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    NELLE SALE DI VILLA PANZA, A VARESE, 34 VIDEO DI BOB WILSON RILEGGONO ALTRETTANTI CLASSICI IN UNA MOSTRA ORGANIZZATA DAL FONDO PER L'AMBIENTE ITALIANO - PROTAGONISTA, FRA GLI ALTRI, LADY GAGA IN UNA RILETTURA DELLA MORTE DI MARAT DI DAVID


     
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    Pierluigi Panza per il Corriere della Sera

    BOB WILSON 2 BOB WILSON 2

     

    Tutti attendono l' arrivo in conferenza stampa del regista Bob Wilson e invece lui, come Pollicino, sta seminando pezzetti di carta nell' area del giardino di Villa Panza antistante una casetta di legno che sembra uscita da una tela di Hopper. La casetta si chiama House for Giuseppe Panza ed è il suo omaggio al collezionista.

     

    I fazzoletti fatti a pezzi che dissemina sull' ultimo verde di un colorato autunno - e che gli inservienti si precipiterebbero a raccogliere - sono invece il solito «ultimo tocco» d' artista, una sorta di velatura, alla sua opera (che resterà qui, come il Ganzfeld di James Turrell). «Scusate, cura del dettaglio», si affrettano a giustificare gli organizzatori. Stai poi a vedere se il dettaglio riveli un riflesso di Dio nel genio oppure nasconda il demone del narcisismo.

     

    Dentro la casetta, comunque, c' è la riproduzione di un braccio del collezionista Giuseppe Panza di Biumo tratto da una foto del 2007 mentre lui osservava un' opera di Joseph Kosuth.

     

    Quando infine si presenta in conferenza stampa, Wilson preferisce restare muto, in piedi, davanti al microfono per un paio di minuti, trasformando la presentazione in performance.

     

    WILSON A VILLA PANZA WILSON A VILLA PANZA

    Il silenzio e la lentezza, del resto, sono gli approcci che il regista suggerisce per visitare la sua mostra intitolata Robert Wilson for Villa Panza. Tales, organizzata dal Fai (Fondo per l' ambiente italiano) all' interno di Villa Panza di Biumo (Varese): 34 video alle pareti delle stanze che reinterpretano alcuni capolavori del passato.

     

    Al posto delle figure ritratte nelle opere di David, Ingres, Michelangelo o Rembrandt ci sono volti noti dello star system . La first lady tra le modelle è Lady Gaga, che compare in 24 slow (ma very slow... ) movies e che, racconta Wilson, «è rimasta immobile 15 ore per realizzare un video» (quasi una pena per contrappasso). Ci sono poi Robert Downey jr, Isabella Rossellini, Roberto Bolle, René Fleming, Marianne Faithfull e altri, sebbene a dare il benvenuto al visitatore siano 23 gufi della neve che compongono la video installazione KOOL.

     

    La musa di Wilson, recentemente applaudito alla Scala nella ripresa di L' incoronazione di Poppea di Monteverdi, è dunque Angelina Germanotta il cui braccio destro, senza lustrini e tattoo , pende da una vasca non Jacuzzi nella rilettura della Morte di Marat di David (1793) mentre il sinistro regge la supplica a Corday.

     

    È ancora lei, anche se sembra un lui, che offre il capo nella ventina di video tratti dalla Testa di San Giovanni Battista di Andrea Solari (1507), dove a roteare lentissimamente e a battere le ciglia sono gli occhi. Sempre lei offre il volto a Mademoiselle Caroline Rivière di Ingres (1806), dove a oscillare è solo l' orecchino luccicante prima che sul volto della Germanotta scivoli una «furtiva lagrima».

     

    Infine, sempre lei è impegnata in una più consona e disinibita offerta del suo corpo in Flying , un sadomaso colto, ovvero la pratica giapponese dello shibari . In tutti questi video, Lady Gaga appare comunque capace di esprimere quei celebri leonardeschi moti dell' animo.

    BOB WILSON LADY GAGA BOB WILSON LADY GAGA

     

    A farle da cavalieri ci sono un Bolle in torsione michelangiolesca e Brad Pitt immobile in mutande con una pistola in mano, sotto la pioggia, collocato nel bagno in verde serpentino di Villa Panza. La protagonista della swinging London , Marianne Faithfull, è invece una sorvegliante satanica mentre nel suo video il Nobel franco-cinese Gao Xingjian reca sul volto come stimmate la scritta «la solitudine è condizione necessaria alla libertà».

     

    L' effetto, molto postmoderno, è quello dell' efficace inserimento del contemporaneo in un contesto classico come la villa varesina, trasformata nell' Ottocento dalla famiglia Litta in una nobile dimora Adam style con soffitti che imitano quelli di Giocondo Albertolli a Palazzo Reale. «Varese è il Versailles di Milano», scriveva Giacomo Leopardi alla sorella Paolina il 7 settembre 1825 esprimendo così un motivo della celebrità del territorio: l' esser costellato di splendide ville. E così come a Versailles sono finiti Jeff Koons, Anish Kapoor e Olafur Eliasson, qui ci si è messo Bob Wilson.

    VILLA PANZA VILLA PANZA

     

    Per Giuseppina, figlia del collezionista, la «mostra è molto in sintonia con lo spirito di papà, fatto di silenzi». Ed è anche un invito «a visitare le mostre con lentezza», sottolinea il vicepresidente del Fai, Marco Magnifico. Cosa intenda raggiungere il texano Wilson da questa fusion di arte europea, tecnologia e star system è un'«emozione contemplativa», afferma la direttrice della villa, Anna Bernardini. «Abbiamo troppi rumori intorno a noi. Il silenzio - racconta Wilson - è opera muta come in Re Lear . Bisogna riflettere, ascoltare i suoni dentro di noi».

     

    Poi racconta la genesi della ripresa della pantera nera, animale protagonista di uno dei video in mostra. «Avevamo 45 tecnici in una sala di Los Angeles per filmare la pantera collocata su un tavolo.

     

    Ho chiesto alla proprietaria: possiamo togliere la catena all' animale? E se salta giù dal tavolo, hanno chiesto? Basta non muoversi. Ebbene: 30 tecnici se ne sono andati, 15 sono rimasti. E per tre minuti c' è stato silenzio e nessuno si è mosso. È ciò che Ezra Pound chiamava la quarta dimensione, l' immobilità». La fine della storia, Wilson, non l' ha raccontata.

    BOB WILSON LADY GAGA BOB WILSON LADY GAGA

     

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