Estratto dell'articolo di Valerio Cappelli per il Corriere della Sera
ANNE SOPHIE MUTTER
La regina del violino Anne-Sophie Mutter ha deciso assieme ai Virtuosi della sua Fondazione di donare il compenso del concerto in programma domani al Ravenna Festival, unico in Italia, alla scuola comunale di musica «Sarti» di Faenza, colpita dall’alluvione. «Noi musicisti non possiamo solo metterci in relazione al passato, ma dobbiamo porci uno scopo nella società, assumerci delle responsabilità. Penso a Rostropovich, che diede asilo a Sacharov e in seguito fu espulso dalla Russia».
E sulla guerra dichiarata da Putin cosa possono fare gli artisti?
«Noi abbiamo una voce pubblica e di conseguenza delle responsabilità. Dobbiamo batterci per ciò che è giusto. Pensando all’Ucraina mi viene in mente la parola invasione, che detto da una cittadina tedesca ha una certa importanza. Dobbiamo parlare apertamente. Se vivi in Russia, dove la libertà non esiste e hai dei bambini, posso capire le difficoltà di prendere posizione per le conseguenze che subirai».
Anna Netrebko Putin
Ma cosa pensa della star Anna Netrebko, cresciuta con Gergiev, a cui le porte di tanti Paesi le si sono chiuse?
«Penso che abbia commesso un grave errore al tempo in cui si spese pubblicamente a favore della Crimea, al fianco dei separatisti filorussi. Nessuno glielo aveva chiesto, non era necessario e non posso approvare quella sua iniziativa. Perdonatemi ma sono abituata alla schiettezza».
A Ravenna, Anne-Sophie suonerà un pezzo di Joseph Boulogne, che divenne noto come il Mozart nero.
«La sua vita è stata appena raccontata nel film Chevalier. Intanto è una bella notizia che si parli di un violinista di colore, anche se nel film ci sono degli errori: è vero che era un figlio illegittimo di un nobile e di una schiava senegalese, ma non è vero che fu separato dalla madre. Malgrado tutti gli ostacoli e le battaglie, divenne un grande violinista».
ANNE SOPHIE MUTTER
Era nato nel 1745 in Guadalupa. Napoleone nel 1802 decise di riportare la schiavitù nelle colonie francesi, e ordinò la proibizione della musica di Joseph Boulogne, che fu distrutta e dimenticata. «Qualcosa è rimasto: io suonerò il Concerto op 5 n 2, ben bilanciato tra momenti di malinconia e di virtuosismo. Mozart ne fu influenzato, si conobbero a Parigi. Boulogne inventò lo stile concertante. Scrisse un’opera. Questa storia è un grido contro il razzismo».
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Ha mai avuto momenti conflittuali in musica?
«Con il pubblico, una volta in USA una signora seduta in prima fila continuava a filmare il concerto sorridendomi. Le feci delle occhiatacce, lei continuò imperterrita. Rischiavo il naufragio, deconcentrandomi, creando difficoltà all’orchestra. Fu allontanata. Poi ricordo, 40 anni fa, un concerto con Celibidache. Forse sapendo che dovevo tutto a Karajan, il mio mentore, mi disse: dimentica tutto ciò che ti ha detto lui. Dopo tre prove, con tempi incredibilmente lenti, gli dissi che ero a disagio e cancellai il concerto. Ero molto giovane e lui era Celibidache, però mi sentii di farlo».
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