• Dagospia

    NON È CAOS, È DONALD TRUMP - GAFFE? MACCHÉ: È UN'ATTENTA STRATEGIA ELETTORALE PER NON PERDERE MAI IL CENTRO DELL'ATTENZIONE (E I SONDAGGI GLI DANNO RAGIONE) - LA PETIZIONE PER BANDIRLO DAL REGNO UNITO RAGGIUNGE 370MILA FIRME: ORA IL PARLAMENTO DOVRÀ DISCUTERNE - MOHAMMED Alì: NON SI USA L'ISLAM A FINI ELETTORALI


     
    Guarda la fotogallery

    1.VIDEO - TRUMP SPAVENTATO DALL'AQUILA NEL SERVIZIO FOTOGRAFICO DI ''TIME''

     

     

     

    2.DONALD TRUMP POSA PER IL TIME ACCANTO ALL’AQUILA SAM CHE PERÒ SI RIBELLA E LO ATTACCA

    Da www.ilfattoquotidiano.it

    donald trump con l aquila donald trump con l aquila

     

    Il candidato del partito Repubblicano per le presidenziali negli Stati Uniti, Donald Trump, non smette di far parlare di sé. Dopo la proposta di vietare l’ingresso a tutti i musulmani in America e la “chiusura di Internet perché alimenta il terrorismo”, questa volta è il Time ad aver accesso la miccia. La rivista ha pubblicato un video con il backstage del servizio fotografico girato per la copertina del numero di agosto 2015 dedicata proprio a Trump, in corsa per il titolo di “Persona dell’anno”, vinto poi dalla cancelliera Angela Merkel.

    donald trump con l aquila donald trump con l aquila

     

    Il magnate americano ha posato insieme a Sam, un’aquila calva, simbolo degli Stati Uniti, che però non sembra aver gradito la compagnia, visto che ha cercato di assestargli una beccata alla mano quando Trump ha fatto un movimento improvviso.

     

    3.USA 2016, WASHINGTON POST: NON È CAOS, È LA STRATEGIA DI TRUMP - IL QUOTIDIANO HA ANALIZZATO LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CANDIDATO REPUBBLICANO

    donald trump con l aquila donald trump con l aquila

    America24.com

     

    Non è caos, è la strategia di Donald Trump. Il Washington Post ha analizzato la campagna elettorale del candidato al momento favorito, secondo i sondaggi, per la nomination repubblicana in vista delle elezioni presidenziali statunitensi.

     

    Una campagna piena di retorica, insulti e 'gaffe', secondo molti analisti, che non hanno però impedito al miliardario newyorkese di andare in testa ai sondaggi, e di rimanerci. Il motivo è semplice: Trump è, per lo più, un candidato disciplinato e metodico, secondo il Washington Post, che ha analizzato i suoi discorsi, le interviste e migliaia di tweet e retweet degli ultimi sei mesi. Nulla e nessuno è al riparo dai suoi insulti, rivolti a candidati repubblicani e democratici, media, messicani, musulmani, donne, disabili, al presidente Barack Obama e al segretario di Stato, John Kerry.

    donald trump con l aquila donald trump con l aquila

     

    Trump testa i messaggi, e quindi gli insulti, durante i suoi comizi, per vedere come reagisce il pubblico: per esempio, ha provato due volte a prendere in giro il candidato democratico, Bernie Sanders, dopo un'operazione all'ernia, ma avendo ricevuto una risposta tiepida non ha più ripetuto la battuta, proprio come uno showman.

    aquila trump aquila trump

     

    Un'altra tattica è quella di diffondere informazioni false per attaccare gli avversari, come quando ha detto che Obama voleva permettere a 200.000-250.000 rifugiati siriani di entrare nel Paese, definendo "folle" il piano dell'amministrazione; peccato che la Casa Bianca abbia deciso di accogliere solo 10.000 siriani. In questi mesi, Trump è riuscito ad apparire come genuino e onesto, uno dei pochi politici a non mentire, e a suo favore ha giocato l'insoddisfazione degli elettori per i politici di lungo corso.

    aquila trump aquila trump

     

    I suoi attacchi generano continuamente discussioni, che cancellano quelle precedenti, mantenendo sempre alta l'attenzione dei media nei suoi confronti, tenendo nell'ombra tutti i suoi avversari. Trump non fa mai un passo indietro, non rettifica, risponde portando i suoi attacchi sempre a un livello superiore. I sondaggi, al momento, gli danno ragione.

     

    trump posa per time trump posa per time

     

    4.TRUMP: PETIZIONE PER BANDIRLO DA GB SUPERA 370MILA FIRME

     (ANSA) - La petizione presentata in Gran Bretagna per vietare l'ingresso nel Paese a Donald Trump ha superato le 370mila firme: lo scrive la Bbc online. Ieri le richieste per firmarla sono state così alte che il sito Internet del governo che la ospita è andato in tilt varie volte. Una contro-petizione proposta ieri secondo cui Trump non dovrebbe essere messo al bando nel Paese ha raccolto finora oltre 9mila firme. Qualsiasi petizione con oltre 100mila firme viene automaticamente presa in considerazione per il dibattito in Parlamento.

     

    trump trump

    5.BOXE, DIRETTO DI ALI A TRUMP: "NON SI USA L'ISLAM PER FINI ELETTORALI"

    Da www.gazzetta.it

     

    Diretto di Muhammad Ali a Donald Trump, il magnate repubblicano in corsa per la presidenza degli Stati Uniti, che nei giorni scorsi ha proposto di bloccare l'ingresso dei musulmani in America. "Come musulmani - ha detto il campione dei massimi, icona del mondo islamico dopo la conversione nei primi Anni 60 -, dobbiamo schierarci contro chi usa l'Islam per portare avanti scopi personali". Il 73enne di Louisville, nel Kentucky, in una dichiarazione riportata da Nbc News ha fatto riferimento ai «candidati alla presidenza che propongono di vietare l'immigrazione musulmana», senza citare apertamente Trump.

    donald trump muhammad ali donald trump muhammad ali

     

    Ali, che aderì nel 1964 al movimento afroamericano Nation of Islam e poi si convertì all'islam sunnita, si è anche schierato contro l'estremismo, nella sua dichiarazione: «Sono musulmano e non c'è nulla di islamico nell'uccidere persone innocenti a Parigi, San Bernardino, o dovunque nel mondo», ha affermato. «I veri musulmani - ha proseguito - sanno che la violenza spietata dei cosiddetti jihadisti islamici va contro i pilastri della nostra religione». Secondo l'ex pugile, «i leader politici dovrebbero usare la loro posizione per portare comprensione sulla religione dell'Islam e chiarire che questi assassini hanno deviato la visione della gente su che cosa l'Islam sia».

    donald trump muhammad ali donald trump muhammad ali

     

     

    6.LA NEW YORK DI TRUMP IL MILIARDARIO CHE PAGA PER IL NOME SUI PALAZZI

    Gianni Riotta per “la Stampa

     

    Per capire perché Donald Trump sembra avere un terzo dei voti repubblicani alle primarie 2016, ieri ha occupato da solo tre editoriali del «New York Times» su quattro e in tv non si vede altro se non la sua zazzera arancione, dovete prendere la subway A e scendere a Columbus Circle.

     

    Non si tratta di una linea qualunque, «Take the A train» era il brano che apriva le serate del leggendario jazzista Duke Ellington, anche se Trump non insegue il voto afroamericano, punta sui bianchi depressi dalla crisi. Karl Rove, stratega di Bush figlio, ricorda che Mitt Romney ha perduto contro Obama nel 2012 con il 59% dei voti bianchi (al mitico Reagan solo 56%), l' America cambia e le minoranze sono maggioranza.

    donald trump candidati repubblicani usa con dildo donald trump candidati repubblicani usa con dildo

     

    NUOVA MINORANZA

    La conferma nei volti di chi corre sulle scale della stazione di Columbus Circle, sotto la statua accigliata del povero Colombo che, se gli studenti dei campus avranno la meglio, sarà demolita per i reati di «stupro, schiavismo, colonialismo». Trump parla ai bianchi che si sentono nuova minoranza, arrabbiati per la caduta dei miti, Colombo imperialista, il presidente Wilson razzista, Washington e Jefferson padroni di schiavi. Il malumore della Folla Bianca può non bastare per la Casa Bianca ma fa di Trump un profeta: «Son pronto a correre da indipendente!

    », terrore repubblicano, delizia della Clinton per i voti rubati.

     

    Donald Trump Donald Trump casa trump con marmo e finiture in oro zecchino casa trump con marmo e finiture in oro zecchino

    Al numero 1 di Central Park West trovate Trump International Hotel and Tower, l' ex grattacielo Gulf&Western, costruito così male che ai piani alti si soffriva di mal di mare per il vento, le finestre scoppiavano e presto tutti scapparono, lasciando i portici ai senzatetto.

    Trump chiede all' architetto Philip Johnson di colorare con vetri color bronzo le facciate, irrobustisce la struttura e va a far affari con i ricchi cinesi spaventati dal ritorno di Hong Kong alla Cina, in cerca di pied-à-terre a Manhattan.

     

    Il feng shui, la geomanzia cinese che assegna la fortuna agli edifici, però fa temere agli acquirenti il vorticoso girare delle auto lungo la rotonda di Columbus Circle «Accumula energia negativa». Trump convoca il grande maestro feng shui Tin Sun con la figlia Pun Yin. Parcella congrua e soluzione trovata, si costruisce un (orrido) mappamondo di metallo cromato che, sferico, «trasforma energia negativa in positiva».

    il portagioie di louis vuitton di melania vale 10mila dollari il portagioie di louis vuitton di melania vale 10mila dollari

     

    «Feng shui? Non ci credo, ma vende case», bofonchia Trump: ecco la prima chiave della Trumpeide a spasso per New York. Gli intellettuali di destra, Boot, Kristol, Douthat, cercano ideologie in un uomo che non ne ha alcuna, se «serve» dice una cosa, se no un' altra. I giornalisti cercano di inchiodarlo al Vero-Falso di una risposta, per Trump, discepolo del filosofo Derrida che non ha mai letto, Vero-Falso sono narrative da scambiare a piacere.

    la stanza per la colazione di donald e melania trump la stanza per la colazione di donald e melania trump

     

    IL NOME PER PUBBLICITÀ

    Alzate ancora il naso in su, oltre il ristorante Jean-Georges dove il cibo postmoderno è lessato stile ospedale ma il conto vi fa ammalare: la scritta recita Trump International Hotel and Tower, i passanti son certi che il padrone sia lui, «The Donald». Surprise! La torre magnifica è di proprietà del fondo pensioni General Electric, Trump paga solo per il diritto di chiamare l' edificio col suo nome. In città pochissimi conoscono il segreto e se, con pazienza, all' Hpd, il catasto locale, spulciate l' impero Trump scoprite che la sigla Trump brilla su 12 grattacieli (e 5 minori edifici) di Manhattan, ma «The Donald» ne possiede appena due, il Trump Building, 40 Wall Street, e la Trump Tower, 725 Quinta Avenue. Sugli altri lascia il nome per pubblicità.

    IVANKA TRUMP IVANKA TRUMP

     

    Trump, come il Principe di Machiavelli sa che Apparire conta più di Essere. Come il vecchio filosofo Sini che considera Realtà e Verità «Signore invecchiate», lui preferisce Finzioni e Falsità oltre a bionde 90-60-90 per nulla invecchiate. Girate ora lungo il Central Park South, oltre il laghetto dove si nascondono d' inverno le anatre che invano cerca il Giovane Holden di Salinger (detestabile omofobo viziato, a giudicarlo come i ragazzi dei campus giudicano Colombo) e fermatevi alla vetrina del Trump Parc e Trump Parc East, civico 100 e 108 (Trump non possiede nessuno dei due edifici…).

     

    DONALD TRUMP JR. DONALD TRUMP JR.

    Un video mostra le «proprietà di lusso» del magnate, manifesto opulento dell'«America Grande». Qui Trump appare come il miliardario che tanti vorrebbero essere, studiando i suoi bilanci reali si sgonfia. Passate sulla V Avenue, senza fermarvi a far colazione da Tiffany o, come nel «Grande Gatsby», al Plaza per un tè (Trump ha posseduto per un po' l' hotel storico, «ho pagato troppo "sto mito"», dandolo in gestione all' ex moglie Ivana) e arrivate al 725, Trump Tower che, per una volta, appartiene davvero al pittoresco candidato.

     

    Sulla destra, nell' atrio di marmo rosso, tra cascate d' acqua lungo le pareti e passamano d' ottone, incombe la catasta di libri di Trump «Crippled America», America Invalida.

    DONALD TRUMP JR. E ERIC TRUMP DONALD TRUMP JR. E ERIC TRUMP

    Un' elegante commessa afroamericana offre il volume con il proclama «Sono simbolo del successo americano… businessman senza rivali» ed è inutile chiederle di vendervi anche «Never enough» biografia che Thomas Dunne ha dedicato a The Donald: non ce l' hanno. Dopo dieci ore di interviste, Trump nega infatti udienza a Dunne, colpevole di ridimensionare la favolosa ricchezza.

     

    «UN MILIONE PER PARTIRE»

    Secondo il saggista Timothy O' Brien Trump possiede tra 150 e 250 milioni di dollari, molto meno di quanto dichiara. «Ho avuto da mio padre solo un milione per cominciare», dice ai comizi Trump ricordando il papà Fred, palazzinaro di origine scozzese, ma invece ha ereditato nel 1974 almeno 200 milioni che, secondo il «Financial Times», in Borsa frutterebbero oggi tre miliardi.

    L' opulenza di Trump è come il suo nome sui grattacieli, un miraggio.

    DONALD TRUMP PATTO CON OBAMA DONALD TRUMP PATTO CON OBAMA

     

    Trump vende al 725 di Fifth Avenue anche camicie con il suo nome, ma non sono nere, malgrado così credano i guru repubblicani come Max Boot, persuasi che Trump sia «fascista». No, il Duce non c' entra, queste camicie non sono fatte «per combattere o morir», sono «tacky», appariscenti, gli snob le disprezzano, chi sfanga la vita con 10 dollari l' ora le ammira. Da una generazione, piccolo borghesi e operai bianchi, salari reali fermi al 1992, votano repubblicano, ma il partito pensa solo a Wall Street, alle guerre, all' aborto e non fa nulla per loro. A questa folla di arrabbiati, che come Clint Eastwood in «Gran Torino» ride con barzellette su neri, asiatici, italiani e polacchi, Donald Trump offre il ringhioso sogno, «torniamo ai bei tempi».

    TRUMP MESSICANO TRUMP MESSICANO

     

    Le sue offese ai musulmani sono deprecate nei party delle Nazioni Unite e ieri Tom Friedman, sul «New York Times», scriveva affranto che in Kuwait gli han chiesto se davvero «Trump vieterà le moschee?». I suoi fan ribattono con una logica ruvida: perché l' America permette ai Paesi del Golfo di finanziare moschee fondamentaliste se loro non permettono di costruire chiese?

     

    Trump è vicino di casa della cattedrale cattolica di St. Patrick, ma papà Fred era presbiteriano e lo portava da bambino alla Marble Collegiate Church sulla 29th Street, meta finale del nostro pellegrinaggio. Sotto quella guglia, faux gotico-romanica, il bambino Donald ascoltava i sermoni ottimisti del reverendo Norman Vincent Peale: «Pregando chiedete a Dio molto, perché Dio vi giudica dalla vostra ambizione», più si chiede più si ottiene. Donald Trump non arriverà, assicurano i sondaggi, alla Casa Bianca, ma la sua «preghiera ambiziosa» piace già un sacco ai bianchi senza sogni della nuova economia e sposta a destra il partito che fu dell' establishment moderato.

    TRUMP E I SUOI CAPELLI TRUMP E I SUOI CAPELLI

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport