Simona Orlando per "Il Messaggero"
torre dell ascensione al burning man
Il Burning Man compie trent’anni e promette di non mettere la testa a posto, dato che il dono più grande è la creatività folle che qui si realizza una volta l’anno, con la costruzione di una città vera e propria chiamata Black Rock City, eretta nel deserto del Nevada, abitata da 70mila persone sfrenate, bruciata dopo una settimana insieme al suo fantoccio-simbolo.
tempio al burning man
La metropoli generata dai suoi stessi cittadini, vive dal 28 agosto al 5 settembre, e il tema di questa edizione è tutto italiano. Le incredibili installazioni artistiche infatti saranno ispirate al genio dei Leonardo da Vinci e al suo motto «Sapere non è abbastanza, bisogna fare», e in generale al nostro Rinascimento, quando si fusero arte, scienza e tecnologia, e alla Repubblica di Firenze, al suo tentativo di governo democratico, all’affrancamento sociale di umili artisti e artigiani. Il Burning Man da incenerire avrà le sembianze dell’Uomo Vitruviano e la piazza circostante ospiterà laboratori di inventori alle prese con pietre, stoffe, legno e meccaniche.
il boeing atterra al burning man
Allora ecco sorgere nella zona della Playa (la tela di sabbia delle visioni fantastiche), il gigantesco faro con le torri pendenti, la “Chiminea Planetaria” che prende spunto dal sistema solare, clessidre colossali che raccolgono luce di giorno e la restituiscono di notte, diabolici orologi che infettano il pianeta, farfalle e meduse di ferro, balene spaziali. E’ atterrato anche il jumbo del progetto “747”, ci sono voluti sette anni per convertirlo a macchina artistica più grande della storia del festival, incubatrice di musica e zona interattiva per proiettarsi in destinazioni misteriose.
nel boeing 747 convertito
C’è tutto lo steampunk che abbiamo visto in film come “Mad Max” e “Dune”, una Metropolis alla Fritz Lang ma non distopica, un post-Apocalisse per niente nostalgico, anzi, decrescita felice all’insegna dell’immaginazione e dell’ingegno, oltre che della condivisione. Il primo punto del manifesto etico del festival è infatti l’inclusione radicale (con una predilezione per gli esclusi dall’altra società, quella più quotidiana), seguito da “interazione con amore e rispetto”, libertà di espressione, cooperazione e partecipazione. Il che si traduce in una sorta di dissolutezza responsabile.
la balena spaziale del burnibg man
Nessuno è spettatore, tutti sono partecipanti. Non sono ammessi sponsor o pubblicità, vige la Gift Economy, economia basata sull’idea di donare agli altri. Si regalano massaggi, lezioni di ballo, sedute di yoga, si beve gratis. Si può saltare su un veicolo mutante perché i guidatori sono obbligati a prendere a bordo passeggeri, se hanno posto.
installazioni al burning man 2016
Non si può comprare né vendere nulla, tranne il ghiaccio e il caffè. Il resto, ogni partecipante devo portarselo da solo, in abbondanza, per poterlo offrire ai vicini. E alla fine del festival non va lasciata la minima traccia della presenza umana, tutto deve tornare com’era, ogni “burner” porta via con sé la spazzatura. La città è divisa per campi tematici, ci sono quartieri per famiglie, con tappeti elastici, colori e giochi per bambini, grotteschi spettacoli circensi, discoteche per amanti del rave e della perdizione, addirittura la cupola dell’orgia, per i poliamorosi in festa.
meccaniche celesti al burning man
Tutti sono inclusi ma non è un’esperienza per tutti: fa un caldo insopportabile di giorno e freddo di notte, sono frequenti le tempeste di sabbia, bisogna rinunciare a qualsiasi comodità. I veterani lamentano che lo spirito non è più quello del solstizio d’estate del 1986, quando la coppia di artisti Larry Harvey e Jerry James, sulle spiagge di San Francisco, alla presenza di venti persone, diedero avvio al progetto. Ora ci vanno anche le celebrità e dj di fama mondiale (quest’anno Skrillex e Diplo), le star del tech della Silicon Valley ci atterrano in elicottero e il massimo dello spartano che sopportano è “glamping”, tende di lusso dotate di bagni e buffet. Lo scrittore Matt Werner farà presto soldi mettendo in scena "Burning Man: The Musical", foraggiato da una campagna di crowdfunding su “Kickstarter”, e il prezzo del festival è diventato proibitivo: 900 dollari in pre-ordine, 320 per i biglietti last minute.
il feticcio che brucia al burning man
Eppure vale ancora la pena spendere per questa galleria d’arte a cielo aperto dalle creazioni sbalorditive, senza galleristi e clienti a dettare regole di mercato. E’ un meraviglioso mondo parallelo e, quando svanisce, molti fanno fatica a tornare a casa e ad una realtà non altrettanto libera. Come si può prolungare l’esperienza? Se il suo manifesto e i suoi principi venissero applicati 365 giorni l’anno?
A trent’anni è ora di sistemarsi. E’ questa la novità appena annunciata: l’organizzazione ha comprato per sei milioni e mezzo di dollari (tutte donazioni) il “Fly Ranch”, una vasta distesa a nord di Gerlach, Nevada, con dozzine di piscine naturali e geyser nel deserto, e qui in futuro si proverà a far crescere una comunità stabile Burning Man. «Un sogno sognato insieme può diventare realtà», dicono. D’altronde ci sono già riusciti una volta.
fly ranch in nevada