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    NON C’È CURA CONTRO L’IGNORANZA - UN 50ENNE NO VAX DI PADOVA, RICOVERATO IN OSPEDALE DOPO AVER CONTRATTO IL COVID, È FINITO IN TERAPIA INTENSIVA PER UN’OVERDOSE DI VITAMINA D: LO SCIROCCATO NE ASSUMEVA UNA QUANTITÀ SPROPOSITATA GIORNALMENTE PER “PREVENIRE” L’INFEZIONE. OVVIAMENTE IL COVID LO HA PRESO UGUALMENTE. IN COMPENSO È STATO SOTTOPOSTO A DIALISI PER RIPULIRE IL SANGUE E ABBASSARE I LIVELLI DI CALCIO CHE


     
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    Andrea Pistore per www.corriere.it

     

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    No vax dalla prima ora, mai pentito, si è imbottito di vitamina D per prevenire eventuali effetti negativi del Coronavirus. Ha abusato talmente tanto della vitamina da andare in «overdose» e finire in terapia intensiva all’ospedale Sant’Antonio di Padova.

     

    Protagonista della vicenda un cinquantenne padovano, tutt’ora ricoverato, a cui i sanitari dell’équipe del professor Lorenzo Calò, direttore della Nefrologia 2, hanno salvato la vita: l’uomo ha contratto il Covid-19 nelle scorse settimane tanto da dover essere curato agli Infettivi in Azienda Ospedaliera. Proprio durante la prima degenza gli esami clinici hanno fatto emergere un dato inconfutabile: un’intossicazione da calcio dovuta all’assunzione eccessiva di vitamina D.

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    In terapia intensiva d’urgenza

    Per capirci, normalmente a un paziente che necessita di quella sostanza viene prescritto di assumerne circa 100mila unità ogni 14 giorni. Il no vax è arrivato ad auto somministrarsene circa 200mila unità ogni giorno, all’incirca due flaconi ogni 24 ore. 

     

    Dopo il ricovero gli esami hanno fatto emergere la presenza di vitamina D mille volte oltre la norma: il suo quadro clinico è precipitato venerdì. Dopo le cure farmacologiche in reparto, il paziente ha avuto la necessità di essere trasferito in terapia intensiva dove è stato sottoposto a dialisi, durata circa 24 ore, per ripulire il sangue e abbassare i livelli di calcio.

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    La cura ha funzionato e l’uomo è uscito dalla rianimazione, tuttavia le sue condizioni di salute preoccupano non poco i medici. Il problema è che al momento non è possibile sapere quanta vitamina D rilascerà ancora l’organismo e le conseguenze per il paziente.

     

    «Siamo medici e trattiamo chiunque — spiega il professor Lorenzo Calò — che sia pro o contro i vaccini, per noi tutti i pazienti quando hanno bisogno vengono seguiti. L’unica cosa che ci sentiamo di raccomandare a chiunque, anche ai no vax, è che va consultato sempre il proprio medico di famiglia prima di somministrarsi qualsiasi farmaco, chiedendo spiegazioni piuttosto che agire in maniera autonoma, correndo dei rischi notevoli come è stato in questo caso».

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    Seguite le linee guida

    Calò poi prosegue: «Il paziente, forse basandosi su segnalazioni che c’erano in giro su siti o altro, ha assunto troppa vitamina D. Lui è stato ricoverato perché è risultato positivo e aveva una sintomatologia da Covid-19, poi aveva le caratteristiche di urgenza ed eseguendo gli esami di controllo sono emersi i segni dell’intossicazione e l’aumento della calcemia. Ci siamo comportati secondo le linee guida, in terapia intensiva è stato sottoposto a un trattamento extracorporeo depurativo (dialisi, ndr) e il calcio è sceso. Adesso bisognerà vedere come procede la degenza. È costantemente monitorato».

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    Nessun pentimento

    Da alcune fonti interne all’Azienda Ospedaliera era emerso anche come il no vax convinto non fosse minimamente pentito delle sue scelte: «Non sono a conoscenza di questa cosa, ovvio che fa male sapere che alcuni colleghi vengono aggrediti ma per noi i pazienti sono tutti uguali. Il messaggio più importante è quello di evitare il trattamento fai da te. Questo vale per tutti, bisogna chiedere sempre delucidazioni a un sanitario. 

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    Errori grossolani come questi vanno evitati. La vitamina D fa bene per tante cose ma come tutte le sostanze se utilizzate in eccesso provoca un’intossicazione con conseguenze estremamente dannose. I toni del dibattito comunque vanno abbassati, proprio perché in questa maniera il messaggio può arrivare anche agli scettici del vaccino. Chiunque è libero di fare le scelte che ritiene e quando c’è bisogno noi ci siamo, che siano vax o no vax».

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