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    TANTO RIGORE PER NULLA - "GIA’ DA OGGI CI SAREBBE DA APRIRE UNA PROCEDURA PER DEBITO ECCESSIVO" - I FALCHI UE DOMBROVSKIS E KATAINEN PER LA LINEA DURA CONTRO L’ITALIA, JUNCKER E MOSCOVICI MEDIANO E DANNO A PADOAN ALTRI DUE MESI DI TEMPO PER DEFINIRE LA MANOVRA


     
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    Da la Stampa

    KATAINEN KATAINEN

     

    C' è un prezzo da pagare per l' ulteriore dilazione temporale ottenuta da Bruxelles, che prima di maggio non aprirà una procedura a carico dell' Italia. Valdis Dombrovskis, che con l' altro vicepresidente Jyrki Katainen guida l' ala rigorista, ha puntualizzato che «già a partire da oggi ci sarebbe da aprire una procedura per debito eccessivo».

     

    Il dibattito all' interno della Commissione sui tempi da concedere a Roma è stato tutt' altro che indolore. Anche perché nel collegio dei commissari è stato ricordato che già alla fine del 2016, a causa del referendum, Bruxelles aveva chiuso un occhio.

     

    Alla fine ha prevalso la linea più soft, spinta da Pierre Moscovici e da Jean-Claude Juncker, che consente a Padoan di avere altri due mesi di tempo per definire la manovra. Certo, c' è sempre l' incognita del passaggio all' Eurogruppo che il 20 marzo potrebbe chiedere alla Commissione di aprire una procedura.

     

    Ma lunedì il tedesco Wolfgang Schaeuble ha assicurato che non lo farà. I falchi della Commissione promettono però massima rigidità nella valutazione delle misure correttive dell' Italia. Non solo, lasciano filtrare possibili scenari da horror per il mese di maggio nel caso in cui questo non accada.

    PADOAN PADOAN

     

    Dal punto di vista teorico, facevano notare ieri dagli uffici della Commissione, in primavera potrebbero materializzarsi non una, ma addirittura tre diverse procedure a carico dell' Italia. Perché oltre a quella per la violazione della regola del debito nel 2017, tecnicamente se ne potrebbe aprire una «ex post» per i conti del 2016, rimettendo in discussione la flessibilità concessa a causa del calo della spesa per gli investimenti pubblici. A tutto questo si aggiunge che, sempre a maggio, la Commissione effettuerà una valutazione del Piano nazionale delle riforme: se non sarà ritenuto convincente, Bruxelles potrebbe aprire una procedura per gli «squilibri macro-economici eccessivi». Sarebbe un' azione inedita, ma è stato lo stesso Dombrovskis ad agitare questa minaccia in conferenza stampa.

     

    Al di là delle ipotesi, la questione più concreta riguarda la credibilità delle misure per recuperare i 3,4 miliardi. La Commissione già lascia filtrare i primi dubbi. Ci sono perplessità sui 900 milioni che il governo vuole recuperare con i tagli alla spesa corrente.

     

    Al contrario, un taglio delle detrazioni fiscali sarebbe ben accetto, ma Padoan lo ha già escluso. C' è poi la questione dello split payment, il meccanismo che consente alle amministrazioni pubbliche di pagare i fornitori al netto dell' Iva e versarla direttamente all' Erario. Il governo vorrebbe estenderlo alle partecipate e conta di recuperare così un miliardo. Ma per farlo deve avere l' ok della Commissione, che a sua volta deve essere autorizzata all' unanimità dai governi.

    DOMBROVSKIS DOMBROVSKIS

     

    Un iter tutt' altro che scontato e che potrebbe durare fino a otto mesi. È per questo che verrà chiesto al governo di inserire clausole di salvaguardia, vale a dire possibili entrate alternative, come ad esempio un aumento delle accise.

     

    Non saranno due mesi facili per Padoan, stretto tra i paletti di Bruxelles e le resistenze del Pd. Tutto ciò in un contesto che inizia a diventare ostico: l' inflazione all' 1,8% nell' Eurozona segna un avvicinamento al 2%. Il che vorrebbe dire fine del Quantitative Easing, il piano di acquisti di titoli di Stato della Bce che ha permesso di tenere i tassi bassi e di contenere i costi del debito.

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    [ma. bre.] 

     

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