1. QUANTI RICORDANO AMATO “CONSIGLIORI” DELL’INDAGATO ALEMANNO?
AMATO ALEMANNO
DAGONOTA - Essere l’uomo giusto per tutte le stagioni non sempre porta fortuna. Basta ricordare i titoli roboanti che nei primi giorni di agosto 2008 salutavano la nomina di Giuliano Amato a capo della “Commissione Attali de’ noantri”, cioè il gruppo di saggi messo in piedi dall’allora neo-sindaco di Roma Alemanno. Un consesso di geni che non portò mai nessun risultato concreto, ovviamente.
Eppure nei giorni scorsi Veltroni ha pagato caro in termini di immagine l’aver avuto Luca Odevaine (arrestato nell’inchiesta Mafia Capitale) come vice capo di gabinetto quando era al Campidoglio. Nessuno invece sembra ricordare che il Dottor Sottile ha fatto da spalla entusiasta a un altro che è finito indagato per la stessa indagine...
AMATO ALEMANNO
2. COMITATO GIULIANO AMATO GIÀ AL LAVORO
Fabrizio d’Esposito per il “Fatto quotidiano”
Nella nebbia che avvolge la falange di candidati per l’irto Colle orfano del sovrano, sono due le ombre che s’individuano meglio delle altre nella folla degli aspiranti presidenti. La prima è quella dell’eterno Topolino della Casta al secolo Giuliano Amato, già craxiano e tante altre cose, oggi giudice della Corte costituzionale. Quando ieri a Montecitorio si è propagata alla velocità della luce la notizia che Giorgio Napolitano era già al lavoro nel suo studio di senatore a vita a Palazzo Giustiniani (contrariamente alle previsioni che riferivano di qualche giorno di riposo dopo le dimissioni di mercoledì), il riflesso malizioso di molti è stato questo: “A Palazzo Giustiniani è stato inaugurato il comitato elettorale di Giuliano Amato”.
GIULIANO AMATO GIANNI ALEMANNO
LA LOBBY DI “TOPOLINO” E LO SCHEMA ANTI-RENZI
Non è mistero per nessuno che l’ex Re Giorgio consideri “Giuliano” come il suo erede naturale, al punto che l’eventuale successo di questa operazione avrebbe come titolo questo: “Ecco il Napolitano ter”. La lobby amatiana è forte e composita. Comprende Silvio Berlusconi, comprende il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore, comprende Massimo D’Alema, che pur di non darla vinta all’odiato premier avrebbe detto ai suoi fedelissimi di far recapitare al Condannato anche il nome di Paola Severino.
giuliano amato adriano panatta enrico letta gianni rivera
Insomma, comprende quasi tutti, tranne Renzi. Nel Pd delle minoranze si confida con un alto grado di attendibilità che le ultime sorprendenti uscite di Napolitano in favore di Renzi possano aver avuto come prezzo proprio questo: l’impegno del premier a eleggere un candidato autorevole e dalla fama internazionale.
E disponibili su piazza sono solo in due con questo profilo. Uno è Romano Prodi, l’altro è Amato. La strada per arrivare all’ex craxiano è semplice: imprigionare Renzi nel suo triplice schema mortale, riforme più Italicum più Quirinale, e metterlo spalle al muro, impallinando tutti gli altri candidati. Il calcolo prevede che si arrivi almeno al decimo scrutinio.
LA SUPPLICA DI PIER LUIGI A SAN GIUSEPPE GRILLO
GIULIANO AMATO CON TOM E JERRY
Ed è qui che il gioco dell’establishment incrocia la tattica della maggiore opposizione antirenziana del Pd, quella dei bersaniani. Ieri, in una riunione volante di alcuni colonnelli di “Pier Luigi”, la supplica rivolta nei giorni scorsi a San Giuseppe Grillo si è trasfigurata in una disperata e rabbiosa imprecazione: “Ma perché Grillo è così coglione da non capire che se propone Prodi qui esplode tutto, a cominciare dal Nazareno?”. Ma Bersani sa che i manganelli per bastonare Renzi sono due. Oltre Prodi, c’è Amato appunto. Persino Stefano Fassina si sarebbe lasciato andare promettendo che non avrebbe “problemi” a votare Amato. Sintesi estrema affidata a un antirenziano autorevole: “Il premier si sta sempre più infilando in un cul de sac. E i deputati che controlla nel Pd non sono più di duecento. Se non rinuncia alla sua arroganza sarà una battaglia feroce. Certo il problema non si risolverà domani (oggi per chi legge, ndr) in direzione”.
craxi amato
IL DOSSIER DELRIO SULL’EX DEMITIANO DELLA DC
La seconda ombra più visibile delle altre che emerge dalla nebbia quirinalizia è quella di Sergio Mattarella, ex demitiano della sinistra dc, giudice costituzionale e fratello di Pier-santi , presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia nel 1980 (e di cui da poco è uscita la biografia scritta da Giovanni Grasso). Il nome di Mattarella rimbalza con insistenza da due giorni e sono in tanti ad assicurare che il primo vero dossier istruito da Renzi riguardi lui. A curarlo il sottosegretario Graziano Delrio. Per i democristiani del Pd, Mattarella è diventata una speranza concreta dall’altra sera, quando a cena si sono ritrovati i deputati di Beppe Fioroni e il vicesegretario dem Lorenzo Guerini.
mc26 bacio craxi amato
In quell’area non tutti però sarebbero d’accordo. In primis i cosiddetti franceschiniani. Loro vorrebbero Pierlugi Castagnetti ma qualcuno rivela che lo stesso “Pierluigi si sarebbe detto d’accordo su Mattarella”. Il conto non torna e il sospetto è che i guastatori franceschiniani lavorino invece per il loro leader, oggi ministro della Cultura. In ogni caso la pancia moderata del Pd è eccitata come non mai da mercoledì scorso, giorno delle dimissioni di Napolitano. E in Transatlantico si è pure rivisto Enzo Bianco, sindaco di Catania.
I VELENI SUL FIGLIO E IL DERBY DELLA CONSULTA
DE GENNARO NAPOLITANO AMATO
A dimostrare che il nome di Mattarella sia una cosa seria è il fatto che cominciano a circolare le voci sul figlio Bernardo Sergio, professore di diritto amministrativo e soprattutto capo dell’ufficio legislativo del ministro alla Semplificazione Marianna Madia. Sul sito del dipartimento della Madia, Bernardo Mattarella ha un curriculum di ben 73 pagine ma questo non ferma le illazioni su consulenze e stipendio d’oro da più di centomila euro annui. Storie di Casta, di padre in figlio.
amato tennis
In ogni caso su Mattarella ancora non c’è una risposta definitiva di Silvio Berlusconi. E contro il siciliano c’è già il precedente del 2013. Sergio Mattarella fu infatti la prima scelta del Pd di Bersani. Solo dopo venne Franco Marini. Quando l’allora segretario democratico chiamò B., questi chiese e ottenne di incontrarlo.
L’impressione del Condannato non fu negativa: “Mi avevano detto che lei era peggio della Bindi ma ora che la conosco mi rendo conto che non è così”. Tuttavia non bastò e venne fuori Marini, poi fucilato dai franchi tiratori di Matteo Renzi, all’epoca minoranza. Il primo vero derby tra candidati si gioca nel recinto della Corte Costituzionale. Amato contro Mattarella. Il primo è favorito. Anche perché sarebbe una garanzia assoluta contro lo scioglimento anticipato delle Camere. Parola di Napolitano, senatore a vita.