Francesco Grignetti per "La Stampa"
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Sono anni che se ne parla, di una riforma del Catasto, che passerebbe l'imposizione dai vani ai metri quadrati degli immobili. E ogni volta che la riforma si avvicina, immancabilmente qualcuno alza le barricate.
Il motivo è ovvio: tanto sforzo non si capirebbe, se non per aumentare le entrate. Eppure il messaggio che viene dal governo è tutt'altro. «La riduzione delle tasse e dell'oppressione fiscale costituisce uno degli obiettivi principali da realizzare», spiegava ieri la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna.
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Essere etichettato come il governo o come il partito che aumenta le tasse, in effetti, non piace a nessuno. Ecco dunque che al solo sentire che il governo si appresta a mettere mano al catasto, la Lega ha subito sparato contro.
«La Lega non ci sta», esordisce Massimo Bitonci, capogruppo in commissione Bilancio e capo dipartimento Attività produttive del partito. Un progetto di riforma, Bitonci l'ha visto e già combattuto quando è stato sottosegretario al ministero dell'Economia tra 2018 e 2019.
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«I calcoli e le prime elaborazioni - dice - porterebbero ad un aumento indiscriminato dal 30 al 40 per cento delle rendite catastali, che si potrebbe tramutare in un aumento corrispondente di Imu e Irpef, senza tener conto dell'aumento del valore degli immobili nelle compravendite ai fini della Tassa di Registro ed Iva».
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Un coro, quello leghista. Dicono Alberto Bagnai, responsabile economico, e Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze della Camera: «Nessun inasprimento delle imposte sugli immobili, né diretto né indiretto, nessuna revisione degli estimi catastali, neanche sotto la foglia di fico della "parità di gettito". La casa in Italia è già supertassata».
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Gli fa eco Claudio Borghi: «Se davvero il governo dovesse inserire nella delega fiscale la questione Catasto, esclusa dal Parlamento grazie alla Lega e al centrodestra dopo lunghe discussioni, forse qualcuno potrebbe sentirsi lievemente preso in giro».
In effetti, mentre a sinistra tutto tace, da destra è una selva di no. È contrario Tommaso Foti, Fratelli d'Italia, perché «fatalmente destinata a trasferire, e in modo pesante, la tassazione su un settore, quello immobiliare, già tartassato da patrimoniali e iniqui balzelli».
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Oppure Sestino Giacomoni, Forza Italia: «Si rispetti la volontà del Parlamento, che attraverso la commissione Finanze si è espressa, pressoché all'unanimità, sul fatto di evitare la revisione del catasto, aumentando di fatto la tassazione sugli immobili».
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Fanno tutti riferimento, gli esponenti di centrodestra, a una delibera delle commissioni Finanze riunite, di Camera e Senato, del luglio scorso, che aveva chiesto espressamente di rinviare a tempi migliori la riforma del catasto. E su quella pronuncia contava molto Confedilizia, associazione dei proprietari di casa. «Se il Parlamento ha ancora un senso, qualcuno batta un colpo», scrive il presidente Giorgio Spaziani Testa.
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