1. TELEVISIONE ATTACCO A MURDOCH VA IN ONDA «TUTTI CONTRO TUTTI»
Massimo Sideri per il "Corriere Economia - Corriere della Sera"
Tutto in Europa è iniziato in Gran Bretagna come un match apparentemente a due: British Sky Broadcasting, meglio nota come BSkyB, contro British Telecom. Il calcio della Regina è sempre stato un gioco maschio (non a caso gli inglesi sono molto forti anche nel rugby) e dunque nessuno si è scandalizzato più di tanto quando le due società se le sono date.
netflixCAMPO DI BATTAGLIA
Il gruppo di Rupert Murdoch qualche anno fa aveva iniziato a fare concorrenza all'operatore telefonico regalando ai propri clienti il servizio Adsl. Bt ha fatto due più due e ha concluso: se loro scendono in campo sull'accesso a Internet noi li placchiamo sui contenuti. Da qui il «tackle» di fine 2013 sugli stinchi di Murdoch con l'esclusiva triennale sulla Champions League strappata a BSkyB per 897 milioni di sterline. Peraltro secondo alcuni un gioco a somma zero visto che 900 milioni è anche la somma che l'operatore tv via satellite paga a Bt per l'affitto della banda.
Ora il tema è tutto qui: è una scaramuccia di Paese (per quanto miliardaria) o è il nuovo schema di concentrazione del settore in Europa? In altri termini: il futuro sarà di due o tre giganti che gestiranno la banda larga, le telefonate e anche i contenuti tv a pagamento (leggi lo sport e il cinema)?
Gli indizi che si possa trattare di un movimento più ampio e complesso non mancano: in Italia Mediaset Premium con una mossa indubbiamente a sorpresa è riuscita a strappare a Sky Italia la stessa esclusiva sulla Champions a partire dalla stagione 2015-16: 700 milioni di euro in tre anni. Una cifra che colpisce ancora di più guardando al bilancio di Mediaset Premium in rosso per 60 milioni di euro secondo gli ultimi dati noti.
Certo, Mediaset è un broadcaster puro, ma la vittoria ha subito risvegliato le ipotesi di una newco italo-spagnola dove, guardacaso, compare Telefonica, azionista di controllo di Telecom Italia. Mediaset ha una partecipazione del 22% di Canal Plus, la ex Digital Plus, società di cui sono azionisti anche Telefonica con il 22% e Prisa con il 56%.
LACHLAN RUPERT E JAMES MURDOCH ALLA SUN VALLEY CONFERENCEIl grosso investimento di Mediaset ha alimentato l'idea che esista già un accordo con un nuovo partner industriale con cui dare concretezza alla newco (Al Jazeera?). E a questo punto molto fa pensare che la dote di Mediaset nella nuova società possa essere il 22% di Canal Plus e Mediaset Premium. I giochi dunque si sono spostati dalla Gran Bretagna alla Spagna dove tutti ora attendono le prossime mosse.
LE TELECOM
Nel frattempo gli altri operatori non stanno certo a guardare. Vodafone lo scorso giugno ha speso oltre 10 miliardi di dollari per acquistare il più grande operatore tv via cavo della Germania, Kabel Deutschland Holding. E solo poche settimane fa il gruppo inglese ha presentato un'offerta per acquisire l'operatore via cavo spagnolo Ono dai fondi di private equity che lo controllano, Providence Equity Partners, Thomas H. Lee Partners, Ccmp Capital Advisors e Quadrangle Capital. La partita è ancora aperta visto che Ono ha confermato la propria volontà di andare in Borsa, ma secondo molti l'annuncio corrisponderebbe a un tentativo di alzare l'offerta.
In questo caso la sovrapposizione delle due industry è quasi incidentale: la tv via cavo è da 15 anni un concorrente dei fornitori di broadband, tanto che nei Paesi dove è presente, come gli Stati Uniti, la loro presenza ha funzionato da volano nella diffusione di Internet.
Ma la sostanza non cambia. Altro Paese, il Portogallo, altro esempio: Portugal Telecom possiede già tutti i diritti televisivi dello sport a partire dal calcio. Anche se li rivende ai vari operatori presenti sul mercato.
Infine non va dimenticata l'esperienza, seppure non positiva, di Telecom Italia Media, la società di Telecom Italia che fino allo scorso anno possedeva «La7.». Il canale è stato ceduto a Urbano Cairo anche se Telecom Italia Media ha mantenuto i Mux. Ma l'esperimento telecomunicazioni-tv generalista non ha funzionato.
OLTREOCEANO
A guardare Oltreoceano il destino delle due industrie è segnato: con l'operazione da 42 miliardi di dollari Comcast- Warner Bros Cable nascerà il più grande operatore di tv a pagamento e servizi broadband. A giudicare da questo Internet e tv a pagamento sono ormai instradati verso una convergenza strutturale che potrebbe modificare definitivamente il panorama mondiale.
Anche perché il vero nemico si chiama Over The Top: Amazon, Netflix, Hulu sono solo i principali esempi di aziende che usano la banda solo come canale di passaggio catturando clienti e margini con la vendita dei contenuti.
D'altra parte, anche se nessuno lo ricorda, il primo esperimento fu fatto proprio negli Stati Uniti prima del 2000 niente poco di meno che dalla Enron: la società collassata poi in uno dei più grandi crac di Wall Street pensò a un certo punto di usare la banda in eccesso degli americani per portare i film di Blockbuster sulla Rete. Tutte e due le società sono poi miseramente fallite. Ma, evidentemente, l'idea era buona.
2. LA RISPOSTA DELLO SQUALO PIÙ POTERE ALLA FIGLIA LIZ PER TORNARE PROTAGONISTA
Maria Teresa Cometto per il "Corriere Economia - Corriere della Sera"
Questo compleanno sarà speciale per Rupert Murdoch. Il magnate australiano dei media compie 83 anni l'11 marzo, proprio il giorno in cui riceverà l'Oscar della Tv americana: a Los Angeles l'Accademia della televisione lo premierà - insieme a Jay Leno e ad altri cinque personaggi del piccolo schermo - perché «la sua carriera ha avuto un impatto significativo sul mezzo».
telefonicaNel 1986 Murdoch infatti sfidò le tre reti dominanti negli Usa - Abc, Cbs e Nbc - creando Fox e lanciando programmi innovativi: dai cartoni animati The Simpson ('89) alla più recente serie thriller 24 (2001). Poi nel '96 sfidò Cnn con Fox News, diventando leader negli ascolti fra i canali di sole notizie.
SENZA WENDI
Ma i festeggiamenti saranno turbati da più di un'ombra, perché il riconoscimento arriva in un momento molto delicato nella vita di Murdoch e per l'impero multimediale che lui cominciò a costruire 60 anni fa, comprando l'editore australiano News Ltd.
Sul piano personale è ancora aperta la causa di divorzio dalla terza moglie, Wendi Deng, avviata lo scorso giugno; i rapporti con i figli possibili eredi dell'impero sono complessi e molti si chiedono se l'ultraottuagenario abbia ancora la forza di guidare un business in un settore dove la competizione è sempre più accanita. Sul piano aziendale, le due società in cui Murdoch è stato costretto a dividere il suo gruppo lo scorso 28 giugno - sull'onda dello scandalo delle intercettazioni telefoniche dei suoi cronisti d'assalto in Gran Bretagna -, hanno mostrato un netto calo dei profitti nell'ultimo bilancio trimestrale, quello chiuso a fine 2013, e hanno di fronte decisioni difficili da prendere.
CALI DI CARTA
News Corps, la società che comprende la divisione giornali - dal Wall Street Journal e New York Post al Sun e Times di Londra -, i servizi d'informazione del Dow Jones e la divisione libri con HarperCollins, ha realizzato un fatturato del 4% inferiore rispetto allo stesso periodo di un anno prima e profitti piatti.
I mali della carta stampata sono noti, dal continuo calo delle copie vendute al crollo delle entrate pubblicitarie e hanno un effetto serio soprattutto sul tabloid New York Post , che secondo alcune stime perde 60 milioni l'anno, mentre il quotidiano del gruppo in miglior forma è il Wsj , n.° 2 per diffusione negli Usa (2,2 milioni di copie), con una forte base di abbonati digitali (circa 900 mila).
La strategia dell'amministratore delegato Robert Thomson - uno dei pochi amici «stretti» di Murdoch, con il quale condivide l'esser nato in Australia l'11 marzo, ma 30 anni dopo, e l'aver sposato una cinese - era quella di compensare la crisi dei giornali con un aumento degli affari nella fornitura di dati e analisi ai clienti istituzionali (banche e finanziarie). Len Fenwink, ceo di Dow Jones dal 2012, doveva implementare questa politica facendo concorrenza a Bloomberg (di cui era stato manager), ma non ci è riuscito e ha perso il posto il mese scorso. Anche il business fino a ieri fiorente, la tv e il cinema, accorpato nella 21st Century Fox, sta perdendo i colpi.
FLOP AL CINEMA
Il sessantenne responsabile operativo Charles Carey ha ammesso di essere «deluso» dai risultati dell'ultimo trimestre 2013 - con profitti in calo dell'11% nonostante l'aumento del 14,7% del fatturato - e di avere davanti «serie sfide». Sul fronte televisivo il problema sono i crescenti costi nella creazione di contenuti originali e nell'acquisizione dei diritti alle dirette degli eventi sportivi, mentre i programmi di punta di Fox, XFactor e American Idol hanno un'audience - e quindi introiti pubblicitari - in netto declino.
E incalzano nuovi concorrenti come Netflix, il servizio di video online che ha iniziato a produrre film e telefilm in proprio e sta guadagnando rapidamente abbonati (a 7,99 dollari al mese) che smettono di pagare il canone della tv via cavo o satellite.
Sul fronte del cinema, 20th Century Fox non ha prodotto film campioni d'incasso al botteghino la scorsa stagione natalizia. Murdoch cercherà di apparire in grande forma alla festa dell'11 marzo, per convincere pubblico e azionisti di avere ancora davanti a sé - come ha dichiarato -15 solidi anni di attività a capo del suo impero, di cui conserva la carica di ceo per 21st Century Fox e presidente esecutivo di News Corp.
Dalla sua ha i geni: mamma Elizabeth è morta nel 2012 a 103 anni. Ma dietro lui scalpitano i figli: il 41enne James, ex capo della controllata britannica di News Corp durante lo scandalo nel 2011, cerca di aumentare il suo potere in 21st Century Fox dove è vice capo operativo; il 42enne Lachlan se n' era andato sbattendo la porta nel 2005 ma potrebbe tornare come co-presidente di News Corp; e la 45enne Elizabeth, produttrice televisiva di grande successo in Gran Bretagna, è considerata da molti la «vera erede», destinata a soppiantare il fratellino James. Fra le mosse a sorpresa che quest'anno Murdoch potrebbe fare c'è, secondo il suo biografo Michael Wolff risposarsi per dare il messaggio che è pronto a ripartire.