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    “NON FIRMERO’ IL REFERENDUM CONTRO IL JOBS ACT” - DARIO FRANCESCHINI, DEMIURGO DELLA CANDIDATURA SCHLEIN A SEGRETARIA DEM, MOLLA ELLY NELLA BATTAGLIA CONTRO LA RIFORMA SIMBOLO DEL PD RENZIANO – ANCHE ORLANDO MORDE IL FRENO - BONACCINI PROVA A MEDIARE MA SI ATTIRA LE IRE DEI RIFORMISTI DEM – SORGI: “IL REFERENDUM NON OTTERRÀ IL 50 PER CENTO PIÙ UNO DEGLI ELETTORI. SCHLEIN, FIRMANDO, S'È COMPERATA UN'ALTRA SCONFITTA. NON NE AVEVA BISOGNO”


     
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    1 - «NON FIRMERÒ CONTRO IL JOBS ACT» FRANCESCHINI APRE IL FRONTE NEL PD SCHLEIN TROVA SPONDE SULLA SANITÀ

    Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    franceschini schlein franceschini schlein

    Dario Franceschini — il primo big del Pd a schierarsi a favore di Schlein nelle primarie, facendo pesare la forza della sua corrente in quella contesa — non seguirà l’esempio della segretaria sul referendum sul Jobs act: «No, non firmerò», dice al Corriere . Andrea Orlando, anche lui schieratosi con Schlein alle primarie, non ha ancora deciso: «Sto riflettendo se firmare. Francamente penso che i parlamentari, avendo altri strumenti, possano anche esimersi dal sottoscrivere questo referendum».

     

    Matteo Orfini, che aveva parteggiato per Bonaccini, ma che negli ultimi tempi si è avvicinato alla segretaria, sceglie l’arma dell’ironia per criticare il fatto che la leader non abbia convocato prima una riunione ad hoc , perciò se gli si chiede se firmerà risponde così: «Io sono all’antica, immagino che ne discuteremo in Direzione dopo le Europee. Sa, sono obsoleto...». Una riunione forse ci sarà, ma intanto al Nazareno stanno già pensando di raccogliere le firme alle feste dell’Unità. La segretaria infatti tiene il punto. Ieri è tornata a spiegare che la sua firma «non è una sorpresa».

    DARIO FRANCESCHINI ELLY SCHLEIN GATTOPARDO MEME BY SARX88 DARIO FRANCESCHINI ELLY SCHLEIN GATTOPARDO MEME BY SARX88

     

    La leader non arretra e Bonaccini le dà una mano, suscitando i mal di pancia di quanti nella sua corrente lo vorrebbero un po’ più combattivo. Il presidente del Pd, intervistato a Tagadà , tesse gli elogi della proposta di legge sulla sanità di Schlein.

     

    Una proposta che ieri la leader ha rilanciato con forza: «Se Meloni vuole eliminare il problema delle liste d’attesa voti con noi questa legge». E Bonaccini, poco dopo: «È una proposta sacrosanta, per il nostro Paese sarebbe una rivoluzione». Poi il presidente dem difende la segretaria dagli attacchi di Renzi: «Noi non ci schiacciamo su proposte che vengono da altri, liberamente chi vuole può firmare». Renzi gli replica subito: «Stefanino deve tenersi buona Schlein per le Europee».

     

    conte landini schlein conte landini schlein

    Bonaccini, a proposito del Jobs act, è convinto che «non si debba buttare il bambino con l’acqua sporca» e pone l’accento sulla priorità di altre battaglie del Pd, come quella sul salario minimo. Però non intende polemizzare con la segretaria in questa fase. «E forse mai», commenta un esponente della sua corrente. Del resto, sono in diversi nella minoranza a non essere d’accordo con la segretaria. Dice Pina Picierno: «Io non firmerò perché l’effetto del referendum sarebbe tornare alla Fornero e sul reintegro è già intervenuta la Consulta. Il lavoro è a rischio, ma non certo per la disciplina sul licenziamento».

     

    Anche Giorgio Gori non firmerà: «Sembra una cosa coerente con la storia politica di Schlein. Siccome firmare sarebbe totalmente incoerente con la mia storia politica, io sicuramente non firmerò. Penso che il Jobs act non abbia in alcun modo aumentato la precarietà che anzi è diminuita negli ultimi dieci anni». Un no secco alla firma da parte di Lia Quartapelle. Dario Nardella, invece, essendosi avvicinato a Schlein (e allontanatosi da Bonaccini) lascia uno spiraglio aperto: «Firmare? Ci sto pensando». 

     

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    2 - QUELLA FIRMA È UN ERRORE DELLA SEGRETARIA

    Marcello Sorgi per “la Stampa” - Estratti

     

    landini schlein landini schlein

    Dibattito aperto, soprattutto nel Pd, sulla scelta della segretaria Schlein di firmare per il referendum sul Jobs act proposto dal leader della Cgil Landini. Ci ha pensato su, ma poi quando ha visto che Conte ha firmato, s'è accodata, con l'argomento che l'abolizione della riforma introdotta da Renzi (che ha subito protestato) era nel programma con cui ha conquistato la segreteria alle primarie. Contraria ovviamente l'area riformista del Pd, da Guerini a Del Rio, e in parte la corrente del presidente del partito e candidato all'Europarlamento, Bonaccini.

     

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    Prima di decidere di firmare sarebbe stato opportuno riflettere sulla storia recente dei referendum: una grande conquista democratica, che ha segnato l'introduzione dei diritti civili dal divorzio all'aborto in poi, successivamente appassita per varie cause, che richiederebbero forse una riforma di questo genere di consultazioni.

     

    elly schlein stefano bonaccini - manifestazione piazza del popolo elly schlein stefano bonaccini - manifestazione piazza del popolo

    Nello specifico, con tutto il rispetto della Cgil, dei 5 stelle e del Pd, e della loro capacità di mobilitazione, il referendum, che magari raccoglierà le 500 mila firme necessarie per sottoporre la proposta alla Cassazione e alla Corte costituzionale, difficilmente, per non dire quasi certamente, otterrà il 50 per cento più uno degli elettori, livello di partecipazione indispensabile per la validità del voto.

     

    Basta ripercorrere i dati di affluenza delle ultime elezioni, in cui fra l'altro a muoversi sono tutti i partiti e non solo quelli di sinistra. Inoltre i centristi si schiereranno quasi certamente con il centrodestra e contro il "sì" all'abrogazione chiesto da Landini. In altre parole Schlein, firmando, s'è comperata un'altra sconfitta. Non ne aveva certo bisogno.

    bonaccini schlein bonaccini schlein

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