Fabio Dragoni per "la Verità"
federico rampini a quarta repubblica
«Io comincio di solito a soffrire dal ventunesimo chilometro perché la mezza maratona ce l'ho nelle gambe. Fin da bambino ho fatto il mezzofondo. Sono cresciuto in Belgio con la tradizione inglese del cross country. Le corse di inverno, sotto la pioggia e nel fango».
Federico Rampini, corrispondente da New York di Repubblica, è sicuramente l' italiano più esperto di cose americane e si è appena iscritto alla maratona di New York. Vorrebbe sorvolare sul tema, io no. «Quando abitavo in California e avevo venti anni di meno ce la facevo in tre ore. Ora vado sopra le quattro ore».
E la maratona di Biden in Europa? Quattro vertici: G7, Nato, Usa-Ue e Usa-Russia. Che giudizio dare?
biden trump
«Nessuna sorpresa. Si può concludere con un "missione compiuta". Biden si era posto l'obiettivo di rassicurare gli europei. Questa America crede nelle alleanze. Il messaggio è stato chiaro. L'accordo sulla Global minimum tax fa comodo a tutti pur senza esagerarne la portata nell' immediato.
Biden può spenderlo nel dibattito al Congresso sulle prossime manovre fiscali. Terreno tutt'altro che semplice. E anche la pace sui dazi derivanti dal contenzioso Airbus-Boeing mette fine a un'antichissima guerra commerciale».
donald trump
E con la Russia?
«Mosca torna a essere trattata come nemico. Un vertice quasi banale. Nessuno cercava un accordo se non sulle cose su cui già si sapeva ci fosse. Rinnovato il trattato sulle armi nucleari. Cosa per fortuna già decisa prima. Insomma, sempre la stessa logica.
Rassicurare gli alleati. Far vedere da che parte stiamo e chi è il nemico».
Rendere le relazioni Usa-Russia prevedibili come hai sottolineato
vladimir putin joe biden.
«Su questo non sono sicuro che Washington ci riuscirà. Putin non ha tutto questo interesse a rendere le relazioni prevedibili. La stabilità va a vantaggio del più forte.
Il più debole ha interesse a usare tattiche destabilizzanti, asimmetriche, non convenzionali».
Trump ha raccontato in maniera quasi caricaturale che Biden fosse in mano alla Cina. In passato era facile vedere nell'Unione Sovietica il nemico. Più difficile con Pechino. Tutti fanno affari
«Sì. Tutti intravedono la pericolosità della Cina come rivale strategico. Ma passare dalle parole ai fatti è molto complicato».
L'americano medio crede veramente che Pechino che sia il grande nemico?
federico rampini piazzapulita
«È un'espressione che cerco di non usare. L'America è un Paese talmente diviso e polarizzato, che il concetto di americano medio non esiste più.
Qui io intravedo una continuità forte fra Trump e Biden. Già alla fine della presidenza Obama vi è stato un inizio di autocritica su temi come Cina e globalizzazione.
Trump ha avuto il merito di dare una spallata forte al pensiero unico neoliberista secondo cui il globalismo era l'unica possibile ideologia del nostro tempo. Ha colto una reazione di rigetto fortissima tra le classi lavoratrici. Queste avevano capito di essere state fregate. I patti di libero scambio erano accordi firmati da altri nell' interesse di altri. Non il loro».
joe biden vladimir putin 9
I democratici americani sono cambiati?
«L'ingegnere informatico che lavora da Apple o il trader di Wall Street stanno fra i vincenti della globalizzazione, pur non essendo miliardari. Le classi lavoratrici no.
Ma Trump, interpretando per primo la loro rabbia, ha accelerato una revisione dentro il partito democratico. Tutta la squadra di Biden che si occupa di commercio estero, relazioni internazionali, relazioni con la Cina ha cambiato completamente ideologia rispetto al neoliberismo di Bill Clinton e del primo Barack Obama. Il mantra adesso è: la politica commerciale degli Stati Uniti deve fare l'interesse dei lavoratori. Infatti, Washington ha rimosso i dazi contro l'Europa ma non quelli contro la Cina».
vladimir putin con il presidente svizzero guy parmelin
Gordon Gekko (icona del film «Wall Street» di Oliver Stone, ndr) oggi come voterebbe?
«Democratico. Tutta Wall Street è democratica come anche i giganti big tech della Silicon Valley. Il grande capitalismo si identifica con l'establishment di sinistra».
Ci ha colpito un tuo tweet feroce sull'inadeguatezza di Biden. Gli elettori americani ritengono veramente che sia «unfit» (inadatto) o così ce lo raccontiamo fra di noi?
Biden Putin
«Viaggiando al seguito di Biden durante la tournée europea sono rimasto colpito da come il Covid sia diventato un pretesto per stringere intorno lui un cordone sanitario micidiale e potentissimo. Con la scusa del Covid cercano di ridurre al minimo il contatto fisico fra Biden e il resto del mondo.
È da quello che lo proteggono più che dai germi. Sia chiaro, Biden faceva gaffe pure da giovane. Ora la situazione chiaramente peggiora. Perde il filo. Deve leggere gli appunti. I suoi minimizzano. E neanche riesco a dargli torto. Un presidente degli Stati Uniti è il Papa che dirige una gigantesca struttura cui basta poco per tirare dritto da sola».
obama biden
Nel 2022 si rinnova l'intero Congresso e un terzo del Senato. Che succederà?
«Quelli che fanno le previsioni di mestiere prendono cantonate disastrose e imbarazzanti. E io non le faccio. Partiamo dai dati di fatto. La vittoria del novembre 2020 è stata una mezza vittoria per Biden. Margine sicuro e confortevole, ma alla Camera i democratici hanno perso seggi.
Al Senato solo il voto del vicepresidente dà loro la maggioranza. Situazione precaria. Basta poco perché Biden perda la maggioranza in uno dei due rami del Congresso, il che significa che la sua agenda riformista sostanzialmente si fermerebbe, come accadde a Obama. Riuscì a fare l'Obamacare poi stop».
È un classico. Il presidente americano perde le elezioni di midterm. Ci è riuscito pure Trump
«Diciamo che dovremmo smetterla di guardare alle elezioni americane come svolte epocali. Come un voltar pagina irreversibile. Gli Stati Uniti sono un paese che ha un ciclo politico molto breve. Ogni due anni le cose possano cambiare».
kamala harris joe biden
Che dire dell'economia americana oggi?
«Ripresa economica formidabile. Sia chiaro. Riprese economiche e recessioni non sono mai né merito né colpa di un presidente. L'economia obbedisce a ben altre leggi più complesse che di solito noi non capiamo.
Ma di questo Biden trarrà giovamento. Potrebbe arrivare alle elezioni di midterm con la disoccupazione al 3,8%. Quasi il pieno impiego. Durante il lockdown eravamo all' 11%. Ma vi sono anche debolezze. La crisi migratoria al confine con il Messico può far perdere voti e pure il tema della sicurezza dell'ordine pubblico. Qui a New York nelle primarie per il sindaco non si parla d'altro».
federico rampini foto di bacco (1)
L'America è in pieno boom ma mancano 10 milioni di posti di lavoro rispetto al picco pre Covid. La potenza dei sussidi? Gli americani non si dannano l'anima per trovare un lavoro?
«La situazione sta cambiando velocemente, ma questo è un paradosso. Dieci milioni di disoccupati e 9 milioni di offerte di lavoro. Mai nella sua storia l'America ha reagito a una crisi così piccola, con un volume di spesa pubblica così gigantesco.
Gli economisti che avevano parlato di grande depressione dovrebbero cambiare mestiere. È stata una recessione breve e modesta. A fine 2020 l'America ne era già uscita. Biden ha avuto la spregiudicatezza di far finta che fossimo ancora in una grave crisi per far passare la terza manovra di aiuti alle famiglie.
trump biden
1.900 miliardi a gennaio. E molti si sono letteralmente arricchiti durante questa crisi. Oltre i tre quarti dei cittadini americani hanno ricevuto qualcosa dallo Stato. Anche chi non ne aveva bisogno.
Nel mercato del lavoro, sono stati censiti cittadini che standosene a casa guadagnano fino al 30% in più di quello che guadagnavano prima quando lavoravano. In più la giungla dei sussidi è complicatissima. Ogni Stato ha le sue regole. Uno stimolo fiscale superiore a quello che è stato speso durante la Seconda guerra mondiale».
joe biden commosso
Che succede fra i repubblicani?
«Il vecchio partito repubblicano dei Bush e dei Romney c'è ancora ma è marginale. Il partito oggi guarda ai bianchi non laureati che si sentono futura minoranza assediata. Non è un fenomeno nuovissimo. Pure Reagan negli anni Ottanta sapeva parlare a loro. Forse meglio di Trump. Che però mantiene una presa dentro il suo partito».
Nessun nuovo leader?
«Ci sono personaggi interessanti da seguire. Uno è l'italo-americano De Santis che governa la Florida. Due i grandi poli. Texas e Florida che sono repubblicani contro California e New York, Stati democratici. Ma De Santis non è per niente amico di Trump. Lui è ancora il più forte anche se indebolito dalla censura dei social, ma non è affatto impensabile che si ricandidi».
mario draghi e joe biden 4
Draghi da che parte sta? Washington o Bruxelles?
«Gli anni alla Bce ne hanno fatto un simbolo dell'europeismo, ma a mia memoria l'Italia non ha mai avuto un presidente così filo atlantista dai tempi di Alcide De Gasperi. E nessuno in Europa è più filoamericano di lui. In Francia nessun presidente può storicamente avere questo ruolo. Per non parlare della Germania che ambisce al ruolo di terza potenza».
Trump con il tweet su Giuseppi incorona il governo giallorosso. E Biden con il suo arrivo ne decreta la fine. Io non ci capisco nulla.
«Rinunciamo alle teorie delle grandi trame internazionali. Qualcuno ci ha fatto grandi fortune giornalistiche. Negli anni Sessanta e Settanta c' era questa capacità di tessitura. Oggi non più. È tutto più caotico e casuale. L' America non ha il potere di allora».
joe biden e kamala harris