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1 - USA, NON RISULTA DISTRUZIONE ARMI OCCIDENTE ATTACCO LEOPOLI
(ANSA) - Non c'è alcuna indicazione che armi occidentali siano state distrutte durante l'attacco russo a Leopoli di ieri: lo ha reso noto il Pentagono, secondo quanto riporta il Kyiv Independent. In precedenza la Russia aveva affermato di aver distrutto un magazzino con aiuti militari statunitensi all'Ucraina nel suo attacco missilistico sulla città.
2 - MISSILI NEL CUORE DI LEOPOLI E MOSCA LANCIA L'ASSALTO A EST
Giusi Fasano per il "Corriere della Sera”
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Arriva davanti al microfono trafelato, con l'espressione preoccupata. C'è dolore ma anche rabbia, nella sua voce. Il sindaco di Lviv, Andriy Sadovyi, è scioccato. Hanno colpito la sua città, quella che noi chiamiamo Leopoli. Ma stavolta non è un deposito di carburante in periferia o una base militare a decine di chilometri dal centro. Stavolta è il cuore della città, ci sono sette civili morti e altri undici feriti.
Gente della sua Lviv. Lui parla di «genocidio, perché di questo si tratta. Come altro chiamare l'uccisione deliberata di civili innocenti?».
Andriy Sadovyi - sindaco Leopoli
Fra i feriti c'è un bambino, non grave, mentre sono in condizioni disperate almeno tre dei ricoverati. E a un quadro già così drammatico si aggiunge anche il fatto che l'edificio colpito è praticamente a un passo dalla stazione: è un garage per il montaggio di pneumatici accanto alla linea ferroviaria. Leopoli, la perla occidentale del Paese, non è più il porto sicuro per gli sfollati che hanno perso tutto a Est e Sudest.
Da ieri è evidente quanto fosse sbagliata la teoria di una Lviv risparmiata dai missili perché - secondo una pia illusione - è un luogo crocevia di migliaia di profughi. Al contrario, è stato colpito un punto vicinissimo alla stazione che ancora oggi, al 55esimo giorno di guerra, è affollata di persone in fuga.
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Il sindaco
«Lo vedete anche voi. Non c'è più nessun posto che si possa dire al sicuro, nemmeno qui nell'Ovest» ha tenuto a precisare il sindaco nella conferenza stampa convocata di gran corsa per fare il punto sugli attacchi missilistici di ieri mattina. Cinque missili da crociera lanciati dal Mar Nero. Tre sono finiti su non precisate infrastrutture militari, uno è quello che ha ucciso e ferito i civili e il quinto è stato intercettato e distrutto.
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«È genocidio» ha insistito Andriy Sadovyi. «Vogliono distruggere la nostra nazione e la nostra sovranità, noi possiamo solo difenderci e nel farlo, sappiatelo, difendiamo anche la Germania, la Francia, la Polonia...». Poi l'appello ai suoi cittadini: «Ve lo chiedo per favore: appena sentite le sirene andate nei rifugi. Ho visto la tendenza a rilassarsi troppo, in questi giorni. Tutti seduti ai caffè o a passeggiare in centro anche se suona l'allarme.
Qui non vediamo la devastazione della guerra come a Mariupol, è vero, ma quello che è successo dimostra che tutte le citta ucraine sono nelle stesse condizioni. Andare nei rifugi salva la vita. Spero che ora questo sia diventato chiaro a tutti». Se a Ovest la situazione si è fatta preoccupante e cresce il timore per nuovi possibili attacchi, a Est si moltiplicano i segnali di un'offensiva ritenuta sicura e imminente.
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Lo stato maggiore delle forze armate ucraine lo conferma parlando, appunto, di «segnali dell'inizio» dell'assalto «nella zona operativa orientale», soprattutto «nelle aree di Severodonetsk, Popasnyansky, Kurakhiv e Zaporizhzhia». Senza contare la battaglia e gli attacchi al porto di Mariupol, sempre più distrutta.
«Una parte significativa dell'Armata russa è concentrata a Est» sono le parole del presidente ucraino Volodomyr Zelensky. La «grande offensiva, in preparazione da tempo, è iniziata. Vogliono il Donbass. Ma noi combatteremo e ci difenderemo. Senza tregua».
carri armati russi a mariupol
Nel Lugansk il capo dell'amministrazione militare regionale, Sergiy Gaidai, ha annunciato che i russi hanno conquistato Kreminna e adesso anche volendo non c'è cittadino che possa andarsene da lì. Niente corridoi umanitari possibili e spostarsi anche solo per recuperare cibo o medicine vuol dire rischiare la vita.
Stavano provando a scappare dalla città in auto i quattro civili contro i quali i soldati russi hanno aperto il fuoco. Non si è salvato nessuno. Più a nord, nella regione di Kharkiv, negli ultimi due giorni non è certo andata meglio. I raid aerei non hanno dato tregua, i morti sono nove (25 feriti) fra i quali una donna che (secondo l'Ap ) era uscita a prendere dell'acqua. Rischia di aver bisogno d'acqua e corrente elettrica anche la gente di Brovary, il sobborgo di Kiev colpito ieri da missili, mentre il sindaco di Irpin, Oleksandr Markushin, dice che finora il 71% della città ha subito danni per i bombardamenti.
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Bambini rapiti
Come se tutto questo non fosse già abbastanza drammatico, si affaccia sulla scena anche il grande allarme per i bambini «rubati» dai russi. Olha Skrypnyk, capo del gruppo per i diritti umani della Crimea, ha lanciato l'allerta (impossibile da verificare) per 150 bimbi che i soldati di Mosca avrebbero portato via da Mariupol, in gran parte strappandoli ai genitori.
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Cresce la preoccupazione per piccoli ucraini che verrebbero dati in adozione a coppie russe seguendo procedure secondo Kiev illegali. E a tutto ciò si aggiungono le parole del presidente Zelensky, che in un'intervista alla Cnn dice che 5 mila bambini sono stati «deportati» dalla regione di Mariupol in Russia dall'inizio dell'invasione. «Sono stati deportati da lì perché non gli danno permesso di andare nelle zone libere dell'Ucraina», ha spiegato. «E adesso quei bambini, dove sono? Non lo sa nessuno». Ovunque siano, sono nell'unico posto dove non dovrebbero essere: lontano dai genitori e da casa.
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