Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera – ed. Roma”
divorzio
Un divorzio sfociato in desolante esperienza affettiva fotografa la straordinaria capacità di finzione individuale ma anche le strettoie giuridiche attraverso le quali deve passare un magistrato che voglia sul serio fare giustizia. Così, tra i casi approdati di recente davanti a un gip del Tribunale di Roma, questo è forse il più significativo.
Una coppia che definiremo alto borghese, manager pubblico lui, dipendente di un'alta istituzione lei, si innamora e si sposa. I due hanno un bambino che chiameremo Paolo, tirato su con affetto, dedizione, senso di responsabilità. Il tempo scorre e al ragazzo vengono concesse attenzioni importanti, fa sport, riceve un'istruzione raffinata, coltiva i suoi hobby.
Divorzio separazione 2
Nel frattempo, un giorno dopo l'altro, l'amore finisce, la coppia si logora, matura la volontà di divorziare, le strade si separano e al culmine di liti, insulti e ripicche deflagra la rivelazione di lei: Paolo non è il figlio biologico del manager pubblico, suo legittimo marito, bensì di un amante rimasto per anni in silenziosa oscurità come in una trama ottocentesca elaborata per denunciare dolorose ipocrisie e tormenti di coppia.
La verità viene a galla amara eppure, a suo modo, salutare. Lui affronta la realtà. La grande menzogna, giura la moglie, è stata perpetrata per anni in modo da assicurare al figlio tutti i privilegi di un'esistenza confortevole e sicura. E la finzione imposta al vero padre? E i sentimenti sviluppati dal ragazzo verso il suo padre «legale»? Tutti argomenti passati in cavalleria per oltre un decennio. Il marito è in un angolo e tenta di uscirne a suo modo.
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Per prima cosa revoca al figlio la podestà genitoriale (con dolore può darsi) quindi denuncia la sua ex alla magistratura. Di nuovo una separazione che approda nelle aule di un Tribunale con il suo carico doloroso.
Qui però la storia si complica e il pm si trova di fronte a un dilemma: esercitare l'azione penale pur sapendo che rischia di separare un adolescente da sua madre dopo che ha già perso il padre. Non è un nodo facile da sciogliere. La donna è iscritta sul registro degli indagati per falso in stato civile. La menzogna perpetrata per anni ha avuto il suo punto di partenza nell'atto che reca la sua firma nel quale si dichiara la paternità del ragazzo. Un falso. Si rischiano fino a due anni di carcere.
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La signora, assistita da un avvocato con una clientela significativa, viene ascoltata dal pm che ha effettuato l'indagine. Ma la sua difesa risulta fragile. La volontà di proteggere il minore, di assicurargli una collocazione sociale elevata non può giustificare l'illecito commesso. Il magistrato decide di chiedere il processo per la donna. L'ex marito invece si costituirà parte civile. Con lui l'altra vittima delle presunte simulazioni materne, il ragazzo con due padri e nessun padre .
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