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    IL RITO IRRINUNCIABILE DEL FERRAGOSTO – NIOLA: "DA RICORRENZA RELIGIOSA A NUOVO CAPODANNO DELLA SOCIETÀ DEL TEMPO LIBERO. LA FESTA INAUGURATA DALL'IMPERATORE AUGUSTO CON L'INDUSTRIALIZZAZIONE HA ASSUNTO UN ALTRO SIGNIFICATO. UN RAPTUS COLLETTIVO, LO DEFINIVA PASOLINI, UNA FRENESIA LITURGICA DA CAPODANNO SENZA ZAMPONE, MA CON OBBLIGO DI CENONE..."


     
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    Marino Niola per la Repubblica

     

    Da antica festa in onore dell'imperatore Augusto a data dell'Assunzione di Maria.

    FERRAGOSTO FERRAGOSTO

    Da ricorrenza religiosa a transumanza stagionale del popolo vacanziero. Da rito sacro al riposo dei contadini e degli operai a nuovo Capodanno della società del tempo libero. Sono le metamorfosi del giorno simbolo delle ferie.

     

    Che sospende ogni attività lavorativa e mette in stand by la società intera. In attesa di quella rigenerazione dei corpi e delle anime che segue ogni dì di festa. Soprattutto se si tratta di una festa che fa girare i cardini dell'anno, di un accapo del calendario.

     

    E perfino adesso che il nostro lavoro, proprio come il nostro tempo, si è fatto liquido, interinale, parcellizzato, precario, occasionale, a progetto, part time, il 15 agosto conserva una sua sacralità surriscaldata e stralunata, stremata e stressata. Un raptus collettivo, come lo definiva Pasolini, una frenesia liturgica da rito di passaggio stagionale, da Capodanno senza zampone, ma con obbligo di cenone. In parte perché la pausa dal lavoro non è un'eccezione negoziata, né una concessione occasionale, né un'una tantum. Ma un diritto garantito per la prima volta nel 1936 da una legge rivoluzionaria votata dal Parlamento francese che prevede 15 giorni di vacanze pagate per tutti. E l'anno successivo approfittando dei biglietti ferroviari a prezzi politici, oltre un milione dei nostri cugini d'Oltralpe parte per le vacanze.

     

    IL SORPASSO FERRAGOSTO IL SORPASSO FERRAGOSTO

    Un doppio boom, politico ed economico. Il provvedimento virtuoso ispira nel 1947 la nostra Carta costituzionale che, all'articolo 36, dice testualmente che «Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi». il principio viene fatto proprio anche dalla Dichiarazione universale dei diritti umani che nel 1948 stabilisce che «ogni individuo ha diritto al riposo e allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite». E nonostante i tentativi di far saltare gli argini costituzionali e di introdurre nel mercato del lavoro una deregulation sempre più selvaggia, quelle norme scritte a chiare lettere e ripetute come un mantra democratico, restano ben stampate nella mente dei cittadini, anche di quelli che non hanno letto una riga della Costituzione.

     

    In più, il giorno del riposo conserva un senso sociale e simbolico dalla remotissima origine sacrale, che ci riporta al terzo Comandamento. Ricordati di santificare le feste. Ecco perché anche nelle code autostradali agostane, negli assalti ai traghetti, nei bivacchi aeroportuali c'è l'eco lontana di questa legge che fa del riposo qualcosa di divino. Una interruzione delle attività che celebra il Dio tutelando l'uomo. In realtà anche dietro l'esodo vacanziero più spensierato, resta una sacra scintilla dell'antica fiamma festiva.

    ferragosto ok ferragosto ok

     

    Batte inavvertito il ritmo biblico del Settimo giorno, ovvero del Sabato ebraico e della Domenica cristiana. Ma riecheggiano anche le parole di Pericle, mitico leader del partito democratico ateniese, che ben cinque secoli prima di Cristo, proclama quella sacralità laica del riposo che, a suo dire, è fatto per rigenerare lo spirito. O per dirla con parole di ora, per scongiurare il burn out, ovvero la spremitura a caldo dei lavoratori.

     

    Che fino a poco fa sembrava un ricordo del passato. Mentre adesso riaffiora pericolosamente alla superficie del presente, ammantata di ragion pratica e mascherata da realismo economico.

     

    Insomma, gite fuori porta, falò sulla spiaggia, cene pantagrueliche, bagni di mezzanotte non li abbiamo inventati noi. Vengono dalle antiche Feriae Augusti, letteralmente "il riposo di Augusto", cioè le feste che celebravano la fine dei lavori agricoli. Ad istituirle nel 18 avanti Cristo, è per l'appunto l'imperatore Augusto, da cui deriva la nostra parola Ferragosto.

     

    ferragosto al palo della morte ferragosto al palo della morte

    Parola d'ordine, baldoria sì, fatica no. E tutti in gita fuori porta. In seguito, il cristianesimo sovrappone ai rituali pagani le sue solennità, proclamando il 15 agosto giorno dell'Assunta, forse la più popolare delle ricorrenze mariane. Celebrata sin dal settimo secolo dell'era cristiana con processioni e indigestioni, balli e abbuffate, sballi e scampagnate per accompagnare il giro di boa dell'anno che annuncia la fine dell'estate.

     

    Il nostro Ferragosto è erede di questi riti. Ma solo in parte. Perché la nostra vita non dipende più dai ritmi della natura, dalle fasi lunari, dall'alternanza tra tempo della semina e tempo del raccolto. Oggi a fare il bello e il cattivo tempo è la tecnologia che sincronizza la nostra esistenza sui ritmi della produzione e del consumo.

     

    MOVIDA FERRAGOSTO MOVIDA FERRAGOSTO

    Di fatto la nostra civiltà ha ridotto il calendario a due sole stagioni, quella del lavoro e quella del tempo libero. E di questo tempo destagionalizzato e monetizzato il 15 agosto è il nuovo Capodanno. Perché è ora e non il 31 dicembre che le fabbriche e gli uffici chiudono i battenti. E il popolo delle partite IVA spegne i computer. Così le nostre ferie agostane diventano un pit-stop per poter ripartire più veloci di prima. E nonostante la pandemia, la guerra e il vento della crisi mandino in fibrillazione il cuore dell'economia, rendendo la nostra vita sempre più precaria e le nostre vacanze sempre più low cost e last minute, questa destagionalizzazione dell'esistenza rende ancora più necessaria una tregua. Un cessate il fuoco della sfiga. Per l'eterno ritorno del Ferragosto.

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