1 – NETFLIX ENTRA NELL’ANICA
Gloria Satta per “il Messaggero”
REED HASTINGS NETFLIX
C'è stato un intenso lavoro diplomatico iniziato un anno fa con l'incontro avvenuto a Roma tra il fondatore di Netflix Reed Hastings e il presidente dell'Anica Francesco Rutelli. E ieri il colosso dello streaming (che durante il lockdown ha visto aumentare di ben 16 milioni il numero di abbonati nel mondo arrivando a quota 183) ha chiesto di aderire proprio all'Anica, l'associazione che da un settantennio raggruppa in Italia le industrie del cinema e dell'audiovisivo.
LO SBARCO
Si tratta di un evento storico in linea con i tempi che stiamo vivendo: prende corpo mentre il cinema viene messo in ginocchio dalla pandemia, l'Oscar ammette per la prima volta in gara i film destinati allo streaming (in teoria solo per quest'anno di crisi, ma sarà difficile tornare indietro), il consumo di prodotti audiovisivi on line registra un'impennata dovunque complice il confinamento. E, proprio a Roma, si attende lo sbarco della stessa Netflix con uomini, progetti e capitali, cioè 200 milioni da investire nella produzione di film e serie in 3 anni.
curon netflix
Un segno ulteriore della centralità della Capitale nel mondo dell'audiovisivo, del suo primato nel cinema indiscusso fin dai tempi gloriosi della Hollywood sul Tevere. Per definire la data dell'ingresso di Netflix e presentare ufficialmente la sua sede si attende la fine dell'emergenza sanitaria. Intanto ferve il lavoro e tra i nuovi progetti in cantiere figurano Suburra 3, Baby 3 e Curon, un supernatural drama ambientato in Alto Adige. (…)
2 – RUTELLI: NETFLIX ENTRA IN ANICA PERCHÉ VUOLE ESSERE UN PO’ ITALIANA
Gianmaria Tammaro per www.lastampa.it
suburra la serie 3
"Francesco Rutelli, presidente di ANICA, l’associazione nazionale delle industrie cinematografiche dell’audiovisivo, ripete spesso che la definizione di film, così com’è prevista oggi dalla legge, è una definizione in continua evoluzione: «e quello che conta, ora, è muoversi insieme». Proprio ieri è stato annunciato l’ingresso di Netflix in ANICA. Ed è stato un momento piuttosto significativo perché, come spiega anche Stefano Ciullo, direttore relazioni istituzionali per l’Italia del servizio streaming, «si inserisce in modo naturale nel percorso di dialogo aperto da tempo con l’associazione, e nel processo di radicamento di Netflix nell’ecosistema creativo italiano».
francesco rutelli foto di bacco (2)
«La storia di ANICA – dice Rutelli – inizia 75 anni fa. E si è sempre misurata con vari cambiamenti: dalla televisione all’home video fino al digitale e allo streaming. In ANICA convivono diverse anime e diverse realtà. Recentemente, sono entrate Chili e TimVision, Turner e VIACOM. Insomma, ANICA è una piattaforma con più propositi, che prova a incarnare in pieno l’essenza dell’audiovisivo italiano. Ci sono anche aziende che producono contenuti brevi e che lavorano con la realtà virtuale. Era abbastanza ovvio che a un certo punto sarebbe arrivata anche Netflix».
Quando avete cominciato a parlarne?
reed hastings
«Prima di questa crisi. Quasi un anno fa. Ho incontrato alcuni dei loro dirigenti quando sono venuti in Italia. Ho parlato con Reed Hastings, CEO e co-fondatore, e nei prossimi giorni parleremo con i responsabili dei contenuti mondiali ed europei. Questa è la prima volta, in Europa, che Netflix entra in un’associazione come ANICA. Negli Stati Uniti, fa parte della MPAA (Motion Picture Association of America, ndr)».
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Fino a qualche anno fa, c’è stato un atteggiamento diverso nei confronti di Netflix.
cinema 4
«L’emergenza attuale rende il gioco di squadra, il dialogo, ancora più importanti per tutti. Dobbiamo chiaramente agire nell’interesse italiano, e oggi, a mio avviso, abbiamo due tipi di problematiche».
Ovvero?
«Una è la dimensione. Le nostre imprese sono creative, capaci, dinamiche, sempre pronte ad adattarsi. Ma sono anche delle imprese piuttosto piccole nel mercato internazionale. E dobbiamo stare molto attenti a come ci muoviamo».
E l’altra problematica?
suburra 2 3
«C’è una realtà drammatica per il lavoro, che riguarda migliaia di figure professionali. In queste settimane, sto seguendo da vicino la crisi che stanno attraversando le sale e gli esercenti. Si avverte la necessità di un investimento nella filiera italiana: dal momento autoriale all’uscita al cinema, passando per le varie trasformazioni di cui anche Netflix fa parte».
Perché prendere questa decisione adesso?
«Perché Netflix ha capito l’importanza di essere sia internazionali sia locali, stando attenti alle necessità di ogni mercato. Ha un numero considerevole di abbonati e ha anche una domanda di contenuto italiano a cui rispondere. C’è una sorta di responsabilità, se vuole: e Netflix vuole essere un po’ italiana».
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L’ingresso in ANICA, però, porta anche degli oneri.
«C’è una normativa, in Europa e in Italia, a cui chiaramente si devono uniformare. E credo che ci sia anche l’interesse di essere accolti bene da tutti, non solo dal pubblico».
Per partecipare ai David di Donatello, è richiesto il passaggio nei cinema. Ci saranno modifiche al regolamento, secondo lei?
«Lo discuteremo insieme, è questa la vera novità. In base alla legge, la definizione di film è una definizione in continua evoluzione. E quindi sono prese in considerazione diverse modalità distributive, come l’uscita evento di tre giorni».
francesco rutelli foto di bacco
Al centro, però, rimane sempre la sala.
«Nell’emergenza, noi vogliamo assolutamente tutelare l’esercizio. È troppo importante, e non vogliamo assolutamente abbandonarlo. Dobbiamo sostenere la fruizione in sala. Rischiamo di vedere alcuni cinema chiudere per sempre».
E che cosa si sta facendo, ora, per ripartire?
«L’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema, ndr) sta lavorando attivamente per la creazione di un programma di ripresa per quest’estate, con l’apertura di arene all’aperto. E noi siamo dalla loro parte. Così come siamo parte del tavolo del cambiamento e dell’evoluzione dell’industria dell’audiovisivo».
Gli esercenti come hanno preso la notizia dell’ingresso di Netflix in ANICA?
reed hastings 2
«Sanno che fanno parte di un processo in cui è importante lavorare insieme, stando allo stesso tavolo».
Crede che le risorse introdotte dal governo, come quelle del Cura Italia, siano sufficienti per affrontare la crisi del settore?
«È un inizio. È chiaro che serviranno anche investimenti importanti sul sistema produttivo, che speriamo vengano attivati presto. Altrimenti c’è il rischio che la crisi delle imprese e il dramma sociale creino una situazione davvero ingestibile. Ma il ministro Franceschini ne è sicuramente consapevole; si è occupato spesso e a lungo di queste materie».
cinema drive in
In questi giorni, si è parlato anche del ritorno dei drive in.
«Il tema dei drive in è suggestivo, ed è già interessante che se ne parli. Sono chiaramente molto più complessi da organizzare, tra motori accesi, spenti, bluetooth. Il vero argomento, però, è se l’accordo tra ANICA e ANEC permetterà di avere per i prossimi mesi un’effettiva programmazione».
E lo streaming?
«Ci sono una serie di film, usciti on demand o in streaming, che abbiamo chiesto al Ministero di riconoscere per l’eleggibilità ai contributi statali. Ovviamente rimanendo in una cornice molto rigorosa, inquadrata nel momento emergenziale, e tenendo aperta la possibilità, poi, di recuperarli. Ma quello che serve, ora, è far ripartire le produzioni, perché a breve avremo una mancanza di contenuti»."
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3 – “IL MERCATO DEL CINEMA NON CAMBIA, MA DEVE DIVENTARE SANO”
Gianmaria Tammaro per www.lastampa.it
"Ieri Netflix è entrata ufficialmente a far parte dell’Associazione Nazionale delle Industrie Cinematografiche dell’Audiovisivo (ANICA). Francesco Rutelli , il presidente, ci ha raccontato come e perché è stata presa questa decisione. Oggi ne abbiamo parlato con Mario Lorini, presidente dell’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema, ndr), che nel corso degli anni è stata una delle realtà più critiche nei confronti del servizio streaming. «È sicuramente un argomento che può creare fraintendimenti e discussioni – dice –. È una piattaforma internazionale che viene nel nostro mercato e che segue regole spesso diverse».
MARIO LORINI
Non sembra, però, che la cosa vi abbia particolarmente turbati.
«La filiera cinematografica, non da ora, ma da almeno un anno e mezzo, sta lavorando in modo molto unito. Con il progetto Moviement siamo riusciti a recuperare l’anno 2018, abbiamo rimesso in fila l’estate cinematografica, che da noi era la peggiore di tutta Europa. Abbiamo cominciato a riorganizzare il lavoro fatto durante l’anno con la distribuzione dei film. E abbiamo avuto il miglior risultato europeo, in termini di incremento, per la stagione 2018-2019».
E poi?
«E poi è arrivata questa pandemia. E l’unione che avevamo allora si dimostrerà ancora più necessaria adesso. È evidente che alcune cose sono andate avanti. In ANICA sono presenti diverse realtà e diverse piattaforme».
Al di là di tutti i discorsi, l’ingresso di Netflix in ANICA rappresenta un precedente importante.
cinema 6
«Personalmente, spero che dimostri la sua capacità di rapportarsi con gli altri. E direi che questo è l’obiettivo comune».
Cioè?
«In questi giorni, è stata ribadita con chiarezza una cosa. La sala cinematografica rimane il centro della nostra industria. In un periodo come questo, con la chiusura forzata dei cinema, la filiera ha trovato un punto di contatto e metodi alternativi di distribuzione. Ma attenzione, e questo lo ripeterò sempre: è un’eccezione, non la regola».
E come si inserisce, in questo ragionamento, Netflix?
«Il suo arrivo fa parte di un quadro più ampio, in cui ognuno può agire liberamente seguendo i suoi obiettivi, ma sempre tenendo fermo quello che è l’interesse comune. Il mercato sta cambiando e non ha senso ignorarlo. Ma deve rimanere sano per tutti».
BABY LA SERIE DI NETFLIX SULLE ESCORT DEI PARIOLI
In che modo?
«Non c’entra solo la sala; c’entra la salute dell’intera industria. E oggi tutti sanno che un’opera cinematografica ha bisogno del passaggio al cinema. Perché è un momento che aiuta anche le fasi successive della sua vita distributiva».
Ma voi sapevate di questo avvicinamento tra ANICA e Netflix?
«Certo. E sono sicuro, ora, che Netflix si muoverà come tutti gli altri membri. Quello che conta è continuare a parlare».
MARIO LORINI
Quando al cinema – e in streaming, lo stesso giorno – arrivò “Sulla mia pelle”, i toni furono molto diversi.
«Lì ci fu un accavallamento, e un tema che non era mai stato affrontato prima si impose improvvisamente con forza. E così alcuni passaggi fondamentali vennero saltati. Ma è una cosa che può succedere».
Le regole dovranno cambiare.
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«Se la sala rimane centrale, dovrà esserlo anche per le realtà come Netflix. Come avrà visto, anche con alcuni suoi film sono state adottate modalità distributive diverse. Ma sono casi isolati, che forse tra qualche anno saranno oggetto di studio».
Quindi, oggi, non c’è contrarietà.
«Il passato è il passato. E non è stata solo l’Italia a fare barricata, come dice lei, con Netflix. È stato il cinema inteso come mercato mondiale».
Negli Stati Uniti, alcune catene cinematografiche hanno reagito malamente alla distribuzione diretta on demand. Secondo lei, è una cosa che può succedere anche qui?
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«In Italia cerchiamo di essere un piccolo modello. Nella nostra situazione, i film usciti in streaming e on demand non sono stati ostacolati. Abbiamo capito la situazione, e abbiamo capito le necessità di tutti. Resiste un clima di collaborazione».
Con quali risultati per gli esercenti?
«Una piccola parte dei ricavi della vendita di questi film, per questo momento eccezionale, andranno anche all'esercizio. Quindi, come vede, abbiamo trovato un’intesa».
Come vi state preparando alla Fase 2?
«Il settore del cinema si muoverà compatto con un progetto per la ripartenza. Chiaramente rispettiamo le decisioni del governo e le valutazioni del comitato scientifico. Ma mentre aspettiamo di sapere cosa succederà, stiamo elaborando una proposta concreta per il cinema d’estate».
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In che cosa consiste?
«Da fine giugno, ci piacerebbe aprire arene all’aperto per riavvicinare gli spettatori e tornare a proiettare film. Ovviamente, e questo è importante sottolinearlo, seguendo sempre le regole e le direttive per la sicurezza di tutti. ANEC e ANICA sono i promotori, ma saranno coinvolti anche l’Accademia dei David di Donatello, l’associazione nazionale dei Comuni e il Ministero dei beni culturali».
Come valuta le misure studiate dal governo? Sono sufficienti?
«Abbiamo già dichiarato la nostra emergenza. Più di 4000 sale cinematografiche sono ferme da più di due mesi e mezzo. In questo momento c’è un rapporto di fiducia. Se i fondi non basteranno, il Ministero farà sicuramente il massimo per introdurre nuovi aiuti».
Il settore soffre.
«In queste settimane, abbiamo perso 125 milioni di incassi e 20 milioni di biglietti. Il dato c’è. Speriamo che i provvedimenti che verranno presi saranno pensati sulle necessità delle singole imprese, di quello di cui hanno realmente bisogno».
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Giorni fa, il presidente Leone ha detto che sul tavolo ci sono anche rimborsi per i mancati incassi.
«È una delle cose che confidiamo ci saranno».
Lei che cosa pensa della possibilità di riaprire i drive in?
«In Italia non c’è più una tradizione di drive in. Sul territorio nazionale ce ne sono tre o quattro. Nel nostro progetto di ripartenza sono previste le arene, perché sono spazi all’aperto. Come fa una persona, dopo mesi di isolamento, ad uscire e a chiudersi in auto? E non dimentichiamoci un’altra cosa: sta arrivando il caldo, le macchine nei drive in devono rimanere spente, e non ci sarà aria condizionata»."