Gianna Fregonara per il “Corriere della Sera”
didattica a distanza
Questa volta si può dire davvero addio alla Dad. Persino nella sua versione leggera, la cosiddetta Ddi - didattica digitale integrata - che negli ultimi mesi dello scorso anno scolastico consentiva agli studenti in isolamento, perché positivi o anche soltanto contatti di infettati, di restare virtualmente in classe durante i giorni di quarantena.
Fine dell'emergenza Nelle nuove disposizioni per la ripresa della scuola non è più prevista alcuna forma di didattica a distanza, per nessuno. Il contagio da Covid rientra tra le consuete cause di assenza giustificata, come una normale influenza.
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A meno di brutte sorprese dell'epidemia durante i mesi invernali che costringerebbero a ripensare le regole non solo per la scuola, il ritorno in classe coincide anche con un ritorno alle regole pre Covid. Secondo quanto ha scritto ai presidi il capo della segreteria del ministro Bianchi, Stefano Versari, e secondo quanto messo nero su bianco dall'Istituto superiore di sanità nel documento a firma Silvio Brusaferro, gli unici due elementi che restano dell'epoca dell'emergenza sono la presenza di un «referente Covid», nominato dal preside, che dovrà occuparsi della gestione di eventuali positivi, e «l'aula Covid».
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Tutte le altre misure degli scorsi anni - quelle ancora in vigore - decadranno al 31 agosto e per ora non è previsto alcun aggiornamento.
L'unica raccomandazione alle scuole è quella di essere pronte e preparate nel caso una nuova ondata di casi Covid renda necessario tornare a mettere tutti obbligatoriamente le mascherine e a distanziare di nuovo i banchi per precauzione.
Il compagno di banco Per ora invece si potranno addirittura rimettere in aula i banchi doppi, quelli biposto, se necessario. Il distanziamento non c'è più, neppure la mascherina, né gli orari di ingresso e uscita scaglionati, i percorsi differenziati, gli intervalli in classe, la ginnastica soltanto all'aperto e senza sport di contatto.
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Poiché non è più in vigore lo stato di emergenza, la regola che governa la scuola è che l'attività didattica ed educativa si svolge in classe e le misure di contenimento devono avere l'impatto minimo. Dunque sono i fragili o coloro che comunque rischiano di avere il Covid in forma grave a doversi proteggere con la mascherina Ffp2, ma anche loro dovranno comunque stare a scuola. Così come i prof e il personale non vaccinato: già tornato al lavoro ma non a contatto con gli studenti da aprile, ora potrà avere gli stessi compiti di sempre. Chi non si fida potrà portare la mascherina per precauzione.
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Finestre aperte Uno dei lasciti dell'era Covid che resta fonte di polemiche è la questione dell'aerazione dei locali scolastici. L'Istituto superiore di sanità e anche il Miur raccomandano di cambiare l'aria con frequenza e di tenere sempre ove possibile le finestre aperte, mentre l'acquisto di dispositivi di filtraggio dell'aria resta una decisione delle singole scuole, senza che vi sia né un obbligo né una particolare indicazione.
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Positivi in malattia Tra le disposizioni dell'Istituto superiore di sanità sono descritti i sintomi Covid che implicano l'allontanamento da scuola e giustificano l'assenza: non basta un semplice raffreddore o un po' di tosse (caso in cui è consigliato casomai di portare la mascherina) per restare a casa. I sintomi devono essere evidenti, come la temperatura sopra i 37,5 gradi o l'esito positivo di un tampone anche casalingo. Sono regole che si applicano a tutti i tipi di scuola, a partire dagli asili nido fino alle superiori.
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Lo scenario B Le disposizioni per l'avvio di quest' anno scolastico (che comincia tra un paio di settimane) prevedono comunque cautelativamente uno scenario B, e cioè il ritorno di un'ondata di pandemia che costringa a riattivare le regole adottate durante l'emergenza. A scattare per prime saranno il ritorno all'uso della mascherina e, dove possibile, del distanziamento di un metro. Per quanto riguarda invece i doppi turni dovranno essere eventualmente decisi insieme alle aziende dei trasporti pubblici, ai sindaci e ai prefetti. Per ora non ci pensa nessuno.
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