Estratto dell'articolo di Maddalena Berbenni per www.corriere.it
sergio ruocco
Sono le nove di sera quando Sergio Ruocco riaffiora dalla caserma del comando provinciale dei carabinieri di Bergamo. Dopo cinque ore di interrogatorio come persona informata sui fatti sull’omicidio della compagna Sharon Verzeni, a Terno d’Isola, in strada, alle 00.50 del 30 luglio, si trova un muro di microfoni e telecamere davanti. In auto, lui al volante e il padre Mario al suo fianco, sfila verso la circonvallazione con i finestrini alzati, e poi a casa, dalla sua famiglia di origine che sta a Seriate, i genitori e due fratelli.
Ruocco: «Mi hanno chiesto del nostro rapporto e di quella sera»
sharon verzeni
«Purtroppo non credo di essere stato di grande aiuto — le poche parole che si sente di pronunciare lontano dai riflettori —. Mi hanno chiesto le solite cose, come andava tra noi, come era la vita di Sharon, anche dei suoi rapporti al lavoro». Amicizie? «Non ne avevamo molte». Con i carabinieri del Nucleo investigativo e del Ros, assente il pm Emanuele Marchisio, Ruocco ha ripercorso anche le ore precedenti al delitto: «Ma non ho potuto fare altro che ripetere quello che avevo già detto».
Gli inquirenti: «Approfondimenti doverosi»
sergio ruocco dopo l'interrogatorio
Idraulico di 37 anni, Ruocco era stato prelevato dall’appartamento di Terno d’Isola poco dopo l’arrivo in ospedale di Sharon, già morta per l’emorragia provocata dalle tre coltellate alla schiena, che le hanno perforato i polmoni. Un’altra, più superficiale, le è stata inferta al petto. Ruocco era stato portato in caserma e tenuto sotto torchio fino al pomeriggio successivo, senza mai scivolare nel suo racconto e senza (a suo dire) sapere, fino alla fine, che cosa fosse accaduto alla fidanzata.
Non presentava ferite sospette, dal suo telefono o dalle telecamere nulla è emerso. […] «Nessuna svolta, solo doverosi approfondimenti», è allo stato la linea di chi indaga sulla convocazione, per altro ventilata ed estesa al padre (interrogatorio breve, ha atteso nel cortile della caserma per ore).
Sharon: la famiglia, Scientology, il lavoro
sharon verzeni 4
Ma è chiaro che le domande devono essere servite anche a fare emergere eventuali contraddizioni, a togliersi dubbi, a farsi un’idea più solida della persona più vicina alla vittima. Una vittima, da quanto emerge, senza ombre. Con un diploma da estetista, Sharon lavorava da un paio d’anni come barista in una pasticceria di Brembate. Attaccava alle 8, finiva alle 15. E se ne andava quasi sempre a casa o dalla famiglia Bottanuco, per vedere il cane e la nipotina. Usciva saltuariamente le colleghe, da qualche tempo si era avvicinata a Scientology, ma senza una frequentazione particolarmente assidua. Non particolarmente effervescente l’attività telefonica, ristretta, a una prima lettura, alla cerchia lavorativa e degli affetti.
Chi poteva avercela con Sharon
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E allora chi poteva avercela con lei fino al punto da tenderle un agguato? Ma poi è un agguato? A Ruocco non sarebbero state sottoposte immagini particolari, magari di individui sospetti ripresi dalle telecamere. Dall’autopsia non sono emerse ferite da difesa e nessun testimone ha sentito Sharon urlare, se non dopo essere stata colpita. […] Chi ha agito sembra averlo fatto con lucida spietatezza ma in un luogo assolutamente casuale. Appunto, un rebus.
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