Carlo Valentini per “Italia Oggi”
Non ci danno i cantieri navali ma noi gli diamo le banche. I francesi del Crédit Agricole, già per altro assai ben insediati in Italia, stanno infatti per ingoiare un bocconcino niente male: le casse di risparmio di Cesena, Rimini e San Miniato. Lo stato di salute di queste piccole banche è precario e in questo momento di disorientamento del sistema bancario italiano è arrivata l' offerta del Crédit, che si concretizzerà a settembre.
giampiero maioli cariparma
I francesi del Crédit sono assai attivi lungo la Penisola.
Erano soci di Intesa, poi si sono presi Cariparma, Friuladria e Carispezia dando vita a un polo inter-regionale assai proficuo, che adesso allargheranno alla dorsale adriatica con epicentro la Romagna. Hanno messo nel piatto 130 milioni con in più 90 milioni «per eventuali perdite, costi e spese che emergano».
Non male di fronte al disinteresse dei grandi istituti bancari italiani che non hanno risposto all' appello dei romagnoli e non hanno fatto pervenire alcuna offerta forse spaventati dal fatto che la Cassa di Rimini a fine 2016 aveva un indice patrimoniale più basso di quello minimo prescritto da Banca d' Italia: 6,91% invece di 7,80%. Il bilancio 2016 della banca si è chiuso con una perdita di 72,9 milioni.
Comunque dopo che Intesa s' è pappata la Popolare di Vicenza e Veneto Banca per un euro, il Crédit ha messo un paletto. Com' è avvenuto per le banche venete chiedono che le prede romagnole siano sgravate di 3,1 miliardi di sofferenze e cattivi crediti. Di essi però 500 milioni in pancia a Carim sono crediti legati a proprietà immobiliari, che furono messi a garanzia e che ora saranno venduti per rientrare, almeno in parte, dall' esborso.
cassa di risparmio di cesena
Poi c' è il Fondo di garanzia interbancario di tutela dei depositi che deve tirar fuori un centinaio di milioni, da aggiungere ai 420 già spesi. Ciò dovrebbe avvenire all' assemblea del Fondo, convocata per il 7 settembre. Forse si poteva anticipare l' assemblea ma si sa, le vacanze sono sacre.
Così bisognerà aspettare fine settembre per conoscere il destino di un ulteriore pezzo del sistema bancario italiano, che però è già scritto: finirà in mani straniere.
Il presidente Carim, Sido Bonfatti, ammette che questo sarà il destino della «sua» banca: «A settembre mi aspetto o una proposta vincolante del Crédit sottoposta a diverse condizioni oppure una proposta di prolungamento dell' esclusiva che consenta al Crédit di non avere dubbi e di acquisire altri elementi di valutazione supplementari che in questo momento non ha. Ricordo che ci sono altri due protagonisti, il Fondo di tutela dei depositanti che rappresenta il sistema bancario e chi, Atlante o altri soggetti, sarà in condizione di acquisire una percentuale dei crediti deteriorati della banca».
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A proposito dei crediti deteriorati, egli aggiunge: «Nella nostra prospettiva verranno ceduti ad un valore corrispondente a quello che è nel bilancio della banca, quindi senza causare perdite, a un soggetto dal quale pretenderemo garanzie di gestione equilibrata e non piratesca».
Un' ispezione di Banca d' Italia (la seconda in tre anni) si è conclusa con l' assoluzione degli attuali vertici. I controlli sono avvenuti quando i buoi erano già scappati e ciò riapre la questione della qualità della vigilanza. Sido Bonfatti chiosa: «Nessuna sanzione da Banca d' Italia. Ma col controllo si sono persi otto mesi. È saltato il piano industriale che prevedeva l' immissione di capitale fresco (100 milioni), capitale che ora non basterebbe più».
Carim aveva ricevuto un' offerta anche dal fondo statunitense Jc Flowers ma la Banca d' Italia s' è impegnata in una moral suason a favore di un partner bancario, anche se non tricolore. Pure Confindustria e sindacati preferiscono finire nelle braccia francesi piuttosto che in quelle americane, preso atto che di tricolore non c' è nulla all' orizzonte.
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Dice Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna: «Ci sembra che tra le varie opportunità emerse sia quella che dia maggiori opportunità per un piano industriale di rilancio della banca». Concorda Agostino Megale, segretario nazionale Fisac-Cgil: «La politica faccia fino in fondo la sua parte e il ministro Pier Carlo Padoan utilizzi tutta la forza del suo ruolo affinché la crisi delle tre banche si risolva tutelando l' occupazione (2.700 lavoratori) e i risparmiatori. Bisogna costruire le condizioni utili che consentano l' acquisizione da parte del Crédit Agricole».
Gli azionisti dell' istituto sono settemila. Il rappresentante di Cassa1840, associazione che riunisce azionisti che detengono il 12% del capitale sociale, Matteo Bartolini, afferma: «Vorremmo conoscere la proposta di Crédit Agricole e incontrarli per capire meglio e fare il bene della Banca». È nel 2007 che a seguito della fusione tra Sanpaolo Imi e Banca Intesa, per motivi antitrust Intesa Sanpaolo dovette cedere il controllo di Cariparma e Banca Popolare FriulAdria (654 sportelli) che passarono al Crèdit Agricole, azionista di Intesa.
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Nel 2016 il ramo italiano del Crédit ha macinato ricavi per 3,2 miliardi di ricavi e una forte riduzione del costo del rischio mentre l' utile è salito a 256 milioni. Con 1,1 miliardi di utili conseguiti negli ultimi 5 anni è il gruppo bancario con il miglior risultato nel nostro Paese. Giampiero Maioli, a capo di Crédit Agricole Italia, dice: «Siamo il gruppo che ha effettuato il maggior numero di interventi in Italia, 14 miliardi di euro d' investimento solo negli ultimi dieci anni».
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