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    “NON ABBIAMO BISOGNO DELLA CINA E, FRANCAMENTE, STAREMMO MEGLIO SENZA DI LORO”, TRUMP E IL TWEET CHE FA SALIRE IL RISCHIO DI UNA GUERRA FREDDA – THE DONALD ANNUNCIA RIALZI DOPO LA STANGATA DI PECHINO: L'INVITO A CREARE "SISTEMI ECONOMICI SEPARATI" - I GRANDI GRUPPI USA HANNO GIA’ INIZIATO A MUOVERE LE PRODUZIONI FUORI DALLA CINA


     
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    Danilo Taino per il Corriere della Sera

     

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    Quando il capo dello Stato di una grande democrazia a economia di mercato «ordina con la presente» (un tweet) alle imprese nazionali di abbandonare un Paese considerato avversario, siamo alla viglia di una guerra. Essendo il presidente in questione Donald Trump non si può esserne assolutamente certi: mentre leggete questo articolo può cambiare idea. Certo è che lo scontro tra Washington e Pechino ieri ha fatto un salto di qualità che potrebbe avere conseguenze enormi. Che fosse in atto una guerra commerciale era ormai chiaro.

     

    Ora la Casa Bianca ha fatto il primo passo verso una nuova Guerra fredda a tutto campo con la Cina. Il rischio è che l' economia globale si spezzi in due o più parti isolate l' una dall' altra.

     

    Le grandi imprese americane negli ultimi mesi hanno già iniziato a muovere alcune produzioni di componenti fuori dalla Cina: le tariffe imposte da Trump e le contro-tariffe imposte da Xi Jinping stano rompendo e cambiando le catene di fornitura globali sulle quali viaggiano le produzioni. Il Vietnam, per esempio, è un beneficiario di questo scivolamento.

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    Il salto di qualità minacciato ieri dal presidente americano, nella sua assurdità di dare ordini alle aziende private, è però qualcosa di inatteso e foriero di conseguenze. E' infatti una dichiarazione aperta di ostilità verso Pechino, a 360 gradi, che avrà conseguenze politiche e allo stesso tempo è una minaccia alle imprese americane, le quali sanno che l' uomo più potente del mondo vuole che gli sia data retta.

     

    Poche ore prima del tweet, la Cina aveva annunciato tariffe per 75 miliardi di dollari sulle importazioni americane in ritorsione alle annunciate tariffe americane su 300 miliardi di merci cinesi. Fedele alla sua convinzione che durante uno scontro di interessi bisogna essere sempre all' attacco, Trump ha ulteriormente alzato l' asticella e in serata ha annunciato un ulteriore inasprimento delle tariffe.

     

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    Ma l' invito più che perentorio alle corporation americane a cercare alternative alla Cina - «Non abbiamo bisogno della Cina e, francamente, staremmo meglio senza di loro» - è un primo passo verso la rottura dei rapporti economici, politici e geopolitici degli scorsi decenni, se sarà portato avanti nei fatti: l' invito a creare sistemi economici separati. Anche se dovesse essere solo una posizione negoziale, l' accusa violenta a Pechino di avere rubato «vaste somme di denaro» agli Usa è destinata a inasprire uno scontro già intenso.

     

    Da alcuni giorni, Trump sembra avere intensificato la sua attività di demolitore dell' ordine costituito. In casa, sempre ieri venerdì, si è domandato se il maggiore nemico sia Xi Jinping o Jerome Powell, il presidente della Fed la cui indipendenza è tradizionalmente rispettata dai presidenti americani e che a suo parere taglia i tassi d' interesse troppo lentamente. Nei giorni scorsi, ha offeso inutilmente, cancellando un incontro, il governo danese che non vuole vendergli la Groenlandia. Ora, la minaccia di alzare, questa volta da Occidente, una Cortina di Ferro verso la Cina. Sabato e domenica sarà a Biarritz, al vertice del G7: improbabile che si limiti a contare i passi sulla spiaggia.

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