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    NON C'E' POSTO, MUOIA PIU' TARDI - A PIACENZA CI SONO PIÙ DI 100 BARE STIPATE ALL'OBITORIO - LA CAPACITÀ MASSIMA DELL'IMPIANTO È DI 12-13 CREMAZIONI AL GIORNO, MA I FERETRI ARRIVANO AL RITMO DI 20-25, CON PUNTE DI 33, COME DOMENICA SCORSA. PER SBLOCCARE QUEST'EMERGENZA, I TITOLARI DELL'ATTIVITÀ CHIEDONO AIUTO AL GOVERNO: “CI SERVONO DEROGHE AL LIMITE DI ORE DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI AL GIORNO, COSÌ DA FARE PIÙ CREMAZIONI…”


     
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    Franco Giubilei per “la Stampa”

     

    PIACENZA - TEMPIO CREMATORIO PIACENZA - TEMPIO CREMATORIO

    A Piacenza, la città della regione più funestata dal coronavirus, non sanno più dove mettere le bare: un centinaio di feretri giacciono accatastati nella sala del commiato del forno crematorio del cimitero. Altri 40 sono custoditi nella sede della più grande impresa funebre del capoluogo, dopo che l' ospedale ne ha chiesto l' intervento, in attesa che la situazione cominci a normalizzarsi.

     

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    Già, perché il Piacentino anche ieri si è riconfermato la zona emiliano-romagnola più bersagliata dal Covid-19, com' è stato fin dall' inizio dell' epidemia, in questo lembo di pianura confinante col Lodigiano e i suoi focolai. Gli ultimi numeri resi noti dalla Regione - che ieri sera ha emesso un' ordinanza che prevede la sospensione delle attività economiche e vieta gli assembramenti di più di due persone - vedono questa provincia davanti a tutte le altre sia per contagi, 120 in più rispetto a domenica, che per morti, 26 in più.

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    In Emilia-Romagna poi i casi positivi hanno raggiunto quota 8.535, più 980 in un giorno, mentre i decessi sono arrivati a 892, più 76. Le guarigioni ora sono 423, più 74.

    Ma è Piacenza, dov' è appena stato ultimato un ospedale militare da campo da 40 posti a rinforzo di quello cittadino, che la situazione è particolarmente drammatica, tanto da riverberarsi sulla cremazione e sull' interramento dei defunti.

     

    Michele Marinello del gruppo Altair, la società che gestisce l'impianto crematorio della città, oltre ad altri 14 disseminati perlopiù nel nord Italia, parla di condizioni «al limite del collasso per cui da domani (oggi per chi legge, ndr) quasi non potremo ricevere altri feretri e dovremo rallentare la capacità di ricezione in tutte le nostre strutture».

     

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    Circa cento bare aspettano di essere cremate solo a Piacenza, depositate anche nella sala del commiato, quella che in tempi normali è destinata alle cerimonie. Stessa situazione a Brescia e Serravalle Scrivia, mentre a Parma ce ne sono 40, a Modena 50 di cui 35 provenienti da Bergamo (i feretri portati dall' esercito, ndr), ad Acqui Terme 30.

     

    «E' un effetto domino partito da Bergamo - aggiunge Marinello - Abbiamo cominciato ad aiutare loro e poi siamo andati in crisi noi. Così però non può andare avanti, altrimenti dovremo chiudere fino allo smaltimento. Rischia di saltare il sistema in tutto il nord Italia».

     

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    Del resto l'aritmetica è spietata: la capacità massima dell' impianto di Piacenza è di 12-13 cremazioni al giorno, ma i feretri arrivano al ritmo di 20-25, con punte di 33, come domenica scorsa. Per sbloccare quest' emergenza nell' emergenza, i titolari dell' attività chiedono aiuto al governo: «Ci servono deroghe al limite di ore di utilizzo degli impianti al giorno, così da fare più cremazioni e alle regole sui luoghi dove tenere le bare. Già c' è un utilizzo improprio, i feretri sono nella sala del commiato».

     

    Sempre a Piacenza è stata mobilitata l' agenzia di onoranze funebri più grande della città: «La direzione sanitaria dell' ospedale ci ha chiesto di tenere in custodia una quarantina di bare - dice Pascal Villa, della ditta Maccini -. Sono salme inattesa di tumulazione o cremazione». Hanno accettato di prendere i feretri «per non lasciarli in ospedale, dove la camera mortuaria era stracolma di cadaveri».

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    Come in un bollettino di guerra, l' attività dell' agenzia è scandito da numeri impressionanti: «Prima in media facevamo una ventina di funerali alla settimana, ora 12-15 al giorno». In tutto questo, chi lavora nel settore si sente abbandonato: «Il governo si è dimenticato delle imprese private - denuncia Villa -. Le mascherine si stanno esaurendo, riutilizziamo le stesse, disinfettandole ogni volta. E scarseggiano guanti e tute da usare quando c' è da prendere un defunto per Covid-19».

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