Flavio Pompetti per "Il Messaggero"
GEISHA
Prima delle seconda guerra mondiale il Giappone annoverava più di 90.000 geishe, divise in migliaia di case di accoglienza disseminate per l'intero paese. Oggi i ranghi sono ridotti a poche centinaia, confinate in ristoranti d'alta classe che organizzano banchetti per i ricchi e per i turisti. Le specialità artistiche sviluppate dalle donne che scelgono questa professione sono in declino, e le limitazioni imposte dall'epidemia di Covid rischiano di seppellire una delle arti più antiche ancora coltivate nell'isola asiatica.
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La Cnn ha di recente dedicato ai fiori di Tokio, questo il nome con le quali le professioniste dell'accoglienza erano conosciute nel loro periodo d'oro, un articolo che passa in rassegna le trasformazioni che la professione ha subito nel corso degli anni, fino alle condizioni di precarietà nelle quali versa al momento. Le geishe sono l'incarnazione di canoni estetici accumulati nel corso di secoli, e che in gran parte erano già formati in Giappone prima della fine del primo millennio. Nella accezione più moderna sono ragazze che le famiglie indigenti destinano alla professione per salvarle da una vita di stenti.
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«Le geishe erano un grande business e parte integrante della società, ma ora sopravvivono solo come cultura da preservare», spiega Hisafumi Iwashita, professore alla Kokugakuin University. Le geishe sono tenute a rimanere celibi, ma possono lavorare finché vogliono senza andare in pensione. È ciò che sta facendo, a 80 anni, Ikuko, che non solo è a capo dell'Akasaka Geisha Association, ma è anche una geisha praticante. «Stiamo lottando per la sopravvivenza - spiega Ikuko - Tutto quello che possiamo fare è allenarci costantemente per essere pronti a esibirci in qualsiasi momento».
«IL LAVORO MIGLIORE»
IKUKO GEISHA
Ma mentre il futuro è incerto per molti nel settore, la ottantenne Ikuko affermato che la professione le ha dato l'indipendenza economica, liberandola dalla pressione della società per sposarsi e fondare una famiglia. «Questo è il miglior lavoro che una donna possa avere, sono in buona salute e di buon umore fino a questa età. Non ho rimpianti per aver scelto di diventare una geisha».
L'apprendistato dura più di un anno, durante il quale le candidate sono istruite al canto e al trucco cosmetico, ma anche all'arte della conversazione colta. Le geishe devono saper danzare e mostrare un portamento impeccabile nei movimenti. Una volta formata, il fiore è la quintessenza della raffinatezza. La sua presenza arricchisce l'ambiente e propizia le trattative tra i clienti maschi, sia nel commercio che nella politica.
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Il luogo che le raccoglie oggi è il ryotei, il ristorante di lusso di gusto tradizionale nei quali si svolgono i banchetti. I clienti siedono a gambe incrociate dopo aver rimosso le calzature intorno a tavolini bassi, e le geishe si muovono intorno a loro con la grazia di movimenti levigati dalla ripetizione ossessiva. Nel corso dei secoli alcune di loro sono assurte ad un tale livello di celebrità e di riverenza da diventare tesoro nazionale vivente, la massima onorificenza artistica insignita dal governo giapponese.
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Tale stato sociale è oggi minacciato da una parte dalla democratizzazione della professione. I banchetti organizzati dalla classe ricca e aristocratica sono sempre meno numerosi. Al loro posto sono i turisti stranieri affluenti a riservare i ryotei, e i consigli aziendali, a volte anche composti da sole donne. L'emancipazione della società giapponese ha reso poco rilevante l'immagine di una donna-ancella perfetta, specializzata nel servire e nell'accudire il piacere e l'intrattenimento del maschio intorno ad una tavola.
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L'epidemia ha poi aggravato la crisi del settore. Le geishe vengono pagate sulla base degli ingaggi, e il numero dei banchetti è caduto drasticamente negli ultimi due anni.
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