceresole Reale.
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Svolti a destra e sali: Ribordone è lassù a mille e rotti metri. Quarantanove abitanti, contati all'altro giorno. Età media 66 anni. Il Comune più vecchio d'Italia. Cioè, il paese dove l'età - ha stabilito il Censis - è la più alta di tutto il Paese. Per dire: il sindaco ha 77 anni, è al terzo mandato, ha capelli bianchi e - praticamente da solo - manda avanti il municipio con tutte le sue incombenze. Lui, l'impiegata Sara, e un cantoniere a 16 ore la settimana, fanno tutto quel che c'è da fare.
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Il sindaco si chiama Guido Bellardo Gioli, ed è una specie di miniera di informazioni su questo borgo, tanto che quando ha finito di parlare ti vien quasi da pensare che questo è un posto magico. C'è stata l'apparizione della Madonna, che ha ridato la parola a un bambino. E dove si è avverato il miracolo hanno costruito un santuario. E poi ci sono quindici borgate, dieci chiese. Una cappella dedicata alla Madonna delle grazie, perché qui la peste fece meno morti che altrove.
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E poi ci sono caprioli e camosci che scendono già vicino alle case in inverno, a cercare qualcosa da mangiare. E mille altre storie che s' intrecciano che ritornano. Che tutti - o quasi - conoscono. Ma resta il marchio dell'Istat: il paese più vecchio d'Italia. Eppure quello che in paese tutti conoscevano come «l'alpino» e che era anche il più vecchio del paese -104 anni - è mancato l'altra primavera.
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E adesso i vecchi hanno più o meno tutti la stessa età. Sommandole a quelli di tutti i residenti - anche a Vanessa che di anni ne ha 11, ed è l'unica bambina del paese - si arriva 66,1 anni. Champagne per il record. Ma anche no. Perché Ribordone, vorrebbe davvero tornare a essere quello che era un tempo. Un comune di montagna con 2 mila abitanti, non 49 come oggi. Con tutte le case con le luci accese la sera, e il prete in parrocchia.
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Invece anche il prete non c'è più, vien su a dire messa poi fila via veloce perché ha altri due paesi dove andare a celebrare. I turisti arrivano d'estate. Ma non sono gli stranieri con i portafogli gonfi. Sono i figli dei figli di quelli che - decenni fa - sono andati via da qui a cercare fortuna più in basso. A Cuorgnè, a Rivarolo, o anche a Torino, che vista da qui sembra dall'altra parte del mondo. Eppure c'è chi resiste. Nonostante l'età media e tutto il resto.
Vanessa è la bandiera. Classe prima media, già a valle. Il pomeriggio fa i compiti al tavolino dell'unico bar del posto. Lo gestisce lo zio Luciano, e prima di lui i suoi genitori. «Gli amici li vedo d'estate» dice. I coetanei li incontra a scuola. Eppure sorride in posa dietro il bancone del bar, con lo zio e la mamma Marina. «Con quelli della mia età ci scriviamo messaggi su WhatsApp. Oppure ci telefoniamo».
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Stai bene qui? «Assolutamente sì». E scuote la coda di capelli castani appena mossi e va a finire matematica. Se abiti in un posto come questo - che è fin da fiaba adesso che ha nevicato - è perché questo mondo ce l'hai nel sangue. È casa tua, nonostante tutto. Lo dice bene lo zio di Vanessa, Luciano Grisolano: «Io da qui non vado via. Vorrei soltanto che la Regione e gli enti centrali capissero che chi vive in montagna ha altre esigenze rispetto alla città». E
che le regole della città, qui, devono essere reinterpretate. E ha ragione da vendere. Ecco la sua storia. Luciano ha riaperto il ristorante (20 euro primo e secondo per i pranzi della domenica, 5 caffè al giorno per il resto della settimana), ha riaperto l'unico negozio di alimentari del borgo (50 anni fa ce n'erano 4) e adesso vorrebbe costruire una stalla. Ha trenta mucche.
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La Regione gli impone regole rigidissime, che qui sono un tantino esagerate, perché gli spazi sono quelli che sono. Ha chiesto un contributo alla Regione - non che gliela pagassero, un contributo - e per due o tre volte gli hanno detto che non aveva i requisiti. «Perché loro vogliono cose che qui non hanno senso. Distanze, misure minime, eccetera. Ma questa è la montagna e gli spazi sono minimi: questo non lo capiscono».
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Il sindaco annuisce: «Anche con queste scelte si spopolano le montagne. Si fanno scappare le famiglie. Si incentiva la gente a chiudere gli usci e scendere a valle. Salvo poi dire che bisogna ridare vita ai borghi». Salvo poi scoprire che in un posto come questo vivono 49 persone. Quasi tutte anziane. Sommi l'età e diventa il borgo più vecchio d'Italia. Nonostante Vanessa, e i suoi 11 anni portati con allegria.-
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