Silvia Maria Dubois per https://corrieredelveneto.corriere.it
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«Non sappiamo più da che parte girarci, una disperazione». Parole testuali. E in mezzo alle parole il doppio del lavoro per chi c’è, e telefonate senza sosta per cercare rinforzi che ancora non ci sono. L’ultimo grido sulla carenza di personale (dopo il caso dell’Euroedile di Paese, che ha trovato tecnici dopo mesi, solo grazie ai social), che taglia in due il quadro della disoccupazione italiano, arriva dal cantiere nautico Beraldo, a Ca’ Nogara, nel Veneziano. Lì, da due anni, ci sono quattro cartelline vuote: non arriva alcun curriculum per le posizioni di meccanico per i motori dei mezzi di servizio, un carpentiere, un saldatore e un responsabile di cantiere.
Lavoro nei festivi. E tutti spariscono
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Sia chiaro: si tratta di figure specializzate, ma non così rare, anzi. Eppure i posti restano vuoti. Lo stipendio base parte da 1250 euro e può salire fino ai 1600 in base alle qualifiche, come spiegano dall’azienda, ma niente da fare, non si mietono candidature. Il motivo? Serve lavorare nei festivi, in particolare la domenica. È lì che il potenziale popolo fantasma dei lavoratori sparisce o innesca la retromarcia.
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«C’è chi ritira la candidatura appena sente che serve lavorare la domenica – ha raccontato in questi giorni il titolare Mirco Beraldo -. Mi sono sentito dire addirittura: “La domenica devo accompagnare mia moglie al centro commerciale”. Si rende conto? Quando apriamo le selezioni, facciamo anche fatica a raccogliere dei nominativi, anche solo per i colloqui. Io, dunque, mi chiedo: ma nel nostro Paese c’è davvero bisogno di lavoro?». A farsi avanti sono gli stranieri, tanti, ma si tratta di manovalanza che a livello professionale è lontana da ciò che si sta cercando. «E poi, cavolo, io vorrei anche dare una mano agli italiani, ma non c’è verso, non si danno da fare, una disperazione».
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«Chi arriva fa solo domande sui soldi e sulle ferie»
Ma sono i personaggi che vivono nel contenitore della disoccupazione e degli aspiranti lavoratori a far perdere la pazienza alla famiglia Beraldo: «Li devi cercare, quasi convincere, e poi a volte tirano bidone, non si presentano, cambiano idea – insiste Mirco -. E poi: mi dicono che non bevono, che non hanno precedenti; poi controlli e scopri un mondo. Quelli che si presentano, hanno solo in mente chiedere quanti soldi prenderanno, quante ferie faranno.
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Figuriamoci sapere di lavorare la domenica! Una situazione che ti deprime, come titolare. Io lo ripeto: siamo così sicuri che in Italia ci sia tutta questa necessità di lavorare? A me non sembra». Nel frattempo, non si perde la speranza: per i quattro profili vacanti, si continuano a mettere annunci, a chiamare le associazioni di categoria, ad informarsi anche su agenzie del lavoro da fuori regione. Ma sempre con un codice fra gentiluomini: «Una cosa non faremo mai – conclude Mirco Beraldo – strappare dipendenti alla concorrenza, con la promessa di pagarli di più. Ma noi non siamo così».
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