MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
1 - IL LEADER: CON GIORGIA NOI NON C'ENTRIAMO E CERCA NUOVI SPAZI TRA MODERATI E LIBERALI
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"
«Noi con Giorgia Meloni non c'entriamo». L'affermazione è di Matteo Salvini e affiora durante il consiglio federale della Lega che si è riunito ieri a Milano. Il tono del segretario leghista non è bellicoso, non è una sfida. Ma la «nuova fase» della Lega prevede anche una sorta di tagliando all'identità della Lega. «Noi siamo quelli delle autonomie, non la destra» ricordano i governatori.
Ma la sfida di Salvini, secondo un fedelissimo, è anche per loro: «Da questo momento - dice uno dei presenti - non può più passare il concetto di un Matteo che decide da solo con altri che storcono la bocca dietro le quinte. È l'ora dell'assunzione di responsabilità per tutti, governatori e dirigenti».
LUCA ZAIA UMBERTO BOSSI MATTEO SALVINI
Salvini vuole che su questo non ci siano dubbi e chiede una sorta di riconferma della fiducia da parte del partito. E infatti sottopone all'approvazione di tutti i presenti il comunicato che sarà poi diffuso contenente i paletti per la futura attività di governo e il mandato «per creare, allargare e potenziare un'alleanza alternativa alla sinistra». La fiducia è raccolta, il documento è approvato all'unanimità. Il federale si svolge nella vecchia e in parte dismessa palazzina di via Bellerio, simbolo plastico di quanto sia cambiata la Lega. Ma ora, dovrà cambiare di nuovo.
salvini balla con marine le pen
Trovare fisionomia e identità in un contesto tutt' altro che favorevole. Da una parte, Giorgia Meloni che presidia stabilmente la destra. Dall'altra, Forza Italia. Che ha già risposto un «no» piuttosto sonoro all'appello di Salvini a una ricostruzione con forma di federazione sullo stile dei Repubblicani Usa. Se qualcuno si attendeva un progetto dettagliato sul nuovo soggetto politico, forse ne è uscito deluso.
Più a fuoco l'idea della collocazione del partito. L'idea è quella di non tentare di perseguire il voto più connotato a destra ma quello dei «moderati, dei federalisti e dei liberali». Ed è in questo senso che torna d'attualità il tema delle autonomie che pareva ormai dismesso: la differenza con la Meloni potrebbe appunto essere marcata su questo. Certo, ora con la valorizzazione delle autonomie ovunque, e non soltanto al nord.
luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana
Chi non è convinto è l'economista Alberto Bagnai: «Ma siete proprio sicuri che i voti li troveremo al centro?». Il tema è delicato anche perché proprio ieri un sondaggio Swg ha dato la Lega in calo al 17,5% delle intenzioni di voto. Una soglia psicologica delicata, dato che nel 2018 il partito aveva preso - a sorpresa - il 17,4%. Salvini arriva in via Bellerio a piedi, la macchina che entra dalla porta carraia avrebbe dato la sensazione di non voler affrontare microfoni e taccuini.
matteo salvini silvio berlusconi meme by carli
Il segretario inizia con una lunga ricostruzione dei fatti che hanno portato al Mattarella bis, racconta di come si sia arrivati al nome di Elisabetta Belloni, quello che ha provocato la rottura con Silvio Berlusconi, dopo che Conte e Letta avevano dato una disponibilità poi ritirata.
Più volte se la prende con la stampa, ma il suo vice Lorenzo Fontana striglia anche i parlamentari: «Ci sono quelli che hanno votato Giorgetti senza che Giorgetti ne sapesse nulla. Ma è una sbavatura inaccettabile, un giochetto che non è da noi: ci sono troppi parlamentari imbolsiti, Bossi li avrebbe appesi al muro».
mateusz morawiecki viktor orban matteo salvini
Proprio Giorgetti solleva il problema della legge elettorale: «Dovremo vigilare perché non tentino il blitz per un sistema proporzionale. Ma dal governo, evitarlo sarà più facile». Salvini non commenta, eppure, la sensazione che in Lega qualcosa sia cambiato rispetto al proporzionale - fin qui visto semplicemente come «il mezzo per farci fuori» - esiste. Uno dei presenti alla riunione la dice così: «Se dovessimo misurare che non ci sono gli spazi per la federazione e per il nuovo soggetto politico, forse meglio sarebbe tenerci le mani libere».
2 - I DUE FORNI DI MATTEO, CHE NON SI PERDE IL SUMMIT SOVRANISTA
Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"
giorgia meloni matteo salvini antonio tajani
Una strana sindrome bipolare sembra rintracciabile nella Lega in queste giornate fatidiche. Mentre Matteo Salvini si recava ad limina da Silvio Berlusconi, per perorare la causa di un partito repubblicano all'americana, un suo fedelissimo plenipotenziario partecipava a un inquietante consesso. Convocata da Vox, il partito spagnolo di estrema destra, si è svolta a Madrid nel fine settimana la seconda riunione dei sovranisti europei, ancorché sparpagliati ma ancora all'inseguimento dell'ossimoro di un grande rassemblement del populismo nazionalista in Europa.
giorgia meloni by carli meme by carli
C'erano fra gli altri il premier ungherese Viktor Orbán, reietto dei popolari; quello polacco Mateusz Morawiecki; la francese Marine Le Pen; l'austriaca della Fpö Marlene Svazek e poi i rappresentanti dei sovranisti belgi, bulgari, olandesi, rumeni, lituani ed estoni. Mancavano i tedeschi di AfD, abbandonata nei giorni scorsi perfino dal suo presidente, Jörg Meuthen, dimessosi di fronte (parole sue) alla «deriva totalitaria» del partito.
In compenso però Salvini, bloccato a Roma dall'elezione presidenziale, ha inviato come ambasciatore l'eurodeputato e suo protégé Paolo Borchia. Anche Giorgia Meloni non ha voluto esser da meno, mandando nella capitale spagnola un suo parlamentare a Strasburgo, Vincenzo Sofo, che poi è il compagno di Marion Maréchal Le Pen, nipote ribelle di Marine, dalla quale si è separata politicamente per schierarsi ancora più a destra con Eric Zemmour.
fontana salvini zaia
Per la cronaca, la riunione non ha concluso granché, a parte la decisione di costituire un ufficio comune per coordinare meglio l'azione sovranista nel Parlamento europeo. Anzi, la cosa più evidente è stata la spaccatura sulla crisi ucraina: infatti il premier polacco ha fatto passare nel comunicato finale una frase critica della Russia, che «ci ha portato sull'orlo di una guerra».
putin salvini
Ma Le Pen, di cui sono noti i buoni rapporti con Putin, su questo punto si è chiamata fuori, facendolo togliere dalla versione francese del testo. Quanto a Orbán che, come il gatto di Orwell, sta da una parte ma anche dall'altra, non ha fatto obiezioni, ha detto che la situazione in Ucraina è «molto complicata» e due giorni dopo si è precipitato a Mosca dal suo amico Putin. Non pervenuti i due inviati di Salvini e Meloni. Domanda: come si conciliano la partecipazione a questi vertici, il dialogo aperto con tutti gli intoccabili d'Europa, men che meno il sogno di un gruppo europeo sovranista, con la visita a Berlusconi che si vuole padre nobile del Ppe e con l'idea di un partito repubblicano per l'Italia? Delle due l'una: o Matteo Salvini apre un tavolo con i popolari in Europa, ovvero complotta con l'estremismo sovranista.
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