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    C’ERA UNA VOLTA A ROMA –“IO E TOTTI ERAVAMO COME UNA COPPIA CLANDESTINA” – ALESSANDRO NESTA: IO CAPITANO DELLA LAZIO, LUI DELLA ROMA: IN QUESTA CITTA’ DOVEVAMO IGNORARCI, QUANDO ERAVAMO ALL’ESTERO CON LA NAZIONALE ANDAVAMO INSIEME A CENA, QUI NON POTEVAMO. E ALLORA LO DICO ADESSO, PERCHÉ ADESSO POSSO: FRANCESCO È AMICO MIO" - E POI RIVELA COSA ACCADDE NEL SUO GIORNO PIÙ DIFFICILE DA LAZIALE, IL DERBY PERSO 5-1 NEL 2002: "LA SOCIETÀ VOLEVA VENDERMI E IO...” – VIDEO


     
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    Stefano Agresti per il Corriere della Sera - Roma

    C' erano una volta - vent' anni fa, più o meno - due ragazzi romani, che erano campioni e amici. Un legame nato da bambini, quando giocavano uno contro l' altro e alla fine si abbracciavano: alla prossima. Ma non potevano dire di stimarsi, perché sarebbe scoppiato il finimondo.

     

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    «Io, Nesta, capitano della Lazio, amico di Totti, capitano della Roma: in questa città non era possibile, non sarebbe stato accettato. Così andavamo assieme all' estero, a giocare in nazionale, ma quando tornavamo a casa non potevamo vederci a cena». Un' amicizia clandestina, vietata dalla rivalità del campo. E rivelata in tutta la sua autenticità a distanza di tanti lustri, perché ormai non sono più ragazzi né calciatori. Nesta, oggi allenatore del Perugia, racconta: «A Roma dovevamo ignorarci, eppure ho sempre considerato Totti un grandissimo calciatore e un grandissimo ragazzo. E allora lo dico adesso, perché adesso posso: Francesco è amico mio».

     

    Nesta e Totti assieme hanno vinto un Mondiale, ma quel rapporto è molto più antico. E quando spunta un filmato un po' sfocato, nel quale si vede l' amico-avversario che gli fa passare la palla sulla testa - sono entrambi del '76, all' epoca avranno avuto dieci anni -, Nesta la butta sul ridere: «Non ho in mente quell' episodio. Anzi, forse non è mai esistito».

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    Con il Perugia, serie B, Nesta ha affrontato in amichevole la Lupa Roma, serie D, allenata da un altro campione del mondo romanista, Marco Amelia. E nell' occasione, a Radio Radio, ha svelato anche cosa accadde nel suo giorno più difficile da laziale, il derby perso 5-1 nel 2002:

     

    «La società voleva vendermi, me lo avevano detto e ripetuto; io volevo rimanere. E poi in quel periodo si parlava di tutto meno che di calcio: non prendevamo gli stipendi da sette mesi, ero capitano, i compagni venivano da me a lamentarsi. Così contro la Roma non ci ho capito nulla. Nell' intervallo ho detto: mi vogliono vendere?

     

    Allora mando tutto a quel paese. E sono uscito. Ho sbagliato, non lo rifarei».

     

    Ma a Roma sarebbe potuto tornare anche da calciatore nel suo ultimo anno milanese: «Se n' è parlato per un paio di giorni, poi il Milan ha preferito che rimanessi là e la Lazio non aveva tanta voglia di riprendermi».

     

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    Ma l' amore di Nesta per il biancoceleste è intatto: «Se dovessi allenare la Lazio vorrebbe dire che ho compiuto un percorso importante: è un traguardo. Inzaghi è bravissimo, la squadra è più o meno quella dello scorso anno: andare in Champions non è facile, ma possono riuscirci».

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