Alice Manfroi per www.corriere.it
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Rifiutare i soccorsi per tre volte di fila e non pagare il conto. Era il 2019 quando due escursionisti spagnoli, un ragazzo e la sua compagna, rimasero bloccati sulla parete delle Tre Cime di Lavaredo, i soccorsi cercano di aiutarli per tre giorni, fino al quarto tentativo andato a buon fine. Il souvenir della vacanza è un conto di 9 mila euro tuttora da saldare. «La multa è arrivata in tre invii distinti per tre mila euro ciascuno: uno a me, uno alla mia compagna e uno a mia madre» raccontano i due spagnoli. «Non le abbiamo pagate. Quest’anno abbiamo scalato le Alpi francesi». Forse lo hanno fatto per evitare altre multe, ma la vicenda degli escursionisti spagnoli rientra a pieno nella casistica che vede quasi uno straniero su due non saldare il conto dell’elisoccorso.
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La mobilitazione
Erano i primi di settembre di tre anni fa, quando il Soccorso Alpino di Pusteria e Auronzo accorre in aiuto dei due alpinisti che risultano essere bloccati sulla via Cassis delle Tre Cime. La coppia aveva rifiutato l’aiuto dell’elisoccorso domenica mattina e lo ha rifatto lunedì, trascorrendo 72 ore in parete. Intanto la madre del giovane escursionista, non vedendo rientrare il figlio al rifugio Auronzo, terrorizzata per la sua sorte, ha fatto mobilitare i soccorsi.
Alle 16 del lunedì per la quarta volta l’Aiut Alpin Dolomites di Bolzano sale in quota e si avvicina a Cima Ovest. Questa volta però, convinti anche dalla pioggia forte, gli alpinisti accettano l’aiuto e vengono fatti salire a 2750 metri in elicottero. «Pensavamo di essere quasi in cima» commentano quando vengono recuperati.
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Il presunto equivoco
A loro dire, la richiesta di soccorsi sarebbe stata provocata solo da un errore di comunicazione per la diversità linguistica, oltre che dall’apprensione naturale di una madre. «Ho visto diverse volte l’elicottero, ma non pensavo fosse per noi — spiega l’alpinista spagnolo —. Eravamo tranquilli, capisco che c’è chi fa la parete in 12 ore, ma noi abbiamo i nostri tempi. Nessuno ha avuto crisi di panico, stavamo solo aspettando che il tempo cambiasse» insiste la coppia. Nel frattempo che loro «erano tranquilli» i soccorsi sono stati tre giorni in allerta.
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I numeri degli interventi
Secondo i numeri dell’elisoccorso nel 2020 sono stati 366 i pazienti «codici bianchi», ossia senza alcuna emergenza sanitaria, trasportati. Il conto totale richiesto per compartecipare alla spesa dell’elicottero ammonta a 608 mila euro, il 77% delle persone soccorse è di nazionalità italiana. Nel 2021 si è registrato un calo: 324mila euro; ma quest’anno, fino il 3 agosto, ci sono già 173 fatture emesse pari a 208 mila euro ed il 76% di coloro che chiamano l’elisoccorso senza essere feriti, è italiano.
Il 45% delle richieste è per stanchezza
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Quello che pochi sanno, però, è che usare l’elisoccorso ha un prezzo: 90 euro al minuto. Sulle Dolomiti bellunesi il 45% degli interventi è da codice bianco e chi abusa dei soccorsi alpini deve pagare, come previsto da una delibera di giunta della Regione Veneto del 2011. Nel 2021 l’elisoccorso ha volato 900 volte e da gennaio al 31 luglio di quest’anno le missioni sono state già 726. Secondo i dati dell’Ulss 1 Dolomiti, ammonta a 1 milione e 200mila euro il totale di fatture emesse, ma sono in molti a non pagare. In particolare, gli stranieri: quasi il 40% non ha versato quanto dovuto.
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Ai tedeschi il primato dei conti non pagati
I conti non saldati ammontano ad una cifra di quasi mezzo milione di euro dal 2020 a oggi. Il primato dei debitori insolventi va ai tedeschi, seguono gli americani e i polacchi. Rispettivamente nel 2020 i tedeschi, con una media di circa 3 mila euro a fattura, raggiungono un conto di 78 mila euro non saldati; i polacchi sfiorano i 54 mila con 9 mila euro di media. Quest’anno i tedeschi arrivano già agli 80 mila euro da pagare. Insomma, sono in tanti a chiedere l’elisoccorso solo per situazioni di affaticamento e non per infortuni, si pretende di utilizzare l’elicottero come un taxi d’alta vetta e magari senza nemmeno pagare la «corsa».