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    C’E’ POCO DA RIDER - A BARI UN UOMO SPARA DAL BALCONE A UN FATTORINO NIGERIANO: "NON APPOGGIARTI SULLA MIA AUTO" – IL VIDEO CHE DENUNCIA LE CONDIZIONI DEI RIDER PENDOLARI A MILANO. CHI NON RIESCE A PRENDERE L'ULTIMO TRENO È COSTRETTO A DORMIRE IN STRADA, METTENDO ANCORA PIÙ A RISCHIO LA SUA SALUTE - IL RICORSO DI UN RIDER DI 'JUST EAT', HA IMPOSTO ALLA PIATTAFORMA DI... - VIDEO


     
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    Monica Serra per “la Stampa”

     

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    Stazione Domodossola-Fiera, ore 22. 25. Un centinaio di rider prova a prendere un treno di Trenord. Hanno la bicicletta, i contenitori per trasportare il cibo in spalla. Alcuni indossano la mascherina, altri neanche quella. Sono in tanti, tutti sulla banchina ad attendere il treno per tornare a casa, nell' hinterland milanese o nelle province di Bergamo, Monza, Varese, Sondrio, Lecco.

     

    La vita dei rider pendolari al tempo del coronavirus è stata denunciata dal collettivo "Deliverance" con un video girato in una stazione periferica della città che mostra le condizioni in cui i fattorini sono costretti a lavorare e viaggiare, nonostante l' emergenza sanitaria, in questi giorni di festa.

     

    La stazione Domodossola-Fiera viene spesso scelta dai rider perché i controlli della polizia ferroviaria sono meno serrati rispetto alle fermate di Garibaldi, Cadorna e Bovisa, dove è difficile passare senza mascherina e certificazione che attesti le "comprovate esigenze lavorative". «Sono soprattutto stranieri, migranti, che accettano di lavorare così.

    Capita che qualcuno arrivi troppo tardi o venga bloccato in stazione. Chi non riesce a prendere l' ultimo treno è costretto a dormire in strada, mettendo ancora più a rischio la sua salute», denuncia Angelo Avelli, di Deliverance Cobas.

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    Le immagini pubblicate sul profilo Facebook del collettivo mostrano i fattorini, uno accanto all' altro, senza rispettare neppure il metro di distanza di sicurezza imposto dal Governo. «È proprio in un momento come questo che decidiamo in che tipo di società intendiamo vivere», prosegue Avelli. «O in una società che lascia indietro gli ultimi scambiando sushi, pizza e patatine come un servizio essenziale ai danni di qualcun altro. O in una società in cui le istituzioni sono in grado di garantire il benessere collettivo».

     

    Mentre i rider sono oggetto anche di violenza (l' ultimo caso la sera di Pasqua a Bari, dove il 21enne Vito Antonio Cassandra ha sparato dal balcone verso un corriere), nulla sembra essere cambiato dopo la sentenza del Tribunale di Firenze che, due settimane fa, accogliendo il ricorso di un rider di Just Eat, ha imposto alla piattaforma di fornirgli mascherine, guanti e gel disinfettante. «Servono risposte immediate e concrete da parte delle aziende di food delivery che non offrono soluzioni puntuali ai lavoratori, benché la fase sia così delicata», dice Avelli.

     

    Per questo Deliverance ha chiesto un incontro con le parti sociali: Assodelivery, Prefettura, Regione Lombardia e Comune di Milano. Tra le proposte, raccolte nel documento "10 punti per un delivery al sicuro", oltre all' istituzione di quattro centri di smistamento di mascherine e guanti da mettere a disposizione di tutti i fattorini, c' è la richiesta di regolamentare il loro lavoro all' esterno di locali e ristoranti. E di creare un presidio sanitario mobile che possa monitorare sempre la salute dei rider. Per limitare i rischi di contagio loro e dei clienti con cui ogni giorno entrano in contatto.

    uomo spara a un rider a bari uomo spara a un rider a bari

     

     

     

    "NON APPOGGIARTI SULLA MIA AUTO" DAL BALCONE SPARA A UN RIDER

    Valeria D’Autilia per “la Stampa”

     

    Si appoggia a un' auto parcheggiata in strada. Il proprietario lo vede dal balcone e inizia a sparare. Vittima un rider nigeriano, che stava effettuando una consegna a Bari, nel quartiere Madonnella. Un episodio che, secondo i carabinieri, poteva avere conseguenze molto più gravi considerando che «i colpi sono stati esplosi dall' alto verso il basso e quindi a maggior ragione potenzialmente letali». Ma il fattorino è riuscito a trovare riparo all' esterno del furgone utilizzato per il trasporto della merce ed è rimasto illeso, così come il collega che era con lui.

     

    La follia A far scattare l' ira del barese affacciato dalla sua abitazione, il fatto che il rider si fosse appoggiato alla sua vettura, mentre era in attesa di ultimare la consegna del cibo a domicilio. Immediata l' aggressione verbale con l' intimazione ad allontanarsi. Il ragazzo nigeriano ha cercato di spiegare che era lì per lavoro e stava aspettando il pagamento da parte del cliente.

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    Ma il 21enne, dopo le minacce, è passato ai fatti: ha impugnato la pistola e aperto il fuoco. Accanto a lui, nel balcone, la moglie incinta. Poi è fuggito, probabilmente per nascondere l' arma, che non è stata ancora trovata. Sono stati alcuni vicini, che hanno assistito alla scena dai loro appartamenti, a lanciare l' allarme e chiedere l' intervento dei militari. Al loro arrivo, hanno trovato il malcapitato in forte stato di agitazione.

     

    Ha riferito quanto accaduto, spiegando che era lì per una consegna di cibo a domicilio, per conto di un ristorante vicino. La ricostruzione degli istanti successivi è stata confermata anche dalle segnalazioni degli altri residenti che avevano parlato di una persona che sparava verso alcuni uomini, in strada. Nel mirino, il corriere. «Si era accanito su di lui» commentano i militari. I proiettili hanno colpito solo la parte superiore del camioncino delle consegne. Tutto documentato anche da una telecamera privata che ha ripreso i vari momenti, dalla discussione in poi.

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    Il giovane, pregiudicato per spaccio di droga e vicino a un clan del posto, è stato sorpreso in strada, nei pressi della sua abitazione, e arrestato. Anche in passato era stato denunciato ed era finito in carcere. Risponde di tentato omicidio. Per gli inquirenti il filmato e la perizia balistica non lasciano dubbi. Di fronte ai carabinieri ha negato di aver sparato, dicendo che ad accusarlo sono state delle «malelingue».

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