Marco Imarisio per www.corriere.it
Vladimir Putin e Nikolai Patrushev 2
Anche i compleanni si pesano e non si contano, mica solo i voti. Nel 2021, quando Nikolaj Patrushev arrivò alla soglia fatidica dei settanta, l'evento divenne il titolo principale di ogni telegiornale di Stato. Certe abitudini della vecchia Urss sono dure da cambiare. Quel giorno, lo storico e politologo Valerij Solovej, uno degli autori più acuti sul tema Vladimir Putin, scrisse un articolo che sembrava quasi un regalo per interposta persona. Lui è effettivamente la figura più influente tra gli uomini di apparato e quella più vicina al presidente. La loro è una salda amicizia maschile, che non può essere turbata da nulla.
Vladimir Putin e Nikolai Patrushev
Al centro di ogni voce e di ogni manovra c'è il misterioso Nikolaj Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza, l'organismo collegiale che ingloba tutte le cariche che contano nella Russia di oggi e legittima le decisioni dell'unica persona che le prende. L'uomo più potente e più sconosciuto dopo il presidente, quello che tutti ritengono potrebbe prenderne il posto in caso di malattia invalidante. Se Putin dovesse decidere il proprio successore, dicono gli esperti, ci sarebbero pochi dubbi sulla sua identità.
Nikolai Patrushev
Nel 2008, quando passò formalmente le redini del potere a Dmitrij Medvedev, lo spostò da direttore dell'Fsb all'attuale incarico. Non voleva che il suo vecchio amico dipendesse dal nuovo presidente. Patrushev viene da San Pietroburgo, naturalmente. Figlio di un veterano della Grande guerra patriottica, come Putin, madre infermiera durante l'assedio di Leningrado. Si laurea come ingegnere all'Istituto delle costruzioni navali, ma viene subito arruolato dal Kgb nella Leningrado di allora, dove diventa capo settore della lotta contro il contrabbando e la corruzione, mentre il suo più giovane collega Vladimir si occupa di controspionaggio.
nikolai patrushev e putin
I loro destini si incrociano ancora a Mosca negli anni Novanta, con Patrushev che diventa l'eterno vice di Putin. Sia alla guida dell'amministrazione del governo, che dell'Fsb. E quando l'attuale presidente va a dirigere il governo nell'agosto 1999, la successione alla guida dei Servizi segreti è una pura formalità.
Gemelli diversi, animati dalla stessa voglia di ridare alla Russia il ruolo di potenza mondiale. Ma il fallimento della prima fase dell'Operazione militare speciale rischia di infrangere anche i legami più stretti. Patrushev è al tempo stesso crocevia e bersaglio di ogni illazione. Perché varie fonti sostengono che è stato lui, l'amico più intimo e ascoltato dal presidente, ad assicurargli una vittoria rapida e incondizionata.
Nikolaj Patrushev
Patrushev è il campione dei Siloviki, termine che indica gli uomini delle cosiddette «strutture di forza», militari o civili, quelli che hanno sempre comandato il Paese in maniera occulta, e spesso ne hanno deciso sottobanco le svolte. Per questo, è l'ombrello sotto al quale si ripara Putin, è l'uomo a cui lascerebbe la valigetta nucleare, pazienza la Costituzione dice altro. Ma è anche il garante dell'Fsb scosso dal malcontento per le recenti purghe ai vertici. Il dirigente Sergei Beseda, capo del settore Esteri, e il suo vice Anatoly Boliuch, erano uomini di fiducia, suoi e di Putin. E hanno pagato per tutti, con un arresto mai confermato, senz'altro con la rimozione dall'incarico.
Nikolai Patrushev William Burns
L'impassibile segretario del Consiglio di sicurezza, fama di persona affilata, un duro devoto allo Stato e al suo presidente, ha sempre avuto il compito di tenere a bada il settore più inquieto e potenzialmente pericoloso dello Stato, che ora ha preso a ribollire, anche per le sue decisioni.
Nei giorni in cui affiorano tensioni e anche prese di distanza inaspettate, come quella del leader bielorusso Lukashenko, l'alleato fedele che ha detto di essere rimasto «sorpreso» da come si è sviluppata l'Operazione militare speciale, augurandosi una sua fine rapida, non è un compito semplice.
vladimir putin nikolai patrushev
Perché gli eventi potrebbero impedire quella che è sempre stata l'unica strategia comune dei due vecchi amici. Diceva il saggio Solovej: «Pensano nello stesso modo, sono fatti della stessa materia. E hanno entrambi un obiettivo segreto, estremamente semplice. Evitare pericoli per lo Stato, garantire una transizione graduale che sia decisa da loro e non venga messa in dubbio da sfide interne ed esterne». Ma era un anno fa. E le cose stanno cambiando in fretta.