Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
giuseppe conte roberto gualtieri mes
C'è un tema che nessuno ha toccato giovedì nel primo vertice di maggioranza sulla riforma fiscale: i venti miliardi di «clausole di salvaguardia» sotto forma di aumenti delle imposte sui consumi (Iva e accise) previste per l'anno prossimo, seguiti da 27 miliardi nell'anno successivo. La traiettoria in calo del deficit di circa lo 0,4% del Prodotto lordo (Pil) ogni anno fino al 2022 oggi è garantita da quella vasta rete di sicurezza, ma non sorprende che l' altro giorno al ministero dell' Economia non se ne sia parlato: quell'incontro era un brainstorming , dice Luigi Marattin, che vi ha preso parte per Italia viva, aperto a tecnici come il neodirettore dell' Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini, il consigliere del ministero Marco Leonardi, i superesperti di Fisco Vieri Ceriani e di sgravi Mauro Marè o l' economista Ruggero Paladini. Adesso è il momento di parlare degli obiettivi, non delle risorse per raggiungerli.
marattin
Quanto a questo, tutti nella maggioranza sembrano d'accordo sui grandi titoli: un sostegno più equo e semplificato alle famiglie in difficoltà; un'ulteriore riduzione delle tasse sul lavoro dei ceti medio-bassi; una revisione dei meccanismi di sgravio ai redditi bassissimi potenzialmente tramite un sistema di crediti fiscali riscuotibili.
Le risorse, però, restano scarse, come dimostra il fatto che neppure la tornata già in vigore di riduzioni del cuneo fiscale sul lavoro è già tutta finanziata. Per il 2020 quell' intervento costa tre miliardi perché entra in vigore solo dall' estate, ma nel 2021 la misura varrà tutto l' anno, il suo costo quasi raddoppierà e per ora mancano all' appello coperture per un miliardo.
roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes
A queste, vanno aggiunte le risorse per avviare una riforma complessiva dell' imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef), su cui la legge-delega andrebbe varata entro aprile. Sulla base di questa il governo avrebbe mandato a intervenire entro un anno e mezzo, dunque potenzialmente con le prossime due leggi di Bilancio: le stesse sulle quali gravano le «clausole» da 20 e 27 miliardi su Iva e accise, che scatterebbero in mancanza di altre coperture.
Non sorprende che nella maggioranza ormai ritorni l'ipotesi di finanziare il taglio dell' Irpef, in parte, con un aumento selettivo dell' Iva e l' eliminazione (almeno) di alcuni sgravi fiscali. Da settimane Marattin di Italia viva propone pubblicamente un intervento deciso su tutti e tre i fronti: razionalizzazione radicale e taglio complessivo dell' Irpef pari a circa un punto di Pil (18 miliardi), di pari passo a una revisione dell' Iva che elimini gran parte delle aliquote ridotte su certi beni e servizi e a una forte potatura degli sgravi. Marattin precisa: «L' effetto netto dovrebbe essere un calo sensibile della pressione fiscale».
irpef
Queste riflessioni non sono distanti, per la direzione, da quelle che maturano in ambienti qualificati del Pd. La differenza è nel passo della riforma, che i democratici vedono più graduale: un nuovo taglio realistico delle tasse sui ceti bassi e medio-bassi attraverso l'Irpef - si riflette - deve valere almeno altri 5 o 6 miliardi dal 2021 per essere percepito dai cittadini. Già questo non è facile da finanziare, visto che i prossimi obiettivi di deficit oggi implicano sulla carta una stretta da venti miliardi.
Una delle idee in esame è dunque di lavorare sull' aliquota Iva intermedia al 10%, quella che si applica soprattutto a hotel e ristorazione: qui ogni punto percentuale di aumento darebbe 1,5 miliardi di gettito in più, un costo in parte a carico degli stranieri che frequentano le strutture ricettive del Paese. Un' altra idea allo studio riguarda un intervento mirato sulla giungla degli sgravi. Tutte hanno controindicazioni di merito da studiare.
Più urgente, al netto di quanto dirà il M5S, è però la biforcazione fra il radicalismo di Italia viva e il gradualismo che prevale nel Pd. Su questo Marattin di Iv propone un compromesso: «Se il percorso è chiaro da subito grazie alla legge-delega possiamo distribuire la riforma sulle prossime due leggi di Bilancio».