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Da “la Verità”
Per il fisco, i social network sono sempre più una miniera di informazioni per stanare gli evasori. E anche i giudici si affidano alle foto pubblicate online prima di emettere una sentenza. Come ha rivelato Il Sole 24 Ore, in una causa di separazione l' ostentazione di uno stile di vita benestante su Facebook è costato caro a un uomo che si rifiutava di pagare l' assegno di mantenimento all' ex moglie sostenendo di essere al limite della sopravvivenza.
La Corte di appello di Ancona, dopo aver visto immagini di cene, aperitivi e feste, lo ha condannato non solo a versare gli alimenti, ma anche a pagare le spese legali.
Un' altra decisione simile è stata presa dal tribunale di Pesaro.
In questo caso, nel mirino è finito un imprenditore che aveva dichiarato di guadagnare appena 11.000 euro all' anno, ma poi si vantava online di vacanze in hotel di lusso a Madonna di Campiglio (Trento) e pubblicava scatti di auto e moto costose. Anche in questo caso i giudici lo hanno condannato a versare il mantenimento all' ex moglie.
anil arjandas
Circa un anno fa, l' Agenzia delle entrate ha diffuso una circolare in cui ha spiegato che ai controlli sulle banche dati tradizionali verranno affiancati sempre più spesso altri tipi di indagine, che potranno essere condotti usando strumenti diversi. Compresi quelli digitali.
Fra i casi emblematici, quello di un uomo di Reggio Emilia arrestato per associazione a delinquere specializzata nell' acquisto di realtà imprenditoriali e nella successiva distrazione del patrimonio a danno dei creditori. L' uomo usava una serie di prestanome per comprare aziende, chiedere prestiti e finanziamenti e poi farle fallire. Fra le prove, anche le foto di feste di lusso e di viaggi esotici.
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