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    IL CINEMA E’ DAVVERO MORTO: ORA NETFLIX PRODUCE PELLICOLE BLOCKBUSTER - SULLA PIATTAFORMA USA ARRIVA IL FANTA-ACTION “BRIGHT” CON WILL SMITH - UN POLPETTONE DA 90 MILIONI DI DOLLARI CON ORCHI, ELFI, GANG E MESSICANI - VIDEO


     
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    Gianmaria Tammaro per “la Stampa”

     

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    È la solita storia: poliziotti buoni contro poliziotti corrotti, gang e criminali, una setta che cospira contro tutto e tutti, e due eroi poco eroici destinati a salvare la situazione. Quello che però rende diverso Bright, disponibile da oggi in streaming, è la magia. Perché è un poliziesco ma anche fantasy.

     

    Perché uno dei due protagonisti è un orco, interpretato da un Joel Edgerton irriconoscibile, e l' altro, faccia e voce di Will Smith, è un umano. Perché la setta dei cattivi è composta da elfi e nelle gang ci sono messicani e orchi. E perché ad essere in pericolo non è solo la città di Los Angeles, dove il film è ambientato, ma il mondo intero.

     

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    L'idea di Max Landis, figlio di John, e di David Ayer, qui regista, è un' idea ambiziosa. E lo è soprattutto perché Bright nasce come film per il piccolo schermo, prodotto e distribuito da Netflix, con un budget di (oltre) 90 milioni di dollari. È un blockbuster. In tutto e per tutto. Un action pieno di sparatorie, che punta (poco) sulla sceneggiatura e che si affida (quasi) completamente ai suoi due attori principali.

     

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    Non è la prima volta che Netflix produce film. Ci sono altri esempi del genere, come Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, costato circa 6 milioni di dollari, Okja di Bong Joon-ho, oltre 50 milioni di budget, e come War Machine , co-prodotto dalla Plan B di Brad Pitt per 60 milioni di dollari. Poi ci sono i film come Mudbound , disponibile solo su Netflix, candidato ai Golden Globe nella categoria «miglior attrice non protagonista» per l' interpretazione di Mary J. Blige, e completamente diverso da Bright .

     

    Perché più piccolo, perché racconta una storia più drammatica, che fotografa gli Stati Uniti del secondo dopoguerra, e perché risponde a un' altra necessità: quella di partecipare alla stagione dei premi. Anche a discapito delle visualizzazioni.

    Netflix, insomma, si riorganizza. Non solo serie tv, ma anche film. Non solo piccole produzioni indipendenti, sfornate dal Sundance Film Festival, ma anche produzioni originali, costose, su cui investire tutto - anche la propria credibilità. E non è la sola.

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    Anche Amazon, per citare uno dei competitor più importanti, sta investendo tanto nel cinema. Tutti i film di Woody Allen, dopo la sua serie Crisis in Six Scenes , sono prodotti e distribuiti da Prime Video.

     

    Che però, al contrario di Netflix (e di altre major cinematografiche che vogliono finestre sempre più corte per la distribuzione in home video), continua a programmare uscite in sala.

    Sono due approcci diversi ma con un obiettivo comune: essere protagonisti. Controllare il mercato. Riscriverne, anche se solo in parte, le regole. Con una differenza fondamentale: il pubblico di riferimento.

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    Per Netflix restano i suoi abbonati. Se produce nuove serie e nuovi film, è per averne sempre di più. E se ne vuole avere di più, è per poter produrre nuove serie e nuovi film. Un circolo vizioso. Prime Video, invece, mantiene una linea ibrida. Il suo pubblico non è solo quello che guarda film e serie da casa. Ma anche quello che va al cinema e che paga il biglietto.

     

    Per Netflix il piccolo schermo (che non è solo quello del televisore) resta l' unico riferimento. Bright è una prova. L' ennesima e più costosa. Fa da apripista a un altro film, The Irishman di Martin Scorsese (qui il budget è di circa 120 milioni di dollari), e testa l' elemento «celebrità»: si è puntato tutto su Will Smith, sul suo carisma, sulla sua riconoscibilità e anche sul suo pubblico. Quanto alla fine ne guadagnerà, resta da vedere: come tutte le rivoluzioni c' è bisogno di tempo per valutare effetti e conseguenze.

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