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    “NON HO NULLA DA OFFRIRE SE NON SANGUE, FATICA, LACRIME E SUDORE” – NON SEMPRE VERBA VOLANT. RIDATE UN’OCCHIATA AI SEI DISCORSI EPICI CHE HANNO SEGNATO IL ’900: DA QUELLO DEL 1940 DI WINSTON CHURCHILL PER CHIEDERE LA FIDUCIA DOPO AVER SOSTITUITO CHAMBERLAIN, ALLE STORICHE PAROLE DI JOHN KENNEDY NEL 1963, DUE ANNI DOPO LA COSTRUZIONE DEL MURO DI BERLINO – FIDEL CASTRO NEL 1953: “PER I MIEI COMPAGNI MORTI NON CHIEDO VENDETTA. DATO CHE LE LORO VITE NON AVEVANO PREZZO, NON POTREBBERO PAGARLA CON LA LORO TUTTI I CRIMINALI MESSI INSIEME…”


     
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    Andrea Greco per “Oggi”

     

    john kennedy john kennedy

    Sono state le parole a scandire l’ultimo secolo. Parole che hanno rincuorato e unito intere nazioni contro l’aggressore, o segnato la fine di una tirannia, o attirato l’attenzione di tutti su una ingiustizia. Tra mille discorsi meritevoli, ne abbiamo scelti sei.

     

    Winston Churchill Dopo aver sostituito Chamberlain, il 13 maggio 1940 Winston Churchill chiese la fiducia con un discorso duro e coraggioso e ottenne l’unanimità. «Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo davanti a noi un calvario del tipo più grave. Abbiamo davanti a noi molti, molti lunghi mesi di lotta e di sofferenza. Voi domandate, qual è la nostra politica? Vi dirò: è fare la guerra, per mare, terra e cielo, con tutta la nostra potenza e con tutta la forza che Dio può darci; fare la guerra contro una mostruosa tirannia, mai superata nell’oscuro deplorevole elenco dei crimini umani. Voi domandate, qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una sola parola: la vittoria. La vittoria a tutti i costi. La vittoria nonostante tutto il terrore. La vittoria, per quanto lunga e difficile la strada possa essere, perché senza la vittoria non c’è sopravvivenza».

    fidel castro fidel castro

     

    Fidel Castro Il 16 ottobre 1953, durante il processo per l’assalto armato alla caserma della Moncada, Castro trasformò la sua difesa in un atto d’accusa contro il presidente golpista di Fulgenzio Batista e concluse la sua arringa così: «Per i miei compagni morti non chiedo vendetta. Dato che le loro vite non avevano prezzo, non potrebbero pagarla con la loro tutti i criminali messi insieme. Non è con il sangue che si può pagare la vita dei giovani che morirono per il bene di un popolo; la felicità di questo popolo è l’unico prezzo degno che si può pagare per quelle vite… In quanto a me so che il carcere sarà duro come non lo è mai stato per nessuno, pieno di minacce, di vile e codardo rancore, però non lo temo... Condannatemi. Non importa. La storia mi assolverà».

    eleanor roosvelt eleanor roosvelt

     

    Eleanor Roosvelt Il 27 marzo 1958, nel decimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, espresse la sua visione parlando all’Onu. «Dove iniziano i diritti umani universali? In piccoli posti vicino casa, così vicini e così piccoli che essi non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. Ma essi sono il mondo di ogni singola persona; il quartiere dove si vive, la scuola frequentata, la fabbrica, fattoria o ufficio dove si lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cercano uguale giustizia, uguali opportunità, eguale dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non hanno significato lì, hanno poco significato da altre parti».

     

    John Kennedy Nel 1963, due anni dopo la costruzione del muro che divise la città, John Kennedy a Berlino pronunciò il suo discorso più celebre. «Duemila anni fa, il più grande orgoglio era dire “civis Romanus sum”. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire “Ich bin ein Berliner”. Ci sono molte persone al mondo che non capiscono, o che dicono di non capire, quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista. Che vengano a Berlino… La libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero».

     

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    Nelson Mandela Dopo 27 anni di prigionia, l’elezione di Mandela e il celebre discorso del 1994 a Pretoria segnano la fine dell’apartheid. «Costruiremo una società in cui tutti i sudafricani, bianchi e neri, saranno in grado di camminare a testa alta, senza alcun timore nei loro cuori, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana. Una nazione arcobaleno in pace con se stessa e il mondo».

     

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    Malala Yousafzai Il 12 luglio 2013, giorno del suo sedicesimo compleanno, Malala Yousafzai commosse il mondo parlando all’Onu. «Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato... Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. E i miei sogni sono gli stessi… Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo le tenebre.

     

    winston churchill winston churchill

    Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere... abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi... Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa... Ricordo che c’era un ragazzo della nostra scuola a cui un giornalista chiese: “Perché i talebani sono contro l’educazione dei ragazzi?”. Lui rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e disse: “I talebani non sanno che cosa c’è scritto in questo libro”» .

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