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    NO TAV-ECCHIO - NEANCHE L’IRA DI RENZI SPINGE IL NUMERO 1 FIGC ALLE DIMISSIONI - BOCCIATA L’IPOTESI DI NOMINARE UN “COMMISSARIO” PER LOGORARLO, L’UOMO DELL’EXPO SALA DICE NO E MALAGÒ FRENA IL PREMIER: “OCCHIO CHE FINIAMO TUTTI AL TAR E CI ROVINANO”


     
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    Marco Mensurati per “la Repubblica”

     

    Niente da fare. Nemmeno l’ormai leggendaria “ira di Renzi” riesce a smuovere Carlo Tavecchio dalla poltrona di via Allegri. E dire che, per qualche minuto, gli uomini del governo ieri mattina avevano accarezzato l’idea di portare a casa un risultato, a suo modo, storico. Iniziare il risanamento del calcio.

     

    E’ stato quando qualcuno aveva ipotizzato, trovando anche un certo seguito, di adottare per la Figc in piena crisi una soluzione simile a quella che venne praticata per il Comune di Roma ai tempi dell’affiancamento di Gabrielli all’ex sindaco Marino: imporre a Tavecchio un commissario “ad acta” per riformare i regolamenti federali.

     

    Una manovra esplicitamente finalizzata a logorare dall’interno un presidente già impegnato su più fronti a respingere aggressioni di vario genere. Per funzionare però serviva un nome importante, un personaggio ingombrante. Che era stato individuato in Giuseppe Sala, già commissario unico dell’Expo.

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    Ma il miraggio è durato meno di un giro di telefonate. Non tanto perché il nome di Sala intreccia altre questioni che il Pd considera più rilevanti (la corsa al comune di Milano). Ma soprattutto perché il manager, sondato, ha fatto sapere di essere molto perplesso, e comunque “ indisponibile a mezzi incarichi” specialmente in ambiti così paludosi.

     

    Ricevuto il cortese rifiuto di Sala, sul tavolo sono rimasti i soliti nomi della solita, stanca, opposizione del pallone. Che sono stati spazzati via da Malagò: «Ragazzi occhio che finiamo tutti al Tar e ci rovinano», ha spiegato il presidente del Coni nel corso di una accesa telefonata con gli emissari del Governo che cercavano una soluzione dignitosa per tutti.

     

    Ma il regolamento come ha ripetuto più volte Malagò lega le mani a tutti. E tiene lontanissima la politica, la cui battaglia contro Tavecchio, stavolta è durata meno di 24 ore, il tempo che è passato tra la pubblicazione, domenica mattina, della registrazione incriminata ( quella degli “ebreacci” e degli “omosessuali da tenere lontani”), e la diffusione, ieri, del comunicato stampa finale di Giovanni Malagò, presidente del Coni e ormai principale, se non unico, alleato di Tavecchio. Gioco, partita, incontro.

    RENZI TAVECCHIO RENZI TAVECCHIO

     

    E così l’unica speranza di dare una qualche conseguenza a questo ennesimo scandalo è ora legata alla volontà di Tavecchio. Che, come auspicato praticamente da tutti, dovrebbe dimettersi. Lui, manco a dirlo, non ci pensa nemmeno.

     

     

    Anzi, più passano le ore più si sta convincendo di avere ragione (tanto che non si è scusato) e di essere stato vittima di un disegno, anche male organizzato: «L’audio, che è stato manipolato, dimostra comunque che ho rispetto sia per gli ebrei che per gli omosessuali». Quindi tira dritto, convinto anzi che resistendo a questo assalto si rafforzerà ulteriormente.

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    La realtà, probabilmente, è un po’ diversa. Raramente in passato si erano viste tante reazioni così violente ed esplicite arrivare dal mondo della politica nei confronti di un presidente federale. Forse solo ai tempi di Calciopoli. E l’impressione è che tutto questo rumore abbia finito per isolare Tavecchio (e con lui Malagò) vanificando tutto il lavoro fatto nei mesi scorsi dai manager della Figc per accreditarsi come una governance affidabile.

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