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    “CI DICEVA CHE QUELLO ERA SEMPRE IL PADRE DI SUA FIGLIA” – LO STRAZIO DI MAURO, IL FRATELLO DI MARISA LEO, LA 39ENNE UCCISA A MARSALA DALL’EX COMPAGNO 42ENNE CHE POI SI È SUICIDATO: “ERAVAMO ARRIVATI ALLE DENUNCE, MA MIA SORELLA LE AVEVA RITIRATE PER MANTENERE RAPPORTI CIVILI. LA BAMBINA? LE ABBIAMO DETTO CHE LA MAMMA È FUORI PER LAVORO. NON SAPPIAMO COME DIRLE COSA È SUCCESSO. IO E MIA MOGLIE ABBIAMO CHIESTO L’AFFIDAMENTO…”


     
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    1. STALKING E DENUNCE, QUELL’ULTIMO INCONTRO PER «CHIARIRE» CON L’EX POI I TRE COLPI DI FUCILE

    Estratto dell'articolo di Valentina Raffa per “il Giornale”

     

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    Le ha chiesto un appuntamento chiarificatore. L’ultimo. Per aggiustare le cose, come voleva lui e accordarsi sulla custodia della loro bambina di 4 anni che dopo qualche giorno trascorso con lui doveva tornare con la mamma, o per voltare pagina, come cercava di fare lei da tempo, ma lui glielo impediva. Marisa Leo, 39 anni, originaria di Salemi (Trapani) ci ha creduto.

     

    Mercoledì sera è caduta sotto tre colpi di fucile imbracciato dall’ex compagno, Angelo Reina, 42 anni, imprenditore di Valderice (Trapani). Teatro dell’omicidio è il vivaio di famiglia dell’assassino, nelle campagne del Marsalese. Subito dopo, lui è salito in auto e ha guidato fino a un viadotto all’ingresso di Castellammare del Golfo. È sceso e si è ucciso con la stessa arma con cui ha tolto la vita a Marisa. Nel cofano della sua auto è stata rinvenuta almeno un’altra arma. Si indaga per capire come l’uomo ne sia entrato in possesso, dal momento che non aveva porto d’armi.

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     A lanciare l’allarme è stato un automobilista che, transitando lungo l’A29 in direzione Mazara, all’altezza di Gallitello, ha visto Reina scendere dall’auto armato, spararsi e precipitare giù dal viadotto per una cinquantina di metri. Quando la Polstrada si è recata sul posto e ha constatato il decesso dell’uomo, si è subito temuto il peggio per l’ex compagna perché, dai controlli, è saltata fuori a carico di Reina una denuncia per stalking del 2020 proprio da parte di Marisa. E non era l’unica denuncia. Perché Marisa, dopo qualche mese, si era ripresentata dai carabinieri per denunciare l’ex per violazione degli obblighi familiari, in quanto lui non pagava gli alimenti per la figlia.

     

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    Reina era stato mandato a giudizio dal tribunale di Marsala in due diversi procedimenti, ma Marisa aveva poi presentato remissione di querela, e i giudici, nel gennaio 2022, avevano deciso il non luogo a procedere. […] nel vivaio in cui doveva incontrare l’ex, Marisa è stata trovata priva di vita dagli agenti. Il corpo non era distante dalla sua auto. […]

     

    2. MARISA, UCCISA A COLPI DI FUCILE DALL'EX «PER LE DONNE È STATO DI EMERGENZA»

    Estratto dell'articolo di Viviana Daloiso per “Avvenire”

     

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    […] succede, una volta ogni tre giorni, questa settimana due volte nello spazio di 24 ore: prima ad Antonella a Roma, ieri a Marisa a Marsala. La storia di questa bella ragazza – 39 anni, piena di talento, intelligente, dolcissima, come la descrive chi la conosceva – inizia a Salemi, nel cuore della Sicilia. Marisa, una passione per l’economia, cresce col sogno di promuovere il suo territorio e le sue bellezze nel mondo, fino ad arrivare alle cantine Colomba Bianca, dove nello spazio di poco tempo diventa responsabile del marketing rinunciando alla carriera sicura di commercialista

     

    […] già durante la gravidanza, la relazione comincia a traballare, forse per l’impegno di lei, la sua indipendenza, il desiderio di essere comunque operativa in cantina: Angelo comincia a diventare fastidioso, insistente, spesso si arrabbia. Dopo mesi di alti e bassi, nonostante sia appena diventata mamma, Marisa decide di lasciarlo, ma la presenza di Alice – per cui lui dovrebbe versare un assegno di mantenimento – la costringe a tenerlo nella sua vita: iniziano i ricatti, le persecuzioni, finché nel 2020 la donna prende il coraggio di denunciarlo.

     

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    Prima per stalking, poi proprio perché Angelo si rifiuta di pagare gli alimenti per la figlia. È il punto in cui la storia entra in un cono d’ombra: Angelo viene mandato a giudizio dal Tribunale di Marsala, in due diversi procedimenti, rispettivamente per stalking e per violazione degli obblighi familiari. Ma nel frattempo, durante il processo, Marisa Leo presenta la remissione della querela per entrambi i procedimenti.

     

    Non risulta seguita dal centro antiviolenza più importante di Trapani, il Co.Tu. Le.Vi, ad amiche e colleghe confida preoccupazione per la figlia ma non di subire violenze o minacce da Angelo. Forse lui l’aveva convinta delle sue buone intenzioni, forse invece la terrorizzava a tal punto da ridurla al silenzio: fatto sta che nel gennaio del 2022 i giudici del Tribunale decidono il non luogo a procedere e da allora non sarebbero state più presentate querele o denunce da parte della donna.

     

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    […] Nel giorno in cui da Montecitorio arriva la notizia dell’ok definitivo al “ritocco” del Codice Rosso, con la possibilità di avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore generale presso la Corte d'appello qualora il pm non abbia sentito la vittima di violenza entro tre giorni dalla denuncia. Un passo avanti fondamentale per la maggioranza e per il Movimento 5 Stelle, una legge poco utile senza sforzi sul fronte della prevenzione per il Pd. Nel frattempo anche Marisa non c’è più.

     

    3. IL FRATELLO DI MARISA LEO: «CRESCERÒ LA MIA NIPOTINA COME FOSSI SUO PADRE. AIUTATEMI A DIRLE LA VERITÀ»

    Estratto dell'articolo di Felice Cavallaro per il "Corriere della Sera"

     

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    Non sa ancora che suo padre le ha ucciso la mamma. E che anche lui ora non c’è più. Gioca spensierata con la cuginetta, la figlia dello zio Mauro. Corre per casa questa bimba di 4 anni, i capelli castani, un sorriso solare, serena perché il fratello di sua madre, Mauro Leo, 43 anni, consulente del lavoro a Salemi, padre di due bimbi, è riuscito solo a dire che Marisa è fuori per lavoro. «Una bugia. Non vedrà mai più mia sorella. E io mi considero già padre e madre della mia nipotina. Non ho trovato le parole per dirle cos’è successo. È stato già faticoso trovarle per i miei genitori. Mia madre, 68 anni. Mio padre, 80. Entrambi col cuore a pezzi, incapaci di reagire, inebetiti dalla violenza che si è abbattuta su di noi».

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    Una violenza da tempo temuta, stando alle denunce per stalking, seppure poi ritirate.

    «[…] noi tutti non avvertiamo la gravità del pericolo. C’è quasi sempre un uomo che non si rassegna a vedere la “sua” donna indipendente. Incapace di capire che quando cessa l’amore si possono avere rapporti civili e ognuno può decidere la propria strada, la propria vita. E c’è sempre una donna convinta che a lei non possa accadere quanto legge sui giornali. Sì, eravamo arrivati alle denunce. Ritirate perché mia sorella ha sempre sperato di mantenere quei rapporti civili. “Per fare crescere bene la nostra bimba”, diceva».

     

    Ad alcune colleghe Marisa, a marzo, aveva detto che forse avrebbe ricucito...

    «Si illudeva, ma nelle ultime settimane deve avere capito che la cosa non andava. Certo, le dicevamo di stare in guardia. Ma quello era sempre il papà della bimba. E peraltro si presentava sempre col sorriso. Anche davanti a me che, come Marisa, speravo, mi illudevo, senza potere immaginare cosa gli macinava in testa...».

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    Era lo stesso per le amiche del cuore, per «le donne del vino», nonostante fossero impegnate nella campagna antiviolenza?

    «Nessuno immaginava la deriva di quell’uomo. Io e Marisa siamo cresciuti insieme, le stesse compagnie, solo quattro anni di differenza. Ci confidavamo. Ma non abbiamo capito fino in fondo. Proprio come da copione di mille casi di cronaca».

    […]

     

    Sua moglie?

    «Una grande donna che già fa la mamma con la piccola. E insieme abbiamo chiesto l’affidamento: questa nostra nipotina non resterà mai sola».

     

    4. LACRIME, PROCLAMI, ANATEMI E PROMESSE, MA LA SCIA DI SANGUE NON SI ARRESTA: 79 VITTIME DALL'INIZIO DELL'ANNO

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    Estratto dell'articolo di Nadia Ferrigo per www.lastampa.it

     

    Gennaio. Giulia Donato. Oriana Brunelli. Teresa di Tondo. Alina Cristina Cozac. Febbraio. Yana Malayko. Melina Marino. Santa Castorina. Marzo, tre vittime. Aprile e maggio, due. Giugno, sono sette. Luglio e agosto, due e due. E ora si va avanti con il conto di settembre, con Rossella Nappini e oggi Marisa Leo. L’ex compagno l’ha uccisa e poi si è ucciso. Lascia orfana una bimba di tre anni.

     

    L'elenco delle donne ammazzate a colpi di pistola, a coltellate, di botte, strangolate, è lungo. È difficile ricordare tutti i loro nomi, proprio come è impossibile dimenticare le loro storie. Prima di tutto perché si somigliano e il copione è sempre lo stesso. L'assassino è il partner oppure un ex. C’è una relazione già finita o a cui volevano mettere fine.

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    Non c’è nessuna differenza tra Nord e Sud, tra italiani e stranieri, tra ricchi oppure poveri. Quello non conta, la violenza di genere è assolutamente democratica e sa infilarsi e proliferare, a volte per anni e industurbata, dappertutto. Ci sono i numeri e le statistiche dell’ultimo report del Viminale: da inizio anno a oggi sono 79, una donna uccisa ogni tre giorni

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