Estratto dell’articolo di Val.Err. per “il Messaggero”
camilla marianera
Il Tribunale non ha creduto che Camilla Marianera, accusata di corruzione in atti giudiziari, millantasse quando riferiva di avere un amico all'ufficio intercettazioni e di potere verificare, in cambio di soldi, se gli indagati fossero sotto ascolto degli inquirenti o seguiti. Ieri i giudici dell'ottava sezione hanno condannato a sei anni la praticante avvocato.
camilla marianera 2
Il compagno di Marianera, Jacopo De Vivo, arrestato con lei a febbraio 2023, era già stato condannato, lo scorso 15 marzo con rito abbreviato, a cinque anni, con la stessa ipotesi di reato. Il collegio ha però accolto la richiesta della difesa attenuando la misura cautelare per l'imputata, fino a ieri detenuta, concedendole i domiciliari, come aveva anche chiesto la procura.
LA REQUISITORIA L'accusa aveva chiesto una condanna a sei anni e mezzo, ma i pm hanno anche sollecitato la trasmissione degli atti in procura per falsa testimonianza in relazione alla deposizione in aula dell'amministratore e comproprietario dello studio dentistico dove l'imputata era in cura, così come suo padre, il pluripregiudicato, Luciano: «In questo processo è stato costruito un alibi falso mentre Marianera era in carcere, un fatto che dimostra che attorno all'imputata c'è una rete di solidarietà criminale».
jacopo de vivo, fidanzato di camilla marianera, con il padre giuseppe detto peppone
[…] Secondo la tesi dell'accusa, accolta dal Tribunale, Marianera, d'accordo con il fidanzato, avrebbe corrotto un pubblico ufficiale non identificato che lavora presso gli uffici intercettazioni della procura. Su mandato della praticante la talpa avrebbe verificato l'esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l'esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, pagati circa 300 euro a richiesta.
Marianera era stata intercettata nell'ambito di un'altra inchiesta condotta dai carabinieri, mentre illustrava a Luca Giampà, suo "cliente", con dovizia di particolari, come potesse assumere informazioni all'ufficio intercettazioni, fornendo anche dettagli tecnici e spiegando nel sistema informatico della procura venisse inserito il termine «cessato», evidenziato con il colore rosso, quando le indagini erano chiuse.
Jacopo De Vivo
«Questo bollino rosso è l'impronta digitale - ha sottolineato il pm in aula - che ci consente di dire che le è stato riferito da un pubblico ufficiale che era nella sala intercettazioni». Nei giorni successivi, dopo un passaggio negli uffici di piazzale Clodio, aveva richiamato Giampà e si erano incontrati al Fungo. […]
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