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    NIKE RIDE SOTTO IL BAFFO – LA FEDERAZIONE DI ATLETICA HA MESSO I PRIMI LIMITI ALLE “SCARPE COL TACCO” CHE FANNO ANDARE PIÙ VELOCI I CORRIDORI, MA LA NORMA NON PENALIZZA L’AZIENDA AMERICANA. ANZI, SEMMAI METTE ULTERIORMENTE FUORI GIOCO LA COCORRENZA - LA MORATORIA VALE PER I NUOVI MODELLI E IL PASSATO NON SI TOCCA - VIDEO


     
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    Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”

     

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    Doveva essere un' azione forte «per garantire equità in uno sport leale come il running», si è rivelato un formidabile assist alla Nike: a Portland, sede del colosso americano dello sport, ridono sotto il celebre baffo dopo aver letto la Regola 143 con cui la Federazione di atletica leggera (World Athletics) ha posto un limite alle «scarpe col tacco» che stanno frantumando ogni record nelle corse di lunga distanza. La norma 143/bis certifica infatti che le geniali Vaporfly (di cui Nike ha brevetti perpetui) offrono vantaggi importanti, ma impone regole di costruzione che le calzature del fenomeno Eliud Kipchoge però già rispettano.

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    E inserisce una moratoria (i nuovi modelli devono essere in commercio 4 mesi prima dell' uso in gara) che mette ulteriormente fuori gioco la concorrenza. La norma entrerà in vigore il 30 aprile, due giorni dopo la sfida del secolo a Londra sui 42 chilometri tra i divini Kipchoge e Bekele, dove i prototipi saranno autorizzati per l' ultima volta a calcare l' asfalto.

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    A tanti paiono ipocrite le parole di Lord Sebastian Coe, boss di World Athletics ed ex consulente Nike: «Le nuove regole raggiungono il giusto equilibrio offrendo certezza ad atleti e produttori per i Giochi di Tokyo, affrontando le preoccupazioni sollevate in merito alla tecnologia delle scarpe. Se saranno disponibili ulteriori prove che indicano che è necessario inasprirle, lo faremo per proteggere il nostro sport».

     

    brigid kosgei con le nike vaporfly next brigid kosgei con le nike vaporfly next SEBASTIAN COE SEBASTIAN COE

    I «saggi» di World Athletics hanno stabilito lo spessore massimo delle suole: 40 millimetri per i modelli da strada (le attuali Vaporfly si fermano a 39, quindi sono in regola), 30 per le chiodate che ancora devono fare il loro debutto in pista e promettono faville nel festival olimpico dello sprint.

    Sebastian Coe Sebastian Coe

    All' interno della suola ci potrà essere un solo strato di carbonio (ma lo spessore massimo non è indicato) per evitare che l' effetto rimbalzante sia eccessivo. Ultima norma: a bordo campo (o strada) un giudice potrà ordinare all' atleta di togliersi le scarpe per verificarne la regolarità.

     

    Non l' ha presa bene Kara Goucher, quarta ai trials di maratona e prima delle escluse dalla selezione Usa a Rio 2016: «Le tre ragazze che mi hanno preceduto indossavano quelle scarpe, io no. È chiaro che non abbiamo combattuto ad armi pari».

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    Il passato non si tocca. I cinque migliori tempi nella storia della maratona maschile (stabiliti negli ultimi 18 mesi, tutti con le Vaporfly) rimarranno al loro posto, il lunare 2.14'04" volato da Brigid Kosgei lo scorso ottobre a Chicago resterà imbattuto per chissà quanto tempo. E tutte le sei stelle keniane annunciate proprio ieri per la maratona olimpica (con i due primatisti mondiali come capitani) vestiranno le Vaporfly di ultima generazione che guarda caso arrivano nei negozi la prossima settimana.

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    Considerato che le scarpe col tacco danno un vantaggio certificato del 3-4% (tradotto in maratonese, la bellezza di tre minuti per un top runner), gli atleti non sotto contratto con Portland che vorranno gareggiare alla pari dovranno comprarsele, le Vaporfly. Nike è radiosa: le sue creature costano il 30% più della concorrenza e - come dimostrato da un gruppo di ricercatori ingaggiati dal New York Times - fanno volare anche gli amatori che i 42 km li coprono in 4 o 5 ore. Il mega business corre sui tacchi.

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