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    NINO MANFREDI: UNA BOTTA, UNA TACCA! LA FIGLIA ROBERTA: “MIA MADRE ERMINIA HA AVUTO UNA GRANDE PAZIENZA. LA LORO RELAZIONE E’ DURATA 50 ANNI, NONOSTANTE LE SCAPPATELLE DI PAPA’. TUTTE LE VOLTE CHE SCOPRIVA IL MISFATTO DICEVA: 'VEDIAMO CHE SI INVENTA STAVOLTA'. LA NOSTRA SORELLASTRA TONINA L’ABBIAMO CONOSCIUTA MOLTO TARDI. FU LA SCAPPATELLA DI UNA NOTTE, A SOFIA, DOVE PAPÀ CONOBBE UN’INTERPRETE BULGARA. MAMMA COMMENTÒ LA VICENDA SOPRANNOMINANDOLO ZORRO: AVEVA CENTRATO IL BERSAGLIO IN UNA “BOTTA E VIA..”


     
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    Emilia Costantini per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    L’ ultimo ricordo di papà?

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    «Bruttissimo — risponde Roberta Manfredi, figlia primogenita di Nino Manfredi, scomparso vent’anni fa —.

    Era intubato, sul letto d’ospedale, ma parlava con gli occhi.

    Era terribile vedere la sua impotenza, l’immensa voglia di comunicare, che è stata il succo della sua vita».

     

    Che padre è stato?

    «Assente con noi figli. Era un attore, tutto il mondo ruotava intorno a lui e, quando stava a casa, ci sentivamo condizionati dalla sua professione. Bisognava fare silenzio, perché era sempre al lavoro con gli sceneggiatori. Inoltre, la sua tradizione contadina era un incubo».

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    In che senso?

    «Era proibito buttare gli avanzi di cibo. Se in cucina stavano preparando qualcosa di nuovo, chiedeva: “Ma quello che abbiamo mangiato ieri è tutto finito?”. Non era tirchieria, ma tradizione familiare. Invece era generosissimo: parenti, amici, colleghi erano ospiti stanziali per mesi».

     

    Un papà severo o permissivo?

    «Molto severo, rigorosissimo, prima di tutto con sé stesso. Un uomo parco, frugale.

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    Per dirne una, sul set non mangiava niente, si faceva portare il cestino di cibarie che poi portava a casa. Mamma non ne poteva più di quei cestini e gli ripeteva: “Ma che li porti a fare?”».

     

    (…) Difetti?

    Irascibile, si arrabbiava per un nonnulla: se non trovava i calzini nel cassetto, urlava. E poi diceva sempre quello che pensava: lo disse persino a papa Wojtyla. Fu invitato in Vaticano per la rappresentazione della commedia del Pontefice, il quale gli chiese se gli era piaciuta. Rispose: Santità, se fossi in voi, mi terrei ’sto posto in Vaticano, perché come commediografo non sareste diventato famoso».

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    Nino da ragazzo ebbe un serio problema fisico...

    «Aveva 15 anni e fu ricoverato in sanatorio, al Forlanini, per tubercolosi: considerato inguaribile. Eppure, con gli altri ricoverati, si divertivano a fare scherzi e papà cominciò a recitare proprio nel teatrino della parrocchia».

    Attore in nuce, poi guarito dalla tubercolosi.

    «Miracolato! Parecchi anni dopo interpretò Per grazia ricevuta , con cui vinse la Palma a Cannes».

     

    (…)

    A proposito di coppie, la relazione tra Nino ed Erminia è durata 50 anni, nonostante le scappatelle di lui...

    «Mamma ha avuto una grande pazienza e tutte le volte che scopriva il misfatto diceva: “Vediamo che si inventa stavolta”. Erminia capì che non poteva cambiarlo».

     

    Come avete accettato l’arrivo di una sorellastra?

    «Abbiamo conosciuto Tonina molto tardi. Fu la scappatella di una notte, a Sofia, dove papà era per lavoro e dove conobbe un’interprete bulgara. Mamma commentò la vicenda soprannominandolo Zorro: aveva centrato il bersaglio in una “botta e via”».

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    La più grande vittoria e la più grande sconfitta di suo padre Nino?

    «La vittoria, essere sopravvissuto alla tubercolosi. La sconfitta? L’aver rinunciato a ruoli in inglese: poteva diventare una star internazionale».

    nino manfredi alberto sordi lo scapolo nino manfredi alberto sordi lo scapolo

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