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    NON C’È BISOGNO DI ANDARE ALLA MOSTRA DI VENEZIA: NON C’È HORROR PIÙ SVENTOSO DELLA VITA – MAI UN’EDIZIONE È STATA COSÌ POPOLATA DA MOSTRI, ALIENI E VAMPIRI COME QUELLA DI QUEST’ANNO: NEL FILM “EL CONDE”, IN CORSA PER IL LEONE, IL DITTATORE PINOCHET HA LE ALI E DIVORA CUORI CONGELATI. IN “POOR THINGS” LA PROTAGONISTA È UNA SORTA DI FRANKESTEIN MENTRE IN "LA BÊTE", LÉA SEYDOUX DEVE DECIDERE SE DIVENTARE UN MOSTRO DOPO ESSERSI SBARAZZATA DEI… - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per “La Stampa”

     

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    […] Alla Mostra di Venezia, che si apre mercoledì, non si erano mai visti tanti vampiri, tanti mostri, tanti alieni. […] Nel film El conde del cileno Pablo Larrain, in corsa per il Leone, il dittatore Augusto Pinochet (Jaime Vadell) si libra con le sue ali minacciose nel cielo plumbeo di un Paese desolato. Quando ha fame divora cuori congelati, quando si innamora morde le prede e le tramuta in suoi simili, quando rischia di perdere le immense ricchezze rubate al suo popolo è pronto a tutto, anche a far fuori i suoi affetti più cari: «Il film – ha detto a Variety il regista – si basa su una vecchia idea fondata sul più pericoloso di tutti i concetti e cioè che un personaggio come Pinochet potrebbe essere eterno».

     

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    […] In tempi di violenze inarrestabili e di femminicidi quotidiani, il regista greco Yorgos Lanthimos, anche lui in gara con Poor Things, sceglie di descrivere un percorso di emancipazione femminile mettendo in scena una protagonista, Bella Baxter, interpretata da Emma Stone, che è una sorta di esperimento alla Frankenstein. Libera, intraprendente, assetata di vita, Bella è una principiante capace di tutto […]

     

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    Un anno fa alla Mostra Luca Guadagnino aveva descritto, in Bones and all, l'allegoria cannibale del disagio adolescenziale, stavolta tocca a una giovane donna, riportata in vita dal Dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), scienziato eccentrico e fantasioso, che darà il via all'odissea di Bella attraverso vari continenti.

    […]

     

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    Un'altra donna tormentata occupa la scena di La Bête, regia di Bertrand Bonello, star Léa Seydoux. Stavolta, nel film tratto «molto liberamente» dal racconto di Henry James La bestia nella giungla, ambientato tra Parigi e Los Angeles, la protagonista Gabrielle decide di purificare il suo Dna affidandosi a una società che usa l'Intelligenza Artificiale per far rivivere alle persone le loro passate esistenze, liberandole dal peso delle emozioni, ormai considerate pure minacce. […] Il dilemma è evidente, meglio diventare mostri, ovvero capaci di rinunciare alla propria natura pur di allontanare per sempre la sofferenza, o meglio coltivare i palpiti del cuore e subirne le inevitabili conseguenze?

     

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    D'altra parte, come suggerisce Sky Peals, il film di Moin Hussain in cartellone alla Settimana della critica (realizzato da Torino ScriptLab), il confine tra umano e non può sempre essere labile. A fare i conti con questi limiti scivolosi è, nel film, il giovane Adam, impegnato a ricostruire l'immagine di un padre che non ha mai conosciuto e di cui saprà che, quando era in vita, aveva sempre coltivato la certezza di non appartenere al genere umano. Il senso di tutto è nello sforzo che Adam è costretto a fare per guardare la realtà da una prospettiva inattesa, sospesa tra «fantascienza del reale e cinema politico». Un paesaggio pieno di vivi e disumani, oppure di morti e viventi, come in The Vourdalak, esordio di Adrien Beau (alla Sic), basato su una novella di Tolstoj e dedicato all'esperienza spaventosa di un giovane marchese che, sei giorni dopo la sua fine, torna sulla terra come uno zombie, un dannato, destinato, però, a una missione importante: «La storia – spiega Beatrice Fiorentino alla guida della Sic – preannuncia, se non annuncia, la fine del patriarcato».

     

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    Altre ossessioni risuonano in Vermin di Sebastien Vanicek, dove un'invasione di ragni velenosi costringe gli abitanti di una palazzina di periferia a battersi per la sopravvivenza. Anche qui, nella cornice dell'horror legato a esplosioni naturali, si annida l'allegoria sociale. L'impressione è che, per capire il nostro presente, dovremmo armarci di coraggio e frugare nei nostri più oscuri timori.

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