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    OCCHIONERO, CUORE NON DUOLE - SULLA VICENDA DEL PORTABORSE ANTONELLO NICOSIA ARRESTATO PER I RAPPORTI CON I BOSS, C’È UN FATTORE INQUIETANTE, CIOÈ LO STIPENDIO DA FAME CHE GLI VENIVA DATO DALLA DEPUTATA RENZIANA OCCHIONERO – PER 50 EURO AL MESE (UN CAFFÈ AL GIORNO) AVEVA OTTENUTO IL BADGE PER ENTRARE ALLA CAMERA E ACCOMPAGNAVA LA SUA DATRICE DI LAVORO NELLE CARCERI DI TUTTA ITALIA…


     
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    Giorgio Gandola per “la Verità”

     

    antonello nicosia antonello nicosia

    Un portaborse da 50 euro al mese. Ha qualcosa di molto inquietante la vicenda di Antonello Nicosia, l' assistente parlamentare che per quella cifra (un caffè al giorno senza brioche) aveva ottenuto il badge per entrare alla Camera dei deputati e accompagnava la sua datrice di lavoro, la parlamentare molisana Giuseppina Occhionero (Italia viva), in visita nelle carceri di tutta Italia. Non senza conseguenze, almeno a stare a leggere le intercettazioni dei pm di Palermo, che il 4 novembre scorso hanno arrestato Nicosia per associazione mafiosa accusandolo di intrattenere rapporti, durante queste ispezioni, con i boss detenuti al 41 bis.

    giuseppina occhionero giuseppina occhionero

     

    Riguardo a quei 50 euro al mese non è meno allarmante la posizione di chi glieli ha dati per quattro mesi, vale a dire la deputata renziana, che non è indagata, ma oggi dovrà rispondere alle domande della commissione Antimafia, convocata per un' audizione al termine dell' assemblea plenaria con lo scopo di fare chiarezza sul suo rapporto con Nicosia, sulla sua leggerezza nel soppesarne il curriculum - era stato condannato a dieci anni per traffico di stupefacenti -, sulle iniziative intraprese in sede parlamentare per verificare se siano state in qualche modo ispirate dal collaboratore.

    MESSINA DENARO ANTONELLO NICOSIA MESSINA DENARO ANTONELLO NICOSIA

     

    Questo perché la Occhionero nei mesi scorsi è stata puntuale e rigorosa nel presentare interrogazioni sulle condizioni della vita carceraria facendo riferimento anche alla prigione di Trapani, luogo chiave di tutta l' inchiesta. Infatti, secondo i magistrati, proprio lì Nicosia avrebbe avuto contatti con i mafiosi detenuti.

     

    giuseppina occhionero giuseppina occhionero

    «Consulente giuridico psicopedagogico», sta scritto nel curriculum di Nicosia. E secondo quanto la Occhionero avrebbe detto ai magistrati (riportato dal quotidiano online di Agrigento, Grandangolo), lo retribuiva 50 euro al mese da contratto nonostante esercitasse quel delicatissimo ruolo di supporto.

     

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    Ma non è solo questo; lui dirige l' Osservatorio internazionale dei diritti umani onlus, è componente del comitato nazionale dei Radicali italiani e nel periodo di collaborazione con la parlamentare annunciava ispezioni nelle carceri italiane. Di fronte a una realtà così professionalmente debordante e a un compenso così irrisorio, la posizione della Occhionero si fa delicata soprattutto dal punto di vista politico.

     

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    Le risposte che darà oggi a Palazzo San Macuto davanti al presidente Nicola Morra (Movimento 5 stelle) e all' Antimafia, convocata su richiesta di Fratelli d' Italia, avranno sicura rilevanza nel definire il perimetro istituzionale del suo comportamento. In ossequio alla trasparenza, l' audizione sarà trasmessa sulla webtv della Camera.

     

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    Finora la parlamentare molisana ha mostrato sorpresa, si è dichiarata estranea all' intera faccenda, ha preso le distanze da Nicosia, ha dato di sé l' immagine della vittima un po' sbadata. In sintesi ha accreditato la classica tesi secondo cui il portaborse si muoveva in carcere (fili, trame, pizzini) a sua insaputa. Ma oggi quei 50 euro di paga rendono ancora più sorprendente lo scandalo e ancora più nebulosa la sua veste.

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    Le domande che circondano questa storia sono numerose. Perché Occhionero aveva ritenuto così marginale il ruolo del suo collaboratore da attribuirgli un simile compenso? Perché, al contrario, Nicosia aveva una funzione strategica nel delicato lavoro di supporto al tema carcerario per così poco? Perché lei visitava le carceri sempre con lui al fianco? Dopo un' interrogazione parlamentare della deputata (ex Leu passata a Italia viva) sulle condizioni del carcere di Agrigento, quell' assistente dal compenso insignificante aveva il potere di commentare: «Il ministro ha risposto con estrema superficialità». Neanche fosse il portavoce ufficiale. E allora che ruolo aveva? Lei non ha mai intuito nulla? Se sì, perché non l' ha mai denunciato?

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    GIUSEPPINA OCCHIONERO GIUSEPPINA OCCHIONERO

    Ieri La Repubblica, prendendo spunto dal caso, ha scoperchiato la botola del grigio sottobosco degli assistenti parlamentari, collaboratori fiduciari gestiti direttamente dagli onorevoli, al contrario di ciò che avviene per esempio in Europa dove è l' amministrazione a censirli, retribuirli e quindi verificarne in teoria la rettitudine. Ma qui il problema non è regolamentare e neppure sindacale. Qui c' è un portaborse arrestato per mafia e, paradossalmente, ci sono 50 euro di troppo al mese.

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    In questi casi gli incarichi di supporto o sono gratuiti (se animati da amicizia o stima reciproca che vanno oltre un mero contratto) oppure recano un giusto tornaconto economico all' incaricato di turno in cambio di competenza e professionalità. Se l' incaricato è contento di essere pagato con un caffè al giorno, può essere che il vero compenso non sia quello.

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