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    "NON È STATO UN GUASTO DELLA MOTO". LA PROCURA APRE UN FASCICOLO PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO SULLA MORTE DI BOCHICCHIO, IL BROKER DELLE TRUFFE AI VIP - ESCLUSA ANCHE LA PRESENZA DI UN ALTRO MEZZO - DAI SOLDI SPARITI DI CONTE E LIPPI ALLA FUGA IN ESTREMO ORIENTE, I SEGRETI DEL MADOFF DELL'ANIENE - TRA LE VITTIME ANCHE RAFFAELE TROMBETTA, AMBASCIATORE ITALIANO A LONDRA – MALAGO’ DOPO AVER SAPUTO DEL RAGGIRO DA 30 MILIONI DI EURO AD ANTONIO CONTE: “MAI DAREI I MIEI SOLDI A BOCHICCHIO”


     
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    Andrea Ossino per la Repubblica

     

     

    bochicchio bochicchio

    Il broker potrebbe essersi tolto la vita, o aver accusato un malore. Sono queste le piste più accreditate sulla morte di Massimo Bochicchio. Per questo motivo ieri sono stati acquisiti cellulari, computer, tablet, agende e documenti di ogni sorta.

     

    Gli uomini del Nucleo Speciale Polizia Valutaria Roma hanno bussato alla porta di casa Bochicchio non appena hanno saputo della morte del broker, acquisendo ogni traccia utile a capire cosa sia accaduto ieri in via Salaria, quando la moto della vittima si è schiantata su un muro, a 24 ora alla terza udienza del processo in cui è accusato di aver truffato vip del calibro degli allenatori Antonio Conte e Marcello Lippi, dei giocatori Patrice Evra e Stephan el Shaarawy, dei procuratori sportivi Federico Pastorello e Luca Bascherini.

     

    Ma i magistrati della procura di Roma, che nelle prossime ore apriranno un fascicolo per istigazione al suicidio, si concentrano su due ipotesi.

     

    bochicchio bochicchio

    La prima, più accreditata, è quella di un malore che avrebbe colpito Bochicchio mentre era in sella alla sua Bmw. La seconda è quella del suicidio, anche per escludere l'unico scenario possibile oltre al malore.

     

    Al momento infatti non trova riscontro l'ipotesi di un guasto della due ruote, vista l'assenza di segni visibili sull'asfalto e la dinamica dell'impatto. E si esclude anche un incidente stradale causato da un altro mezzo. A confermarlo sono state due testimonianze. E un terzo testimone ha bussato oggi alla porta degli agenti della polizia locale.

     

    Per trovare eventuali lettere o tracce che possano confermare o smentire l'ipotesi di suicidio, i finanzieri, su disposizione del pm Andrea Cusani, hanno acquisito in casa della vittima dispositivi elettronici e informatici e documenti. Del resto conoscevano bene quell'appartamento. Lo avevano visitato lo scorso novembre, in occasione del maxi sequestro ai danni del "Madoff dell'Aniene".

     

    BOCHICCHIO 2 BOCHICCHIO 2

    Al momento invece non è stato disposto l'esame del Dna, ma se ne valuta l'opportunità. La scomparsa di Bochicchio, unita al fatto che la moto coinvolta nell'impatto fosse sua e alla presenza di un braccialetto elettronico sul corpo della vittima potrebbero bastare per identificare l'uomo e inviare al tribunale un certificato di morte che possa far estinguere il processo nei confronti del broker.

     

    Sulla dinamica dell'incidente intanto continuano le indagini della polizia Locale. Gli uomini del III gruppo Nomentano sono convinti che l'esplosione che ha carbonizzato il corpo di Bochicchio rendendolo irriconoscibile sia avvenuta dopo l'impatto. Ad ogni modo, oltre alle testimonianze, un aiuto alle indagini potrebbe arrivare dalle immagini del sistema di sicurezza dell'aeroporto dell'Urbe. La telecamera più vicina tuttavia è piazzata a 400 metri dal luogo dell'incidente, quindi non è certo che abbia inquadrato la scena. La richiesta per l'acquisizione dei filmati comunque è stata inoltrata.

     

     

    BOCHICCHIO

    Andrea Ossino per la Repubblica

     

    MASSIMO BOCHICCHIO E LA MOGLIE MASSIMO BOCHICCHIO E LA MOGLIE

    Avevano imparato a volergli bene. Ad affidargli le chiavi dei propri conti come se di fronte avessero l'amico di una vita. Perché Massimo Bochicchio era uno che ci sapeva fare. Eccome. Broker, gran tessitore di relazioni, giramondo tanto per affari che per necessità. A suo modo, muovendo milioni e facendoli spesso sparire, in 56 anni è riuscito a tracciare una parabola esistenziale straordinaria.

     

    Partenza da Capua, nel casertano, da figlio di carabiniere. Fine a Roma, nell'elegante quartiere Trieste, tra una litografia di Wahrol e un vaso di Picasso. Nel mezzo Londra, le vacanze a Capalbio e a Cortina, il riparo a Dubai e l'arresto a Giacarta.

     

    Roba da spy story. O più semplicemente da Bochicchio. Mentre scorrono i titoli di coda e l'incidente, tremendo, in via Salaria pare restituirgli finalmente una dimensione più umana, del superbroker resta l'impressione di una vita sfaccettata. Perché, se a casa lo piangono la moglie Ariana e i due figli, il resto del mondo è destinato a restare senza risposte.

     

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    Ne cercava la procura, che lo avrebbe riascoltato a breve, lo attendeva oggi a processo e invece dovrà fare i conti con la scomparsa del consulente alla vigilia di un nuovo, importante interrogatorio. Continueranno a cercarle, forse autocondannandosi a un'attesa a tempo indeterminato, le sue vittime.

     

    Una rete ampia, diventata più fitta di processo in processo. Calciatori, allenatori, scrittori. In una sola parola, inclusi gli ex ct Marcello Lippi e Antonio Conte, vip. Le relazioni, vere o soltanto millantate, su cui Bochicchio aveva costruito la sua fortuna emergono dai processi in cui è incappato il mediatore cresciuto e irrobustitosi sulle scrivanie della banca Hbsc di Londra e di Fideuram.

     

    Prima l'inchiesta milanese. Archiviata, ma abbastanza approfondita da far emergere le conoscenze del broker. Su tutte quella con il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

    Conosciuto in Inghilterra e poi frequentato ben volentieri sui campi di beach volley della sua villa a Sabaudia, sul litorale pontino, il numero uno dello sport italiano è stato a lungo uno dei contatti più vicini a Bochicchio. Al punto di vendergli Joker, lo yacht del padre. Salvo poi - nonostante all'amico fosse stata ormai attaccata l'etichetta di Madoff dell'Aniene in onore dell'omonimo circolo - cambiare idea.

    QUEL CHE RESTA DELLA MOTO DI MASSIMO BOCHICCHIO QUEL CHE RESTA DELLA MOTO DI MASSIMO BOCHICCHIO

     

    Il presidente del Coni parlava così del broker: «È amico mio, lavora a Londra ed è bravissimo». Ma dopo aver saputo del raggiro da 30 milioni di euro ad Antonio Conte nelle intercettazioni aveva preso a rivedere la sua valutazione. Di fatto scaricandolo: «Mai darei i miei soldi a Massimo ».

     

    Un suggerimento che avrebbero dovuto seguire in molti. Compresi i tanti soci del Circolo Aniene che invece negli anni hanno deciso di investire con Bochicchio. Un giro di affari che avrebbe portato il mediatore morto ieri a muovere fino a 2 miliardi di euro.

     

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    Così almeno diceva lui, spostando da una parte all'altra del mondo i fondi di chi voleva mettere al riparo i propri conti dal fisco italiano - anche a costo di prendersi qualche rischio - e intanto entrando e uscendo a intermittenza dall'albo dei consulenti finanziari. Dentro nel febbraio 1992, fuori a giugno 1999. Di nuovo tra gli iscritti nell'ottobre 2006 e quindi ancora una volta senza titolo dal novembre 2019. Date e nomi. Telefonate, tante telefonate.

     

    E intercettazioni per seguirne gli spostamenti da Madrid a Dubai. Come quando la Guardia di Finanza, erano l'inizio del 2021, lo cercava per notificargli un sequestro da più di 10 milioni di euro per aver occultato attraverso le sue due società made in London, la Tiber Capitale e la Kidman Asset Management, i soldi di imprenditori, petrolieri monegaschi e calciatori, da Evra a El Shaarawy, facendoli sparire in un complesso castello di scatole cinesi tra Singapore e le Isole vergini britanniche. Riciclaggio all'ennesima potenza. Con relativa fuga. Le vittime hanno iniziato a capire tutto quando il telefono di Bochicchio è diventato improvvisamente irraggiungibile.

     

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    Giorni di fuoco anche per Malagò, che così parlava del Bochicchio truffatore a Marzio Perrelli, executive vice presidente di Sky dopo le chiamate di Conte: «Lo conosco da 40 anni, mi sta molto simpatico, ma... non ho investito un euro con lui». Le stesse prese di distanza tornano nelle chiamate con Renato De Angelis, chirurgo e marito di Margherita Buy, con Augusto Santacatterina che lavora alla segreteria della Presidenza della Repubblica ed è nipote di Giuseppe Saragat.

     

    Con Franco Chimenti, presidente del golf italiano. Tra le vittime anche Raffaele Trombetta, ambasciatore italiano a Londra. Che parabola. Da uomo delle grandi occasioni a indesiderato. Facile capire perché. Non bastassero i milioni spariti, ci sono le intercettazioni mosse dalle inchieste su Bochicchio.

     

    Un fiume di parole sui movimenti che tengono in piedi l'Italia, dalle aste sui diritti tv del pallone alle strategie della politica. Segreti destinati a morire con il superbroker. Tanto pesanti che, favole del Tevere, a Roma c'è chi ipotizza di tutto. Persino un finto incidente, una copertura per una nuova fuga. Da film.

    MASSIMO BOCHICCHIO CON LA MOGLIE MASSIMO BOCHICCHIO CON LA MOGLIE massimo bochicchio 1 massimo bochicchio 1 massimo bochicchio massimo bochicchio MASSIMO BOCHICCHIO MASSIMO BOCHICCHIO massimo bochicchio 2 massimo bochicchio 2

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