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    IN NINO VERITAS: "NON HO TRADITO NAPOLI. ME NE SONO ANDATO NEL 1986 PERCHE’ SPARARONO DENTRO CASA. ERA LA CAMORRA. VOLEVANO I SOLDI” – NINO D’ANGELO MEMORIES: "MILES DAVIS? IL GENIO DEL JAZZ ERA UN MIO FAN. MA NON LO CONOSCEVO. DICO "MA CHI È? UN NUOVO GIOCATORE DEL NAPOLI?" – "'NU JEANS E 'NA MAGLIETTA LA SCRISSI GUARDANDO MIA MOGLIE ANNAMARIA, SPOSATA QUANDO LEI AVEVA 15 ANNI, CHE PULIVA CASA. LE HO DETTO SUBITO: QUESTA È…" - IL RICORDO DI MARADONA, IL CASCHETTO TAGLIATO DOPO LA MORTE DELLA MADRE E IL MURALE – VIDEO


     
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    Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”

     

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    La vita di Nino d'Angelo andrebbe raccontata per flash, scordandosi il caschetto biondo, scordandosi 'Nu jeans e 'na maglietta . I flash sono quelli che non ti aspetti o che non abbiamo voluto vedere. Miles Davis, per dirne uno. Il genio del jazz lo amava. Esiste l'intervista. È il 1986 e, sul Corriere , Davis dice a Paolo Biamonte: «L'altro giorno, ho sentito cantare un italiano che mi ha scioccato: Nino D'Angelo. Formidabile, potrei suonare la sua musica».

     

    L'aveva sentito in taxi e s' era comprato tutta la discografia. I flash sono certe scene, ma pure certe risposte di Nino. Tipo: «Mi avvisò il mio bassista la mattina. Fa: "Hai visto che ha detto Miles Davis?". Dico "ma chi è? Un nuovo giocatore del Napoli?". Onestamente, questo Davis non lo conoscevo. Sentivo solo i cantanti napoletani. Forse, i Beatles avrei riconosciuto».

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    I Beatles, appunto. Il quinto dei Beatles, Billy Preston, quello che suonò in Let it be , quello che scrisse You' re So Beautiful per Joe Cocker, Nino l'ha avuto in suo disco: «Stava in Italia e venne lui da me, perché a casa di Miles Davis mettevano le mie canzoni. Io stavo facendo un disco, gli piacque Chicco di caffè , si mise a suonare il piano. E poi l'ha suonata nel disco, c'è proprio lui che suona. Quasi nessuno l'ha scritto». Tante cose quasi nessuno ha scritto.

     

    nino d angelo 79 nino d angelo 79

     Altro flash: 1998, Quirinale, al cospetto di Oscar Luigi Scalfaro, sfilano i candidati al David di Donatello per la colonna sonora: «Ero lì per le musiche di Tano da morire di Roberta Torre. Il presidente viene e mi dice che il film gli era piaciuto. Mi sento mettere una mano sulla spalla e sento Roberto Benigni che mi fa nell'orecchio: hai vinto il David. Così fu. Benigni era candidato con Nicola Piovani per La vita è bella , era il mio avversario e non è che era uno qualsiasi. Ho battuto un premio Oscar, ma pure questo nisciuno l'ha scritto».

     

    Nino D'Angelo, sta nella cucina di casa. Oggi, ha i capelli corti bianchi, dice «mi piacciono. Ho 64 anni. Sono nonno oramai». Vive a Roma. Da Napoli, se n'era andato nell'86, dopo il primo Sanremo. «Un tradimento alla sua città», dicevano i detrattori, ma lui adesso spiega: «Me ne sono andato perché hanno sparato due volte contro casa mia».

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    Chi? Perché?

    «Proprio la camorra, volevano i soldi».

    Il pizzo?

    «Vedevano il successo. Telefonavano, minacciavano. La seconda volta, hanno sparato dentro casa, il proiettile è entrato nella stanza dove mio figlio Vincenzo dormiva nel lettino. Siamo scappati in un giorno. Un peccato, perché devo tutto alla città, i napoletani mi adorano: piace che uno di loro ce l'ha fatta senza aiuti».

     

    A Napoli, quest' anno, gli abitanti di San Pietro a Patierno, dove è nato, hanno fatto una colletta per commissionare al celebre Jorit un murales con la sua faccia.

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    «Mi è sembrata una cosa troppo grande. Mi sono chiesto: ma perché l'hanno fatto per me?».

     E che si è risposto?

    «Perché rappresento la periferia vera, quella dove nessuno passa: ci devi andare apposta. Ora ho trovato il quartiere come l'ho lasciato: uguale. Guardando la disperazione negli occhi delle persone mi sono messo a piangere e ho pensato che oggi sarei stato vecchio così, coi figli che vivono per sopravvivere. Mi è tornata la voglia di scrivere ed è nato il disco che esce il 15 ottobre».

     

    Toni Servillo le ha regalato un parlato in «Pane e Canzone»: «Il giorno e la notte hanno lo stesso sapore là dove la pioggia non cadeva mai su gli ombrelli, ma sulle teste di ragazzini che erano nati già grandi». Che acqua pioveva sulla testa di Nino bambino?

    «Là, nun ce stava proprio niente. Nessuno ci diceva che la scuola era importante. A me studiare non piaceva, perché non piaceva a nessuno della famiglia. In terza media, per promuovermi, i professori mi fecero cantare la Marsigliese. Quelli sono posti in cui si nasce per non essere niente».

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    E come si diventa qualcosa e qualcuno in un posto così?

    «Incontrando la cultura. Quando non sai, non ti puoi difendere. Io, grazie al talento, ho conosciuto persone che mi hanno insegnato, anche solo andandoci a cena».

     

    Papà calzolaio, sei figli. Lei che bambino era?

    «Ero il più grande, quello che, quando il papà si ammala, finisci le medie e vai a lavorare. Un giorno la professoressa d'italiano mandò a chiamare mamma, che subito mi diede due schiaffoni: era certa che la prof si voleva lamentare. Invece quella le disse che, quando scrivevo, non sembravo io: la dialettica era imperfetta, ma scrivevo pensieri più grandi di me.

     

    Disse: è un poeta che non sa parlare. È così che s' intitola il disco che esce: Il poeta che non sa parlare . Voleva farmi continuare gli studi, ma dovetti prendere il posto di papà malato, a vendere gelati alla stazione. Lì cantavo e la gente mi svuotava il banchetto. Poi iniziai a cantare ai matrimoni».

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    La sua famiglia come riuscì a trovare 500 mila lire per farle incidere il primo disco?

    «Il papà di Annamaria, mia moglie, era autore di canzoni. Mi scovò a un festival amatoriale, vide il talento e praticamente mi portò a casa sua: mi ha fatto sentire normale, mai ultimo, mi ha fatto capire che ci stava una strada. Annamaria teneva 11 anni, poi è cresciuta e ci siamo innamorati.

     

    Suoceri e genitori fecero un debito per farmi fare un 45 giri. Andavano di moda le sceneggiate, scrissi A storia mia - o' scippo . Per venderlo, mi spacciavo per il fratello di un carcerato, dicevo: compratelo, deve mantenere la famiglia. Vendetti 50mila copie».

     

    Il successo arriva cantando l'amore. «'Nu Jeans e 'na maglietta» vende un milione di copie. «Un milione l'originale: con le cassette contraffatte, saranno stati cinque milioni». Il film incassò quasi quanto «Flashdance» e, al Sud, più di «Flashdance».

    «Avevo indovinato un filone nuovo. Prima Mario Merola diceva che ero il suo erede nella sceneggiata, ma io non volevo essere il numero due e le sceneggiate cantavano malavita, guappi e questo non mi piaceva.

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    Mi sono inventato di parlare d'amore ai ragazzi. Solo che i critici musicali non sapevano dove mettermi: quando sono nati i neomelodici, che mi scopiazzavano, mi hanno fatto diventare neomelodico, ma io avevo già fatto 15 anni di successo».

     

    Dopo fu Goffredo Fofi a sdoganarla, quando uscì «Tiempo», nel '93. Scrisse che pochi si erano accorti che era «un autentico inventore musicale».

    «Io mi sento ancora uno sdoganato che aspetta di passare la dogana».

     

    Che cosa le manca per sentirsi sdoganato?

    miles davis miles davis

    «Al premio Tenco le mie canzoni non le conoscono neanche. Andare in tv non è facile. Per anni, mi è stato più facile avere l'Olympia di Parigi, la Royal Albert Hall di Londra o il Madison Square Garden di New York, che un teatro a Napoli. Per avere il San Carlo e celebrare Sergio Bruno è dovuto arrivare Roberto De Simone che ha firmato la composizione strutturale cameristica. Forse, per certa gente, il caschetto che ho avuto per anni ce l'ho ancora in testa».

     

    Che cosa canta Nino D'Angelo adesso?

    «Da quando ho tagliato il caschetto, gli ultimi. Il sociale. Nel nuovo disco, Chillo è comme a te è su un ragazzo di colore che parla napoletano. Prima avevo fatto Italia bella , che se l'avesse scritta un altro ne avrebbero parlato tutti: "Italia c'a nun va', l'Italia cu troppi ricchi ca nun vonno pava'...". Bella , invece, parla di Napoli senza nominarla: "Bella ca nun tiene l'uocchie, ma quanta vote e chiagnuto...". Vorrei essere conosciuto per Bella e per Ciucculatina d'a ferrovia ».

    neri parenti sul set con maradona e nino d angelo neri parenti sul set con maradona e nino d angelo

     

    Quando e perché taglia il caschetto?

    «Quando è morta mia madre, mi è venuta la depressione. Avevo il successo, finalmente a mammà non mancava niente e se n'è andata all'improvviso. Mi sono ripreso quando ho visto mio figlio Toni con un mio vestito addosso, era bellissimo e ho pensato: non posso stare così, ho due figli. È nato un altro Nino, un Nino padre, basta canzoncine. Sono ripartito da Sanremo, da Senza e giacca e cravatta ».

     

    MILES DAVIS 4 MILES DAVIS 4

    Suo figlio Toni, regista, ha detto: «Per me mio padre era come Michael Jackson, ma a lui interessava solo che leggessi Raffaele Viviani e Viviani mi insegnato tutto: come scrivere, come fare una scena, come dare voce a chi non l'ha».

    «Viviani è l'unico che ho studiato tanto. E pensi che quando Servillo m' invitò a vederlo a teatro il titolo sui giornali fu che andavo a vedere Viviani, tipo l'ignorante che non conosce Viviani. Invece è stato fra lui e Peter Gabriel che ho imparato a mettere assieme musica e contaminazioni».

     

    Dopo intitolò a Viviani il teatro Trianon di Forcella, che ha diretto due volte. Perché la prima la cacciarono anche se gli abbonati erano cresciuti da 67 a quattromila?

    nino d angelo e livio cori nino d angelo e livio cori

    «Perché me lo fece fare Antonio Bassolino, poi cambiò la politica e mi licenziarono. Forse il mio teatro portava cultura alla gente che non conta e questo sembrava pericoloso».

     

    Ci dona un ricordo del suo amico Maradona?

    «Parlava e palleggiava da una spalla all'altra. Destra, sinistra. Sinistra, destra. Palleggiava e faceva discorsi di un'umiltà esagerata».

    Lei si sposò a 21 anni, sua moglie ne aveva 15.

    «Facemmo la fuitina. I genitori dicevano che eravamo piccoli per sposarci. Lo rifarei, abbiamo due figli intelligenti, bravi, Toni laureato, Vincenzo quasi. Sono 42 anni di matrimonio e quattro nipoti».

    conerto di nino d angelo all auditorium conciliazione conerto di nino d angelo all auditorium conciliazione

    Di canzoni d'amore ne ha scritte centinaia. Amando sempre una sola donna, non finisce l'ispirazione?

    «No, se non finisce l'amore. Ora uscirà Sultanto si perdesse a te . A una certa età, le persone che ami hai paura di perderle fisicamente. 'Nu jeans e 'na maglietta la scrissi guardando Annamaria che puliva casa. Le ho detto subito: questa è la canzone della vita. Infatti ha risolto tutti i nostri problemi».

    Quanto dice ancora «ti amo» a sua moglie?

    «Ce lo diciamo tutti i momenti. Ce lo stiamo dicendo anche quando non ce lo diciamo».

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