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    TORNA BETTINO, TUTTO E' PERDONATO - NELLE 65 FONDAZIONI POLITICHE, IL CUI NUMERO È LIEVITATO DOPO L’ABOLIZIONE DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI, LA TRASPARENZA È UN OPTIONAL: IL 93,33% OMETTE, CON LA SCUSA DELLA PRIVACY, DI RENDERE ACCESSIBILE L’ELENCO DEI SOCI E DEI DONATORI


     
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    Dino Martirano per il “Corriere della Sera”

     

    Il «moto di forte attrazione», tra fondazioni politiche e imprenditori carichi di liquidità, lo spiega il senatore Gaetano Quagliariello che ha accettato un finanziamento di Alfredo Romeo (50 mila euro) per la sua Magna Carta decisa a sostenere il quotidiano La Verità.

     

    gaetano quagliariello gaetano quagliariello

    Racconta dunque l' ex ministro per le Riforme del governo Letta, sul sito dell'Occidentale: «Attraverso una specie di call vengono informati del progetto gli imprenditori che nel tempo avevano avuto rapporti con la fondazione o dato contributi destinati a progetti specifici, tutti rigorosamente registrati e riportabili nei bilanci consultabili di Magna Carta. Fra questi Alfredo Romeo... con lui, per altro, l' interlocuzione risulta facilitata con il suo rapporto di collaborazione con Italo Bocchino...».

     

    ALFREDO ROMEO ALFREDO ROMEO

    LE RICHIESTE DELLA POLITICA

    E Italo Bocchino, ex deputato del Pdl, braccio operativo dell' imprenditore Alfredo Romeo (arrestato), oggi indagato nell' inchiesta Consip, conferma che, spesso, l' iniziativa la prende la politica: «Romeo, in una lettera precisazione inviata dopo una puntata di Report in cui si parlava dei finanziamenti legittimi fatti a varie fondazioni, puntualizzava: "Nessun finanziamento era stato fatto se non richiesto..."».

     

    Nelle 65 fondazioni politiche (tante ne ha censite Openpolis ), il cui numero è lievitato dopo l' abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, la trasparenza è un optional: il 93,33% della fondazioni omette, con la scusa della privacy, di rendere accessibile l' elenco dei soci e dei donatori. Poca trasparenza, dunque, anche se poi i 60 mila euro donati nel 2014 dalla società della moglie di Romeo alla Fondazione Open (il motore del fundraising di Matteo Renzi) erano stati oggetto di un' intervista dell' allora sindaco di Firenze: «Io quel finanziamento non l' avrei accettato...».

     

    ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI

    Ma quei soldi andavano restituiti? «Non so, chiedetelo alla Fondazione», tagliò corto Renzi. Per il resto, il biglietto da visita di Open ce l' ha in tasca il presidente, l' avvocato Alberto Bianchi, che oltre a essere consigliere d' amministrazione dell' Enel è «arbitro» nelle controversie che investono la Consip.

     

    POCHE LE VIRTUOSE

    Luciano Violante (Pd), che dirige l'Associazione Italia Decide, è tra i 4 presidenti (su 65) ad aver messo in chiaro chi sono i suoi finanziatori: «Intesa, Unicredit, Eni, Fs, Enel, Finmeccanica, Poste...», risponde l'ex presidente della Camera: «Romeo? No, non è tra i nostri».

     

    REALACCI REALACCI

    Ermete Realacci (Pd), con la Symbola (un centro di ricerca sull'ambiente che pubblica anche in cinese) chiede ai suoi sostenitori di metterci la faccia: «Donazioni in chiaro e poi mettiamo un tetto, 10 mila euro all' anno, perché il piccolo imprenditore conti come Coldiretti, Confartigianato, Legambiente, Enel e Unioncamere». E Romeo? «Conoscendoci, non si è fatto vedere», ride di gusto Realacci.

     

    Una leggina dimenticata Antonio Misiani, l'ex tesoriere del Pd che oggi sostiene Andrea Orlando alle primarie, ha presentato una proposta di legge per equiparare le fondazioni ai partiti, togliendo anche il vincolo della privacy: in questo modo tutte le donazioni superiori ai 5.000 euro (massimo 100 mila euro) dovrebbero essere pubbliche. Invece ora, come dice Misiani, «nelle fondazioni ognuno fa come crede».

     

    MASSIMO DALEMA E LA PIZZETTA MASSIMO DALEMA E LA PIZZETTA

    Italianieuropei (fondazione, associazione e rivista con sede in piazza Farnese), fondata nel '99 da Massimo D' Alema e da Giuliano Amato, conferma la «policy di riservatezza» sui finanziatori: che siano coop, industriali italiani o solidi gruppi internazionali. Sul bilancio depositato da Italianieuropei c' è il totale delle donazioni ma non i nomi dei donatori che pure, almeno alle cene di finanziamento organizzate a Palazzo Rospigliosi, sono usciti parzialmente allo scoperto anche se sui segnaposto non c' era scritta l' entità della donazione.

    Giuliano Amato Giuliano Amato

     

    Da una inchiesta di Milena Gabanelli ( Report ) risulterebbe che l' imprenditore Romeo abbia finanziato in parte le campagne elettorali di Luca Zingaretti, Gianni Cuperlo, Nicola Latorre e degli scissionisti dell' Idv. Tutto legittimo e quasi tutto tracciato anche perché, come diceva Michele Emiliano (Pd) quando anche lui era iper-renziano, «risulta che Romeo finanzi tutti i politici italiani». Comunque, aggiungeva il competitor di Renzi alle primarie, «io il finanziamento di Romeo non l' avrei accettato». E dice di tenersi alla larga dalle tentazioni anche Maurizio Gasparri (Forza Italia) con Italia Protagonista che «è una fondazione low cost...».

     

    La persistente opacità di alcune fondazioni, dunque, non viola la legge. Ma per mettere fine alla giungla ci sarebbero almeno due soluzioni: seguire Pippo Civati (ha convertito la fondazione «È possibile» in un partito che accetta solo donazioni online) oppure stabilire regole uguali per tutti. Con una leggina che da anni giace alla Camera.

     

     

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