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    GIRA E RIGIRA, RICICCIA LO SCUDO PENALE - NELLA TRATTATIVA A OLTRANZA CON MITTAL, IL GOVERNO VA VERSO IL RIPRISTINO DELLO SCUDO E SUL TAVOLO CI SONO DUEMILA ESUBERI - SI LAVORA SULLA SOPRAVVIVENZA DELL'ALTOFORNO 2 CHE I GIUDICI VOGLIONO CHIUDERE A DICEMBRE - VUOI VEDERE CHE IL DISGELO, PIÙ CHE FRUTTO DELLA BUONA VOLONTÀ, SI DEVE ALLA PRESSIONE ESERCITATA DALLA PROCURA DI MILANO…


     
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    Alessandro Barbera per “la Stampa”

     

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    L'accordo per la gestione ordinata della cassa integrazione di almeno duemila dipendenti. Un piano per avvicinare a Taranto alcune produzioni di semilavorati in acciaio di aziende come Fincantieri. L'accelerazione degli investimenti di alcune società pubbliche nell' area, a partire da quelli di Snam, la costruzione di un nuovo museo che migliori l' immagine della città.

     

    LUCIA MORSELLI LUCIA MORSELLI

    E infine due garanzie precise: il ripristino per decreto dell'immunità penale per i reati ambientali commessi dalle precedenti gestioni e il regolare funzionamento dell' Altoforno numero due, quello che la magistratura ha disposto di chiudere in dicembre. Nelle ultime 48 ore il clima fra governo e Mittal sul caso dell' ex Ilva è tornato al sereno. Fonti di governo scommettono che l' incontro di stasera fra Giuseppe Conte e il signore indiano dell' acciaio si chiuderà con una stretta di mano e l' annuncio della ripresa regolare della produzione di acciaio negli stabilimenti italiani del gruppo.

    OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO

     

    Insomma, la schiarita c'è, e lo confermavano ieri sera gli stessi Mittal: «Speriamo che l'incontro (di oggi, ndr) offra l'opportunità di fare progressi nella ricerca della soluzione alla difficilissima situazione in cui si trova l'Ilva. Siamo convinti di aver fatto ogni sforzo per implementare in buona fede tutti gli aspetti principali dei piani di risanamento industriale e ambientale».

     

    Dalle poche e studiatissime righe attribuite a fonti del gruppo si intuisce la linea con la quale Laschki Mittal si siederà al tavolo: l'azienda perde due milioni di euro al giorno (queste le stime delle banche d'affari) a causa della crisi del settore. Di qui la richiesta al governo del sostegno per un pesante ridimensionamento della produzione e del personale.

    patuanelli conte patuanelli conte

     

    Il secondo messaggio è rivolto soprattutto alla magistratura, alla politica e alle istituzioni locali. Per continuare a funzionare, Ilva va accettata per quel che è: uno stabilimento siderurgico in cui le bonifiche ambientali hanno bisogno di tempo e soldi. La trattativa di questi giorni - sfociata in alcuni incontri riservati del figlio del magnate a Roma con il governo - è ruotata anzitutto attorno a questo punto.

     

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    Difficile dire se il disgelo sia frutto della buona volontà delle parti o della pressione esercitata dalla Procura di Milano, la quale nel frattempo ha aperto un' inchiesta per verificare alcune illegalità commesse dagli affittuari di uno stabilimento che - a rigor di legge - è commissariato e dunque di proprietà dello Stato. Di certo la decisione del governo di rimuovere lo scudo penale sui reati ambientali ha costituito l'alibi perfetto per un disimpegno al quale i Mittal non sono nuovi.

     

    Proprio ieri è emerso che il gruppo franco indiano è stato condannato in Italia per aver fatto saltare un accordo di acquisizione. Correva il 2008, e in ballo c'erano il destino di Metalsider e Sidermed, due controllate di Finmasi Group, azienda siderurgica di Modena. La società è stata condannata in primo grado e in appello a versare un risarcimento di quasi ventiquattro milioni all' impresa emiliana ritenuta danneggiata per inadempimento contrattuale.

     

    ILVA E TUMORI ILVA E TUMORI

    L'unica vera incognita sulla strada della soluzione alla crisi Ilva a questo punto è la tenuta della maggioranza sul voto del decreto che ripristinerà lo scudo penale per i reati ambientali. Il Movimento Cinque Stelle è spaccato fra chi è rassegnato a votarlo, e chi invece su questo è pronto al redde rationem. Ieri lo si intuiva dalle parole di Luigi Di Maio e Roberto Fico. Possibilista il primo, sostanzialmente contrario il secondo: «Lo scudo è solo un pretesto».

     

    OPERAIO ILVA OPERAIO ILVA

    In Senato la maggioranza giallorossa si regge su un pugno di voti. Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia hanno già detto di essere disponibili a votare sì, e questo basterà a evitare il peggio all'Ilva. Le conseguenze politiche sulla maggioranza potrebbero però essere devastanti, e provocare la crisi. Quando a parti inverse il Pd votò con la lega sulla Tav, il governo giallorosso restò in vita poco più di un mese.

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