FRANCESCA SCHIANCHI per la Stampa
Mattarella
Nella giornata più lunga dall’inizio della crisi, quella più drammatica, scandita dagli hasthag contrapposti sui social network (#iostoconMattarella contro #VogliamoSavona) preludio di uno scontro istituzionale che si staglia minaccioso sullo sfondo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha atteso con pazienza un cenno dal presidente del consiglio incaricato.
Chiuso nel Palazzo crocevia in questi 84 giorni di incontri, scontri e tentativi di accordi, ha letto i giornali, seguito la giornata sulle agenzie, è venuto a conoscenza della telefonata del presidente francese Emmanuel Macron al non ancora premier Giuseppe Conte, ma soprattutto ha assistito alle dichiarazioni di chi, da Giorgia Meloni all’ex consigliere di Trump, Steve Bannon, insiste perché Lega e M5S tengano duro sul nome di Paolo Savona a ministro dell’Economia.
mattarella e conte
Cioè, vadano allo scontro frontale con lui, o più precisamente con l’istituzione che rappresenta, la presidenza della Repubblica: perché non solo per le considerazioni anti-tedesche o le tentazioni no euro del professore, ma anche per il metodo che gli azionisti del governo hanno usato, per il tentativo di imporre quel nome come un aut aut («mi rifiuto di andare avanti ancora per giorni con le trattative: o siamo in condizioni di lavorare o qualcuno se ne prenderà la responsabilità», ha ribadito ieri Matteo Salvini), il Colle non può e non farà nessun cambio di rotta. Non darà il via libera a Savona nel ministero di via XX Settembre: e se questo significherà, come da minaccia leghista, precipitare il Paese verso il voto, allora si considera che quello sarà il destino che le due forze politiche avranno deciso per l’Italia.
ZAMPETTI MATTARELLA
Dallo staff ci sono stati contatti informali coi partiti, ma non ci sono stati contatti del presidente con il professor Conte, né con Salvini o Luigi Di Maio. Nel chiuso delle stanze del Colle più alto, si ricomincia a ragionare, obbligati dalle circostanze, a un governo neutrale, o balneare, o più semplicemente elettorale, per traghettarci al voto. Al piano B, insomma, quello che Mattarella aveva sventolato davanti ai partiti indecisi a tutto una ventina di giorni fa, e poi riposto in un cassetto quando Carroccio e Cinque stelle si erano convinti a far cadere qualche veto per formare un governo insieme.
savona
Ora, però, questa battaglia all’ultima dichiarazione per Savona ministro dell’Economia comincia ad assumere quasi più le fattezze di una battaglia contro la presidenza della Repubblica, contro la sua importante funzione di contrappeso e controllo del potere esecutivo. E se in un primo momento, nell’entourage del capo dello Stato, qualcuno ha sperato che fossero Di Maio e il M5S a riuscire a placare i furori salviniani, le dichiarazioni delle ultime ore, a cominciare da quelle di Alessandro Di Battista, non fanno più sperare in un cambio di rotta.
Mattarella con Giuseppe Conte
Difficile – e forse ormai inutile - che il professor Savona, da giorni nell’occhio del ciclone, si presti a fare una dichiarazione pacificatrice, che ammorbidisca le sue posizioni anti-Berlino. Altrettanto improbabile che l’incaricato Conte lo provi a spostare altrove, magari al suo fianco come consigliere economico, ma insomma in una posizione meno visibile e cruciale di quella da responsabile dell’Economia: il capo dello Stato non commenta naturalmente ipotesi, ma chissà forse quella potrebbe essere una mossa capace di risolvere l’impasse.
paola savona villa borghese
Oggi per tutta la giornata tranne la parentesi della messa, il capo dello Stato sarà al Colle ad aspettare. Pronto a ricevere l’incaricato Conte: se però dovesse insistere con Savona all’Economia, se la lista prevedesse per quella casella solo quel nome, allora a Mattarella non rimarrebbe che spiegargli con garbo che no, non può dare il via libera. E predisporsi all’idea delle urne in settembre.