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    C’È CHI DICE NOA – ALT! LA 17ENNE OLANDESE NOA POTHOVEN NON È RICORSA ALL’EUTANASIA, MA SI È LASCIATA MORIRE IN CASA: LA CLINICA DELL’AJA A CUI SI ERA RIVOLTA LE HA NEGATO IL PERMESSO – RESTA IL FATTO CHE IN OLANDA BASTA AVERE 12 ANNI PER RICHIEDERE LA MORTE ASSISTITA - NICOLETTI: “IL SOSPETTO È CHE TUTTI I RAGAZZI DEPRESSI SIA MEGLIO CHE SE NE VADANO IN SILENZIO. UN PESO IN MENO PERCHÉ NON PORTERANNO NULLA DI UTILE ALLA SOCIETÀ. ALLA FINE I NAZISTI LA PENSAVANO PIÙ O MENO COSÌ”


     
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    1 – CAPPATO: NOA NON È MORTA PER EUTANASIA, LA NOTIZIA È FALSA

    Da www.agi.it

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    La 17enne olandese Noa Pothoven non è ricorsa all'eutanasia con il permesso delle autorità del suo Paese, ma si è lasciata morire in casa, smettendo di mangiare e bere. A 24 ore dalla diffusione di una notizia che ha fatto il giro del mondo, la vicenda ha assunto contorni più precisi e si è scoperto che una clinica dell'Aja aveva negato a Noa l'eutanasia perché troppo giovane.

    Sul caso è intervenuto Papa Francesco, che ha parlato di "una sconfitta per tutti". "La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza", ha twittato il Pontefice.

     

    E dal Vaticano, al di là dei contorni giuridici incerti, sono arrivate varie prese di posizione per esprimere dolore per questa vicenda. Noa, che soffriva da anni di depressione e anoressia per due stupri subiti quando aveva 11 e 14 anni ad Arnhem, non ce la faceva più a vivere. Dopo vari tentativi di suicidio e una serie di ricoveri forzati per assicurarne l'alimentazione e una ripresa psicologica, la 17enne si era rivolta a una clinica dell'Aja per chiedere l'eutanasia, senza dirlo ai genitori.

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    A fine dicembre lei stessa aveva raccontato a un giornale che il permesso le era stato negato: "Pensano che sia troppo giovane per morire: pensano che dovrei completare la mia cura post-traumatica, attendere finché non sia completamente cresciuta, aspettare fino a 21 anni. Sono devastata perché non ce la faccio ad aspettare così tanto tempo".

     

    I genitori per curare la sua depressione avevano anche proposto l'elettroshock ma le era stato rifiutato perché troppo giovane. Di fronte al rifiuto di Noa di sottoporsi a ulteriori trattamenti, la giovane era stata rimandata a casa dove dall'inizio di giugno ha cominciato a rifiutare cibo e liquidi. I genitori, d'accordo con i medici, hanno acconsentito a non ricorrere all'alimentazione forzata.

     

    marco cappato foto di bacco marco cappato foto di bacco

    Noa ha usato gli ultimi giorni per salutare la famiglia e le persone a lei care. "L'amore è lasciar andare, come in questo caso". Nel suo ultimo messaggio, tutto il suo dolore: "Dopo anni di combattimenti, la battaglia è finita. Dopo una serie di valutazioni, è stato deciso che posso andarmene perché la mia sofferenza è insopportabile. È finita. Da troppo tempo non vivo più, ma sopravvivo, anzi neanche questo. Respiro ma non vivo".

     

    Sulla questione è intervenuto anche Marco Cappato, politico ed esponente dell'Associazione Luca Coscioni: in un tweet ha puntualizzato che "l'Olanda aveva rifiutato l'eutanasia a Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti". Come ha sottolineato l'attivista italiano, "morire smettendo di mangiare e di bere è 'legale' (nel senso che NON lo si può impedire con la forza pubblica) in quasi tutto il mondo, anche in Italia".

     

    VINCENZO PAGLIA VINCENZO PAGLIA

    Resta il dolore per la morte di un'adolescente che ha scelto di lasciarsi andare. Lo ha ricordato monsignor Vincenzo Paglia presidente della Pontifica Accademia per la Vita: "È una tragica sconfitta dell'intera società e soprattutto della società europea. L'Europa ha già pochi giovani e non riesce a mantenerli. Le cronache non ne parlano ma la seconda causa di morte dei giovani in Europa è il suicidio". E ha ricordato, come Papa Francesco, che i giovani sono le 'prime vittime' della 'cultura dello scarto'.

     

    2 – L' ANGOSCIA NON È UN MALE TERMINALE

    Gianluca Nicoletti per “la Stampa”

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    Non mi si venga a parlare di libertà di decidere il proprio fine vita nel caso di Noa Pothoven. Non mi si obbietti che questo permette la legge olandese, possono esserci anche leggi che consentono azioni abominevoli. Già me lo aspetto, quindi mi prendo anche la responsabilità di aggiungere che non è nemmeno il caso di fare paragoni strumentali, non c' è alcun nesso tra questo episodio e le leggi che regolano il diritto delle madri di decidere sulla propria gestazione, o di persone la cui vita è resa infernale da patologie devastanti e irreversibili.

     

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    Il dolore psichico, per quanto atroce possa essere, è uno stato su cui la clinica ha strumenti per lavorare, ancora di più il disagio di un' adolescente è una condizione che comunque è da considerare potenzialmente mutevole, quindi con possibilità di evoluzione. Qu ale psichiatra direbbe con assoluta certezza a un suo paziente: «È meglio che ti ammazzi, tanto per te non c' è più niente da fare!». E questo in sintesi è stato detto da chi ha dato il suo parere «scientifico» sull' uccisione legale di Noa.

     

    la famiglia di noa pothoven la famiglia di noa pothoven

    È incommensurabile la ferita di chi subisce uno stupro, sicuramente accade che per molti questo evento possa trasformarsi in una volontà suicida. Qui però stiamo parlando di un essere umano che ancora è poco più di una bambina, che comunque aveva negli ultimi anni elaborato il suo dramma scrivendo un libro, ponendosi come testimone di una disfunzione istituzionale nel suo paese; Noa sosteneva che chi subisce violenza sessuale non trova in Olanda strutture adeguate a fornire risposte concrete. Quel civilissimo paese per tutta risposta le ha dato il passaporto per l' altro mondo.

     

    gianluca nicoletti e figlio 2 gianluca nicoletti e figlio 2

    Il progetto del suicidio era diventato il fulcro dell' attività della ragazza sui social, il suo progetto di morte era stato per lungo tempo argomento di discussione con i follower. Quando il topic di una chat pubblica è il desiderio di morire, perché ci si sente depressi, non è possibile che nessuno intervenga per dare gli strumenti più efficaci per arginare e contenere quel problema, chiunque scrive in un social aperto «Io mi ammazzo» come minimo viene segnalato alla polizia postale.

     

    Sarebbe quindi più corretto che lo stato intervenisse non per favorire la morte, ma per guarire dal desiderio di morte. Un giovane cervello intriso di angoscia non equivale a essere un malato terminale, il suicidio è una delle più importanti cause di decesso tra gli adolescenti, (per l' Oms è la seconda causa di morte per i ragazzi tra i 15 e i 29 anni), che in Olanda alla luce di questo ci si attrezzi perché possa essere facilitato da una legge significa che alla fine lo si considera una sorta di selezione naturale, un' apoteosi legalizzata del più bieco bullismo.

     

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     Il bullo, che appartiene a suo dire al genere dei forti e vincenti, sostiene che la vittima dei suoi soprusi è tale perché appartiene geneticamente alla stirpe degli sfigati. Il sospetto fondato è che, per la stessa equazione, tutti i ragazzi depressi e incapaci di reagire alle violenze, come pure a uno stupro, sia meglio che se ne vadano in silenzio a farsi fare un' iniezione letale. Un peso in meno per tutti i cervelli sani al cento per cento, anche perché questi ragazzi con pensieri suicidi, una volta cresciuti, non porteranno nulla di utile alla società. Alla fine i nazisti la pensavano più o meno così.

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    gianluca nicoletti e figlio 1 gianluca nicoletti e figlio 1

    noa pothoven e la madre noa pothoven e la madre

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