Yahya Sinwar is dead.
He was killed in Rafah by the brave soldiers of the Israel Defense Forces.
While this is not the end of the war in Gaza, it's the beginning of the end. pic.twitter.com/C6wAaLH1YW
— Benjamin Netanyahu - ?????? ?????? (@netanyahu) October 17, 2024
Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
IL PRESUNTO CADAVERE DI YAYA SINWAR
La Striscia di Gaza è a pochi chilometri […]. Sderot è stata per anni bersagliata dai razzi lanciati da Hamas, città della periferia quasi dimenticata, prima che questa guerra diventasse il centro del Paese da 377 giorni. È qui che il Likud ha deciso di organizzare una manifestazione, una festa per celebrare «la ricostruzione delle colonie».
Sarebbe lo slogan che le frange estreme nel governo di Benjamin Netanyahu ripetono da quando il territorio palestinese è stato ridotto in macerie […]. Eppure l’invito arriva anche dal partito del premier, qualche suo ministro parteciperà, oltre a una ventina di deputati.
itamar ben gvir e bezalel smotrich 8
Di sicuro ci saranno Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, i due leader dei coloni oltranzisti e messianici, che già nelle prime ore dopo l’annuncio dell’uccisione di Yahya Sinwar incitano «l’esercito a non rallentare le manovre». Anche Netanyahu avverte che la «guerra non è finita e Hamas non governerà mai più Gaza». […]
Così a chiedere un’intesa immediata che permetta «di riportare a casa gli ostaggi» è per ora solo Yair Lapid, il capo dell’opposizione. Pure Benny Gantz, l’ex capo di stato maggiore e che dovrebbe rappresentare il principale avversario di Netanyahu, avverte che «le truppe dovranno intervenire per anni a Gaza».
BENJAMIN NETANYAHU ANNUNCIA LA MORTE DI YAHYA SINWAR
Il primo ministro più longevo nella Storia del Paese […] non si presenterà lunedì mattina sotto la tenda costruita dai coloni a Sderot per celebrare Sukkot […] e dividersi — almeno sulla carta — i lotti di terreno dove ristabilire gli insediamenti evacuati nel 2005 da Ariel Sharon.
Eppure non sembra ancora pronto a seguire il percorso indicato da Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence militare: «[…] Subito dopo la rappresaglia contro Teheran, Israele deve ottenere il ritorno degli ostaggi, dichiarare la fine della guerra e stabilire la nuova dottrina: non saremo disposti ad accettare organizzazioni terroristiche sui nostri confini. In Libano lo Stato deve riprendere il potere su tutte le zone, a Gaza si creerà un’amministrazione araba legata all’Autorità di Abu Mazen».
MEME SULLE UCCISIONI DI HANIYEH, NASRALLAH E SINWAR
È la via diplomatica che la Casa Bianca persegue da mesi. La morte di Sinwar rinforza le posizioni del presidente americano Joe Biden, che ancora una volta può mettere sulla scrivania di Netanyahu la possibilità di un accordo storico con l’Arabia Saudita.
Lo stesso premier israeliano ha nominato l’eventualità di un’intesa con il regno del Golfo davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite poche settimane fa. Senza però ricordare la clausola non negoziabile posta dai sauditi: la nascita di uno Stato palestinese
NETANYAHU
Stefano Mannoni* per Milano Finanza – www.milanofinanza.it
Il ministro della Difesa Guido Crosetto sembra essersi accorto solo ora che gli israeliani violano platealmente il diritto internazionale sparando a nemici, amici e neutrali senza farsi troppe domande.
Per carità, la convocazione dell’ambasciatore israeliano è stato un passo necessario per tutelare i caschi blu che stazionano al confine del Libano. Senonché tutta la platea di Stati che affollano l’assemblea generale dell’Onu e che protestano da mesi contro i massacri perpetrati dalle forze armate israeliane, potrebbero obiettare che quello italiano è un classico esempio della logica dei due pesi e due misure. Ossia: finché gli israeliani non toccano direttamente gli interessi dell’Occidente possono fare quello che vogliono.
Il paradosso Netanyahu
Eppure è un errore lasciare carta bianca a Benjamin Netanyahu. Per convincersene vale la pena leggere la batteria di articoli che l’autorevole Foreign Affairs ha dedicato recentemente alla questione israelo-palestinese. Il punto di partenza è rappresentato proprio dal paradosso Nethanyau, il quale è assolutamente impopolare, pur conducendo una politica militare molto popolare. Perché l’idea di una guerra permanente per abbattere, fino all’ultimo, i nemici di Israele non crea alcun disagio nell’opinione pubblica.
Ovviamente questo approccio iperbellicista è sbagliato poiché viene perseguito senza avere alcuna idea sul dopo. Dal momento che un dopo dovrà pure esservi. Le premesse per costruirlo certo sono fragili. La campagna condotta da Netanyahu per smantellare i pilastri dello Stato di diritto, a cominciare dalla liquidazione dell’indipendenza del potere giudiziario, ha sì mobilitato imponenti manifestazioni di protesta.
Ma sfortunatamente i liberali che le hanno ispirate e promosse, sono oggi di fronte a un dilemma: continuare nella rivolta sembrando poco patriottici o rinviare la questione a un momento più propizio. Che rischia di non venire mai, se Tel Aviv inanella una guerra dietro l’altra.
ARIEL SHARON IN VISITA ALLA SPIANATA DELLE MOSCHEE YAHYA SINWAR DA GIOVANE BENJAMIN NETANYAHU - MEME BY EDOARDO BARALDI l appello agli iraniani di benjamin netanyahu ariel sharon ariel sharon e yaffa yarkoni Yahya Sinwar - foto lapresse I SOLDATI ISRAELIANI DAVANTI AL CADAVERE DI YAHYA SINWAR A RAFAH BENJAMIN NETANYAHU ANNUNCIA LA MORTE DI YAHYA SINWAR