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    NETFLIX SALVERÀ IL CINEMA O LO DISTRUGGERÀ? – I PRODUTTORI GLI FANNO LA GUERRA, CANNES LO BANDISCE DAL CONCORSO: LA STRATEGIA DELLA PIATTAFORMA CON L’USCITA ANTICIPATA SULLE SALE E POI SUL SERVIZIO STREAMING – INTANTO OGGI ARRIVA ONLINE “BANDERSNATCH”, IL FILM INTERATTIVO DELLA SERIE “BLACK MIRROR”, IN CUI SONO GLI SPETTATORI A DECIDERE COSA SUCCEDERÀ – VIDEO


     
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    1 – HOLLYWOOD AL TRAMONTO IL CINEMA SI FA SU NETFLIX

    Ernesto Assante per “la Repubblica – Affari e Finanza”

     

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    C' è una parola inglese che viene usata spesso per spiegare quello che sta accadendo nel passaggio tra mondo analogico e mondo digitale: disruptive. Le aziende più importanti della nuova era sono state quelle maggiormente disruptive, che hanno cioè "disturbato, disgregato" il vecchio mondo.

     

    È quello che ha fatto Napster all' inizio della sua storia nel mondo della musica, è quello che ha fatto Apple con l' industria discografica con iTunes, è quello che ha fatto Amazon con il commercio, quello che ha fatto Airbnb con gli alloggi, Hbo con la televisione, YouTube, Google, Facebook, Twitter e l' elenco potrebbe continuare a lungo.

     

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    Ma l' azienda che, nel mondo dello spettacolo, è quella vista come quella più disruptive è Netflix, che con il suo modello di business sta minando alle basi il potere e il mercato delle major cinematografiche hollywoodiane. Il New York Times qualche giorno fa ha pubblicato un pezzo sulla sua prima pagina per segnalare come l' azienda di Reed Hastings, dopo aver "disgregato" il mercato del noleggio delle videocassette spedendole a casa, e subito dopo aver mandato i videoregistratori e i lettori Dvd dai rigattieri rivoluzionando il consumo casalingo di vecchi film, dopo aver attaccato il mercato televisivo con una campagna produttiva talmente ampia e di qualità da averle fatto guadagnare la straordinaria cifra di 112 nomination agli Emmy Awards, gli Oscar della tv, stia spingendo l' acceleratore verso la disgregazione anche del mercato cinematografico.

     

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    Quello di Netflix è un attacco in grande stile, una guerra che, dopo alcune scaramucce nello scorso anno, ha preso corpo per la prima volta pochi mesi fa al festival di Cannes (dove i film prodotti da Netflix non sono stati accolti in concorso) e che da ottobre è arrivata nelle nostre strade, quelle dove ci sono i cinema.

     

    Fino ad oggi Netflix ha sostanzialmente bypassato le sale cinematografiche, proponendo le sue produzioni solo nel proprio servizio online, come avviene per le serie, limitandosi a qualche proiezione simultanea in alcuni piccoli cinema di New York e Los Angeles, giusto per permettere ai suoi film di partecipare alle selezioni degli Oscar.

    cuaron roma cuaron roma

     

    Adesso, però, la sua strategia è cambiata e per tre delle sue nuove produzioni l' uscita è avvenuta prima nelle sale cinematografiche e poi sul servizio streaming. È il caso di "Roma", di Alfonso Cuaron, ma anche di "La ballata di Buster Scruggs" dei fratelli Cohen e di "Bird Box", diretto da Susan Bier e interpretato da Sandra Bullock.

     

    Gli esercenti, i gestori delle sale cinematografiche, ovviamente non hanno gradito, e sia "Roma", che gli altri film hanno avuto difficoltà a trovare delle sale che volessero offrire la visione, ma la strategia di Netflix è ormai chiara: "disgregare Hollywood", il vecchio sistema delle major, il concetto stesso di cinema in sala.

     

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    E sono già in molti a sostenerli. Martin Scorsese è di quelli che ha accolto i nuovi pretendenti al trono di Hollywood con interesse, il suo prossimo film "The Irishman" con Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, ha già trovato casa da Netflix: «Io, ma anche i fratelli Cohen, Cuaron, Tamara Jenkins, continuiamo a fare film come esperienze da grande schermo», ha dichiarato Scorsese al New York Times.

     

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    «Netflix, comunque, ci porta anche nelle sale. La cosa più importante è, però, che Scott e il suo team ci fanno fare i nostri film in un posto dove ci sono il rispetto e l' amore per il cinema, il che per noi è tutto". "Scott" è Scott Stuber, il responsabile delle produzioni cinematografiche di Netflix, l' uomo che ha messo sotto contratto non solo alcuni grandi registi come Steven Soderbergh, Guillermo del Toro, e un campione d' incassi come Michael Bay, ma anche un bel pacchetto di star, come Eddy Murphy, Meryl Streep, Dwayne Johnson, Kurt Russell, Andy McDowell, solo per citarne alcune.

     

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    La divisione cinematografica diretta da Stuber lavora per realizzare 55 film all' anno, che arrivano a 90 con i documentari e i cartoni animati, mentre una major come la Universal ne mette in circolazione una trentina.

     

    «Noi stiamo cercando di costruire studios che siano eccitanti per gli artisti», ha detto Stuber. Se tutto questo è vero per il cinema d' autore, lo è anche per la commedia, non solo quella internazionale: il film di Natale di Carlo Vanzina e Marco Risi, "Natale a 5 Stelle", con Massimo Ghini, quest' anno nelle sale non c' è proprio arrivato, è approdato direttamente sulla piattaforma in streaming.

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    Netflix aveva esordito sul mercato italiano qualche mese fa con "Rimetti a noi i nostri debiti", diretto da Antonio Morabito, con Marco Giallini e Claudio Santamaria: «Tra la sala e la distribuzione in 190 Paesi non ho dubbi», ha detto Morabito. C' è amore per il cinema ma anche numeri: Netflix ha 137 milioni di abbonati nel mondo, 7 milioni arrivati solo nel terzo trimestre dell' anno, e la cifra totale dei nuovi abbonati per il 2018 dovrebbe stare poco sotto ai 30 milioni.

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    L' utile netto è quasi triplicato quest' anno, arrivando a 384 milioni di dollari e i ricavi sono cresciuti del 34% arrivando a 4 miliardi di dollari. A Netflix vanno aggiunte le altre piattaforme di streaming, quelle planetarie come Amazon Prime Video e quelle locali: Tim Vision, Infinity di Mediaset, Now Tv di Sky, più piccoli come Chili.

     

    Secondo EY gli utenti dei servizi di streaming in Italia superano i 5 milioni, sono raddoppiati in un anno e visto che con un singolo abbonamento si possono avere diversi utenti collegati, gli spettatori arrivano a 8,3 milioni.

     

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    I ritmi di crescita sono tali da rendere ipotizzabile un pareggio la pay tv, malgrado i collegamenti in banda larga non siano diffusi. Giocano un grande ruolo smartphone, tablet e computer, che però hanno schermi di dimensioni ridotte, difficili per il cinema, come ha sottolineato Steven Spielberg, che considera Netflix un servizio televisivo e non cinematografico.

     

    L' obbiettivo di Stuber sono gli Oscar, che darebbero alle sue produzioni lo status necessario per respingere le critiche e affermarsi non solo nel nuovo mondo digitale ma tra gli studios, costringendo anche il cinema a cambiare pelle.

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    «La sala resterà sempre per l' esperienza comunitaria del cinema - dice Martin Scorsese - ma che tipo di esperienza sarà? Il grande schermo per noi è ancora quello dei western e di Lawrence d' Arabia, l' esperienza speciale di vedere "2001 Odissea nello spazio" nel 1968 o quella di vedere "La donna che visse due volte" in VistaVision. Ma quel cinema non c' è più».

     

    2 – BLACK MIRROR LO FAI TU

    Estratto del’articolo di Chiara Meattelli per “la Stampa”

     

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    Black Mirror spinge oltre le frontiere dello show televisivo e con Bandersnatch , disponibile su Netflix a partire da oggi, lancia il primo film interattivo. «È il nostro episodio più strambo, realizzarlo è stata una follia», rivela Charles Brooker, creatore della serie cult, durante un' anteprima alla sede Netflix di Los Gatos, California.

     

    Ambientato nella Londra degli Anni '80, protagonista del film è Stefan, inventore di un videogioco d' avventura: «Ma sarà poi lo spettatore da casa a giocare col telecomando, decidendo le azioni al suo posto. Un paradosso divertente, non crede?», dice Brooker, 47 anni, inglese.

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    «Tutte le mie sceneggiature partono da un assunto semplice che trovo divertente e nella stesura le rendo tutt' altro che spassose», rivela l' autore, poi paragona lo script di Bandersnatch a un cubo di Rubik. Concepito come uno speciale programmato per le feste e slegato dalla quinta stagione della serie, già confermata ma con data ancora da destinarsi, il film interattivo di Black Mirror è un' esperienza a dir poco intensa, non solo perché quando le opzioni compaiono sullo schermo si è chiamati a decidere velocemente senza possibilità di «pausa», ma anche per la natura stessa delle scelte. «Molte sono mirate a mettere lo spettatore a disagio».

     

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    (…) L' idea di un film interattivo è stata di Netflix, che prima di Bandersnatch si era lanciata in un progetto simile con lo speciale de Il Gatto Con gli Stivali Intrappolato in una Storia Epica. Ma un conto è realizzare un cartone per bambini e un altro produrre un vero film la cui storia può assumere milioni di soluzioni e finali diversi.

     

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    «La sfida più difficile è stata dare coerenza ai personaggi in ogni possibile permutazione di trama», ammette Brooker, che lo scorso maggio avrebbe inizialmente rifiutato la proposta. «Non ci sembrava possibile creare una storia che non sembrasse un espediente. Poi, settimane dopo, con grande irritazione, abbiamo avuto un' idea che sarebbe funzionata esclusivamente in quel formato e dall' eccitazione siamo passati in un istante a: ora dobbiamo farlo e sarà parecchio complicato».

     

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    Ci sono voluti quasi due mesi per girare ciò che Brooker definisce «un film bastardo, sperimentale e terribilmente affascinante». Videogioco o esperienza cinematografica?

    La linea è sottile e sorprende come due spettatori di uno stesso film possano qui trovarsi a fare i conti con due trame completamente diverse. «Se non sarete soddisfatti, potete sempre premere un pulsante e ricominciare d' accapo».

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