1. FRANCESCA POMA "NELLA GINNASTICA IDEE TOSSICHE BISOGNA TUTELARE LE PIÙ PICCOLE" "
Elisabetta Fagnola per “La Stampa”
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Francesca Poma ha 19 anni e tocca gli argomenti uno dopo l'altro, leggera, sorseggiando un the caldo. Dice che nulla di ciò che ha letto sui giornali sul mondo della ginnastica ritmica, l'ossessione del peso, certi insulti, la sottovalutazione del dolore fisico, nulla l'ha davvero stupita se non il numero di testimonianze, «quante raccontano la stessa cosa, a tanti livelli di questo sport, che io ho amato». Lei ha lasciato il centro tecnico di Desio lo scorso marzo «per studiare, e per stanchezza», dopo essere stata selezionata nel tempio della ritmica a 14 anni, aver vinto due campionati con la Polisportiva Varese, dopo i ritiri con la nazionale fra le riserve delle Olimpiadi di Tokyo.
Oggi studia Relazioni internazionali all'Università di Torino, è finalista a Miss Italia, vuole metterci la faccia: «Ci sono comportamenti tossici che vanno cambiati, a tutti i livelli. Perché di lì passano anche bambine molto piccole, e certe frasi ti restano dentro. È vero quel che ha raccontato Nina Corradini, dal tuo peso dipendeva la giornata. E vorrei che ciò che sta uscendo in questi giorni servisse a proteggere questo sport meraviglioso e chi lo fa».
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Come ha iniziato?
«A sette anni qui a Torino, in una piccola società. Poi ho iniziato a gareggiare in A, sono stata notata da un'allenatrice di Desio, mi ha proposto di trasferirmi. Io ero determinata e ambiziosa, e rispondevo ai canoni: alta, magra. A quasi 15 anni sono passata al centro tecnico di Desio».
Il primo impatto?
«Per me era normale tutto, anche pesarsi la mattina, tutti i giorni. Sono stata un po' ospite della famiglia di una ragazza che si allenava con me, poi da più grande in hotel. Mi hanno messo subito sulla bilancia, certo, e vedevo che c'erano ragazze preoccupate, che venivano sgridate. Ma era il mio sogno, lo volevo a tutti i costi».
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Sgridate nel modo in cui si è detto in questi giorni?
«Chi ritenevano avesse problemi di peso, sì. È tutto vero quello che ha detto Nina Corradini. In generale in base al tuo peso dipendeva il modo in cui venivi trattata».
Ce lo spiega meglio?
«Durante le esecuzioni, se una ragazza pesava di più poteva fare l'esercizio più bello della sua vita, ma era ritenuta inguardabile. Quando si pesava di meno, anche se si sbagliava comunque andava abbastanza bene lo stesso, cambiava proprio l'approccio. E poi cose che abbiamo sentito, "sei flaccida" a ragazze magrissime».
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E lei?
«Io quando ero in forma pesavo 49 chili alta 1,77. Ero ritenuta perfetta. Oggi ne peso 57. Non avevo difficoltà a mantenere il peso, sono così di costituzione, solo con lo sviluppo è diventato un po' più difficile. Ma per alcune ragazze la bilancia era il terrore. È normale ci siano requisiti fisici in uno sport, pensiamo alla pallavolo. Ci sta la fatica, spingersi al limite negli allenamenti. Altra cosa è estremizzare i canoni estetici, altro sono certi comportamenti tossici che nelle bambine possono creare disagi forti: anche mia sorella minore ha fatto ritmica e in una società si è sentita dire che era grassa. Aveva 10 anni».
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È capitato anche a lei?
«Solo una volta. Ma a me accadeva che quando sentivo dolore venisse sminuito. Ti senti una pedina, sostituibile».
Vi sentivate sostituibili?
«Io si, non parlo per le altre, molte sono ancora lì. Ho due ernie, avevo un dolore assurdo a fare certe flessioni della schiena, a volte dicevano che le prendevo in giro, che non avevo voglia, che ero irrispettosa. È successo anche a mia sorella, in una categoria più bassa: a 13 anni aveva dolori alla schiena, frattura da stress di due vertebre, è rimasta bloccata mesi. Certi modi ci sono a tutti i livelli».
Lei cosa si porta dietro?
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«L'ansia del peso resta, pur non essendo stata bersagliata come altre. Tornavo dalle vacanze, mi pesavo: una volta ho preso due chili e ho pianto tantissimo, passavo un sacco di tempo allo specchio. Ti entra in testa, quando sei li le allenatrici sono il tuo adulto di riferimento, vuoi la loro approvazione. E questo c'entra anche con la mia partecipazione a Miss Italia, mi metto in gioco, porto la mia testimonianza, è una rivincita».
Si è confrontata con altre ex ginnaste?
«Si, tante a diversi livelli hanno continuato ad avere problemi di rapporto col peso, c'è proprio una mentalità diffusa di estremizzare la magrezza, forse arrivata dalle scuole dell'Est. Io vorrei lanciare un messaggio positivo, ho amato quello sport, e il problema non è lo sport. E ho avuto allenatrici che ho adorato. Ma servono nutrizionisti e psicologi nelle società sportive, che abbiano un ruolo vero, non solo di facciata».
SCANDALO GINNASTICA RITMICA, LA FEDERAZIONE SAPEVA MA HA INSABBIATO. LE MINACCE AI GENITORI: «MEGLIO NON DENUNCIARE...»
Da www.leggo.it
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Il caso delle ginnaste della squadra di ritmica continua a scuotere lo sport italiano. Dopo la prima denuncia a Repubblica di Nina Corradini, si è aperto un vaso di Pandora che sta svelando giorno dopo giorno nuovi dettagli. Non solo gli allenatori, che pressavano oltre ogni limite umano le atlete, ma nel mirino ci sono anche i vertici della Federazione. Spuntano le minacce ai genitori: «Per il bene di sua figlia conviene non fare nulla».
Ginnastica ritmica, cosa è successo
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Il presidente di Federginnastica Gherardo Tecchi ha promesso provvedimenti dopo le denunce. L'accademia di ginnastica ritmica di Desio, quartier generale della squadra azzurra, è stata commissariata d'urgenza. Ma negli anni passati, i provvedimenti non sarebbero stati così rapidi. Anzi, a volte sarebbero stati inesistenti. E quando qualche genitore provava a farsi avanti, sarebbe stato fermato anche con atteggiamenti minacciosi.
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Nel 2015 Lara Paolini, ex ginnasta di Ascoli, sarebbe stata presa di mira dalla direttrice tecnica, che l'avrebbe espulsa in maniera «ingiustificata», scrive ancora Repubblica. La famiglia aveva denunciato il caso all'ex presidente federale Agabio. La federazione aveva però risposto in maniera elusiva. Desta particolare attenzione un messaggio ricevuto dal padre di Lara su WhatsApp: «Per il bene di sua figlia conviene non fare nulla. Sono stati categorici. Chiara (nome di fantasia della direttrice tecnica, ndc) organizza il campionato del mondo ed è stata molto categorica su questo. Lei decide».
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Nel 2020 una famiglia di Roma, che vuole rimanere anonima, ha denunciato in Procura federale l'ex allenatrice della figlia (9 anni) per le offese e il trattamento che le riservava. Nessuna risposta. Lo stesso è successo a Sergio Marchetti, che nel 2018 aveva denunciato i comportamenti avuti con la figlia. Ma nessuno se ne era preoccupato. Percosse, minacce e vessazioni continue le accuse all'istruttrice, squalificata dalla Federazione per 3 mesi. «Ma lavorava lo stesso per loro ai mondiali di Pesaro. Abbiamo denunciato di nuovo ma la procura ha archiviato il caso», commenta Marchetti.
Il caso
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Nina Corradini era stata la prima. Le ginnaste italiane hanno vuotato il sacco, dopo anni di violenze psicologiche, pressioni e insulti. «Mangiavo sempre meno — ha raccontato a La Repubblica Corradini — ma ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese quotidiane». Come lei, anche Anna Basta: «Una volta non ho agito perché è entrata una persona in stanza e mi sono scossa. La seconda ero in mezzo alla gente». Utilizzava le Dieci Erbe, pastiglie che aiutano ad andare in bagno. Si è fermata quando ha capito di non vivere più «bene con me stessa, non riuscivo a guardami allo specchio», le sue parole a Repubblica. E poi Giulia Galtarossa: «Una volta fecero schierare le compagne davanti a me per farmi girare di spalle e mostrar loro quanto fosse grosso il mio sedere». Il caso resta aperto.
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